Paolo Reviglio (Torino 1884-Asmara 1967) fece parte del gruppo di giovani ingegneri che nel 1911 affiancarono l’ing. Odoardo Cavagnari (1868–1920) nella costituzione dell’Ufficio del Genio Civile di Asmara, finalizzato alla concretizzazione del programma di “messa in valore” della Colonia Eritrea. Le opere cui l’Ufficio doveva far fronte erano di natura molto varia e includevano, tra le altre cose, bonifiche agrarie, lavori portuali, acquedotti, opere edilizie e piani regolatori; gli ingegneri chiamati da Cavagnari dovevano quindi essere molto versatili, e tale dovette risultare Reviglio, che, concluso il suo incarico presso il Genio Civile, rimase in Eritrea, dove alternò la libera professione a ruoli di responsabilità presso vari Uffici Tecnici, passando da incarichi come la ricostruzione di Massawa dopo il sisma del 1921 alla direzione dei lavori delle opere murarie della teleferica Massawa-Asmara nel 1935, alla progettazione di diverse dighe. Continuò a lavorare in Eritrea anche dopo il 1941, costituendo con la sua esperienza professionale un significativo elemento di continuità nella gestione del territorio durante l’Amministrazione Militare Britannica e la successiva Federazione Etiopica. Attraverso i documenti tecnici del suo archivio personale, è possibile ricostruire non solo una parte poco nota della storia del patrimonio costruito dell’Eritrea della prima metà del Novecento, ma anche attingere ad un enorme corpus di conoscenze formato in circa cinquant’anni di attività sul campo, che aveva portato Reviglio a una comprensione profonda della realtà eritrea. Gli errori compiuti dai primi ingegneri italiani che operarono in colonia a fine Ottocento, dovuti alla complessità di una realtà fisica mutevole e difficile da decifrare, avvalorano l’interesse per biografie professionali come quella di Reviglio, che costituisce un caso esemplare di adattamento dei saperi delle scuole politecniche italiane alla conoscenza tecnica di un contesto, come quello eritreo, del quale andavano osservati i fenomeni e definiti gli specifici parametri.
Paolo Reviglio, Ingegnere. i saperi politecnici trasferiti nella Colonia Eritrea di inizio Novecento
N. Cattaneo
2022-01-01
Abstract
Paolo Reviglio (Torino 1884-Asmara 1967) fece parte del gruppo di giovani ingegneri che nel 1911 affiancarono l’ing. Odoardo Cavagnari (1868–1920) nella costituzione dell’Ufficio del Genio Civile di Asmara, finalizzato alla concretizzazione del programma di “messa in valore” della Colonia Eritrea. Le opere cui l’Ufficio doveva far fronte erano di natura molto varia e includevano, tra le altre cose, bonifiche agrarie, lavori portuali, acquedotti, opere edilizie e piani regolatori; gli ingegneri chiamati da Cavagnari dovevano quindi essere molto versatili, e tale dovette risultare Reviglio, che, concluso il suo incarico presso il Genio Civile, rimase in Eritrea, dove alternò la libera professione a ruoli di responsabilità presso vari Uffici Tecnici, passando da incarichi come la ricostruzione di Massawa dopo il sisma del 1921 alla direzione dei lavori delle opere murarie della teleferica Massawa-Asmara nel 1935, alla progettazione di diverse dighe. Continuò a lavorare in Eritrea anche dopo il 1941, costituendo con la sua esperienza professionale un significativo elemento di continuità nella gestione del territorio durante l’Amministrazione Militare Britannica e la successiva Federazione Etiopica. Attraverso i documenti tecnici del suo archivio personale, è possibile ricostruire non solo una parte poco nota della storia del patrimonio costruito dell’Eritrea della prima metà del Novecento, ma anche attingere ad un enorme corpus di conoscenze formato in circa cinquant’anni di attività sul campo, che aveva portato Reviglio a una comprensione profonda della realtà eritrea. Gli errori compiuti dai primi ingegneri italiani che operarono in colonia a fine Ottocento, dovuti alla complessità di una realtà fisica mutevole e difficile da decifrare, avvalorano l’interesse per biografie professionali come quella di Reviglio, che costituisce un caso esemplare di adattamento dei saperi delle scuole politecniche italiane alla conoscenza tecnica di un contesto, come quello eritreo, del quale andavano osservati i fenomeni e definiti gli specifici parametri.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.