Il caso indagato consente di riflettere sul tema, in Italia ancora poco visibile, dell’integrazione di misure sulla resilienza urbana nelle politiche e negli strumenti pianificatori locali, e sul rinnovato ruolo che può assumere lo spazio pubblico nella condizione attuale della città, rispetto ai temi dell’adattamento ai cambiamenti climatici. L’occasione è offerta dalla particolarità del sito preso in esame, gli ex stabilimenti produttivi Zari a Bovisio Masciago, un comune della Brianza centrale posto lungo il torrente Seveso. Nel corso della storia, dall’essere centro produttivo nevralgico e simbolo della città, le fabbriche diventano un brownfield, una enclave inaccessibile nel cuore della città. Il nuovo parco Zari 2.0 è stato pensato come una nuova infrastruttura verde e blu il cui profilo è definito da tre principali scelte. La prima mira, seppur in un contesto di radicale trasformazione, alla ridefinizione del rapporto tra i nuovi spazi pubblici e alcune specifiche preesistenze di archeologia industriale, simboli della memoria collettiva. La seconda, prevede il ripensamento del sistema dell’accessibilità al comparto rispetto alle vecchie previsioni urbanistiche: evitando la realizzazione di una nuova viabilità e il conseguente ritorno dell’auto al centro dell’area viene mantenuta integra la continuità dello spazio pubblico e qualificato il suo rapporto con gli spazi privati. La terza scelta riguarda la gestione delle acque meteoriche e il drenaggio urbano che è allo stesso tempo un vincolo, definito dal nuovo regolamento regionale sul rispetto del principio di invarianza idraulica e idrologica, e una risorsa per immaginare spazi pubblici più capaci di sperimentare un loro adattamento ai cambiamenti climatici.

Verso nuove capacità dello spazio pubblico. Il caso “Zari 2.0” a Bovisio Masciago

chiara nifosì;
2020-01-01

Abstract

Il caso indagato consente di riflettere sul tema, in Italia ancora poco visibile, dell’integrazione di misure sulla resilienza urbana nelle politiche e negli strumenti pianificatori locali, e sul rinnovato ruolo che può assumere lo spazio pubblico nella condizione attuale della città, rispetto ai temi dell’adattamento ai cambiamenti climatici. L’occasione è offerta dalla particolarità del sito preso in esame, gli ex stabilimenti produttivi Zari a Bovisio Masciago, un comune della Brianza centrale posto lungo il torrente Seveso. Nel corso della storia, dall’essere centro produttivo nevralgico e simbolo della città, le fabbriche diventano un brownfield, una enclave inaccessibile nel cuore della città. Il nuovo parco Zari 2.0 è stato pensato come una nuova infrastruttura verde e blu il cui profilo è definito da tre principali scelte. La prima mira, seppur in un contesto di radicale trasformazione, alla ridefinizione del rapporto tra i nuovi spazi pubblici e alcune specifiche preesistenze di archeologia industriale, simboli della memoria collettiva. La seconda, prevede il ripensamento del sistema dell’accessibilità al comparto rispetto alle vecchie previsioni urbanistiche: evitando la realizzazione di una nuova viabilità e il conseguente ritorno dell’auto al centro dell’area viene mantenuta integra la continuità dello spazio pubblico e qualificato il suo rapporto con gli spazi privati. La terza scelta riguarda la gestione delle acque meteoriche e il drenaggio urbano che è allo stesso tempo un vincolo, definito dal nuovo regolamento regionale sul rispetto del principio di invarianza idraulica e idrologica, e una risorsa per immaginare spazi pubblici più capaci di sperimentare un loro adattamento ai cambiamenti climatici.
2020
urban renewal, public spaces, climate change
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