Winckelmann chiamò se stesso il “prussiano fatto romano” (Fig. 1). Acquisì una certa riluttanza ad allontanarsi dal Tevere, la conoscenza di qualche termine romanesco come “stradello” o “bardascio”, ma rimase sostanzialmente il maestro di Seehausen e il bibliotecario di Nöthnitz: un uomo solo davanti a una foresta di settantamila statue o davanti a una parete di trentamila volumi, quelli del cardinal Passionei, che lo portò dalla Sassonia a Roma dopo la conversione…
Osservazioni dalla mostra Il Tesoro di Antichità (Musei Capitolini, 7/12/2017 - 22/4/2018) e dalla mostra Winckelmann a Milano (Biblioteca Braidense 2/10/2017 - 11/11/2017)
PANZA P
2019-01-01
Abstract
Winckelmann chiamò se stesso il “prussiano fatto romano” (Fig. 1). Acquisì una certa riluttanza ad allontanarsi dal Tevere, la conoscenza di qualche termine romanesco come “stradello” o “bardascio”, ma rimase sostanzialmente il maestro di Seehausen e il bibliotecario di Nöthnitz: un uomo solo davanti a una foresta di settantamila statue o davanti a una parete di trentamila volumi, quelli del cardinal Passionei, che lo portò dalla Sassonia a Roma dopo la conversione…File in questo prodotto:
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