Il contributo riflette sul rilievo storico-critico di alcune opere di Pietro Lingeri, architetto lariano la cui fama è associata da sempre a quella di Giuseppe Terragni, a testimonianza di una sezione importante dell’architettura italiana tra il 1920 e il 1940. Entro il breve intervallo temporale citato, infatti, tali opere paiono delineare una sequenza di ‘tappe’ fondamentali nell’evoluzione artistica e architettonica del Maestro comacino, non solo perché situate in un arco spaziale molto breve, ma anche in ragione delle differenti accentuazioni architettoniche, distributive ed espressive introdotte ogni volta dallo stesso autore, pur nella costanza dei caratteri ambientali circostanti. Le opere, (Villa Silvestri, Villa Leoni ed Amila) vengono esplorate attraverso 3 livelli principali, corrispondenti alle tre articolazioni dello scritto: ‘La soglia e il limite’, che riflette sul rapporto tra interno ed esterno, dentro e fuori, architettura e contesto, cogliendo la differente correlazione che l’approccio instaura ogni volta con il sito, secondo procedimenti sintetici che si rivelano ora per continuità, ora per stratificazione, ora infine per ‘distanza’, scarto, discontinuità rispetto al luogo di appartenenza. ‘Il muro e il diaframma’, che orienta lo sguardo sulla composizione formale dei diversi materiali ogni volta messi in gioco, segnalando i differenti livelli dei piani dimensionali, della successione degli elementi architettonici, della relazione tra le masse volumetriche, che rivelano la diversa l’attenzione del Maestro alla tensione tra gli elementi architettonici e la scala dimensionale appropriata. ‘Dissonanze compositive’, che marca maggiormente il discostamento linguistico delle case sull’isola Comacina, tra i capolavori di Pietro Lingeri, che a partire da evidenti tracce lecorbuseriane, rielaborano in modo autonomo alcuni temi legati alla tipologia della casa unifamiliare, in rapporto all’espressività linguistica dei materiali, alla conformità costruttiva delle superfici, alla evidenza tecnica delle membrature strutturali e dei materiali grezzi adottati. Chiude lo scritto una riflessione su alcune opere costruite in contesti più lontani (‘altre acque’), significative per confronto e comparazione dialettica con le precedenti: la Villa Valdameri a Portofino, dove il rapporto con il sito privilegia il contrappunto con l’ambiente circostante e villa Bellorini a Stresa, dove Lingeri, alla fine degli anni ‘40, adotta un linguaggio dalle ‘linee’ ormai internazionali, autonomamente riconfigurate però da una reinterpretazione personale dell’operare architettonico che sfociò, come affermò in seguito Sartoris, “in opere di una bellezza quasi irraggiungibile”.

Sequenze lariane

Guya Maria Grazia Bertelli
2021-01-01

Abstract

Il contributo riflette sul rilievo storico-critico di alcune opere di Pietro Lingeri, architetto lariano la cui fama è associata da sempre a quella di Giuseppe Terragni, a testimonianza di una sezione importante dell’architettura italiana tra il 1920 e il 1940. Entro il breve intervallo temporale citato, infatti, tali opere paiono delineare una sequenza di ‘tappe’ fondamentali nell’evoluzione artistica e architettonica del Maestro comacino, non solo perché situate in un arco spaziale molto breve, ma anche in ragione delle differenti accentuazioni architettoniche, distributive ed espressive introdotte ogni volta dallo stesso autore, pur nella costanza dei caratteri ambientali circostanti. Le opere, (Villa Silvestri, Villa Leoni ed Amila) vengono esplorate attraverso 3 livelli principali, corrispondenti alle tre articolazioni dello scritto: ‘La soglia e il limite’, che riflette sul rapporto tra interno ed esterno, dentro e fuori, architettura e contesto, cogliendo la differente correlazione che l’approccio instaura ogni volta con il sito, secondo procedimenti sintetici che si rivelano ora per continuità, ora per stratificazione, ora infine per ‘distanza’, scarto, discontinuità rispetto al luogo di appartenenza. ‘Il muro e il diaframma’, che orienta lo sguardo sulla composizione formale dei diversi materiali ogni volta messi in gioco, segnalando i differenti livelli dei piani dimensionali, della successione degli elementi architettonici, della relazione tra le masse volumetriche, che rivelano la diversa l’attenzione del Maestro alla tensione tra gli elementi architettonici e la scala dimensionale appropriata. ‘Dissonanze compositive’, che marca maggiormente il discostamento linguistico delle case sull’isola Comacina, tra i capolavori di Pietro Lingeri, che a partire da evidenti tracce lecorbuseriane, rielaborano in modo autonomo alcuni temi legati alla tipologia della casa unifamiliare, in rapporto all’espressività linguistica dei materiali, alla conformità costruttiva delle superfici, alla evidenza tecnica delle membrature strutturali e dei materiali grezzi adottati. Chiude lo scritto una riflessione su alcune opere costruite in contesti più lontani (‘altre acque’), significative per confronto e comparazione dialettica con le precedenti: la Villa Valdameri a Portofino, dove il rapporto con il sito privilegia il contrappunto con l’ambiente circostante e villa Bellorini a Stresa, dove Lingeri, alla fine degli anni ‘40, adotta un linguaggio dalle ‘linee’ ormai internazionali, autonomamente riconfigurate però da una reinterpretazione personale dell’operare architettonico che sfociò, come affermò in seguito Sartoris, “in opere di una bellezza quasi irraggiungibile”.
2021
PIETRO LINGERI. Astrazione e costruzione / Abstraction and construction
9788892821415
Moderno, Villa, Soglia, Limite, Muro, Diaframma, Composizione, Linguaggio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1193634
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