Il passaggio ad un’economia circolare è posto al centro della politica europea dei rifiuti, e implica l’esigenza di contemperare la tutela ambientale con i principi di un mercato aperto e in libera concorrenza. Tale politica presuppone l’attivazione sinergica di tutte le misure di carattere giuridico ed economico che possono influenzare la dimensione del prodotto, sin dalla progettazione, introducendo un insieme di incentivi in grado di orientare il mercato verso soluzioni più sostenibili. L’uso degli strumenti economici e fiscali svolge un ruolo strategico per ridurre il consumo di risorse vergini e incrementare il riciclo e il riuso. La trasformazione dei rifiuti in risorse è il primo passo per realizzare un sistema circolare, basato sull’autorigenerazione. Un elemento cruciale per innescare tale processo è la definizione di un quadro di regole solido e chiaro, tuttavia, la linea di demarcazione tra rifiuto e non rifiuto è troppo spesso sfocata e carica di incertezze, con gravi ripercussioni sull’evoluzione del mercato del riciclaggio e sugli investimenti. Il terzo capitolo si incentra sul principio di responsabilità nella gestione dei rifiuti ed esamina, anche in via comparativa, i sistemi di EPR (“Extended producer responsability”), quali strumenti economici che operano sul duplice piano dell’internalizzazione dei “costi esterni” derivanti dagli impatti negativi del prodotto sulla salute e sull’ambiente, e dell’incentivazione di misure volte a minimizzare i pesi ambientali associati all’attività produttiva (prevenzione, progettazione ecocompatibile, valutazione del ciclo di vita, ecc.). Nel contesto normativo italiano, i principi di responsabilità estesa del produttore sono stati applicati per lo più secondo un modello di organizzazione collettiva, attraverso l’istituzione di consorzi per la gestione di specifici flussi di rifiuti (quali le batterie al piombo esauste e rifiuti piombosi, gli oli minerali usati, gli oli e i grassi vegetali ed animali esausti, i rifiuti dei beni in polietilene, le sostanze lesive per l’ozono strato-sferico e l’ambiente, gli imballaggi, i veicoli fuori uso), nei settori assoggettati a specifici obblighi per il raggiungimento di obiettivi di recupero e riciclaggio fissati al livello europeo. La figura del consorzio è diventata oggetto di rinnovato interesse in tale ambito e ha assunto connotazioni che riflettono un processo di ibridazione tra pubblico e privato, tipico dell’evoluzione del diritto amministrativo, con una sovrapposizione che non può tradursi in definitiva nella prevalenza del regime pubblicistico su quello privato, ma spiega la presenza di prescrizioni o direttive di funzionalizzazione del soggetto, in considerazione dei valori collettivi e ambientali connessi alle attività svolte dai consorzi nel settore dei rifiuti. Lo sviluppo di sistemi alternativi a quello consortile risulta tuttavia limitato e sussistono ancora numerosi ostacoli al raggiungimento di un assetto di mercato effettivamente competitivo e pluralista, in grado di promuovere l’efficienza allocativa e la valorizzazione dei prodotti ottenuti dal riciclo. Tali aspetti appaiono visibili in diversi settori, e in particolare nell’ambito della gestione dei rifiuti da imballaggio. Il settore degli oli esausti rappresenta un esempio virtuoso di applicazione del modello di EPR, quello degli oli esausti. Il quadro normativo in cui si inscrive la gestione degli oli esausti appare tuttavia connotato da una significativa carenza di coordinamento tra norme primarie e secondarie, nella successione di leggi nel tempo, che alimenta correlative incertezze sul piano della normativa tecnica applicabile in concreto. Il volume si conclude con una riflessione sulle prospettive della blue economy, su un orizzonte che non si limita al campo dei rifiuti ma implica un ripensamento delle strutture organizzative socioeconomiche dello stato.
Rifiuti e mercato nell'economia circolare
Iacovelli Danila
2021-01-01
Abstract
Il passaggio ad un’economia circolare è posto al centro della politica europea dei rifiuti, e implica l’esigenza di contemperare la tutela ambientale con i principi di un mercato aperto e in libera concorrenza. Tale politica presuppone l’attivazione sinergica di tutte le misure di carattere giuridico ed economico che possono influenzare la dimensione del prodotto, sin dalla progettazione, introducendo un insieme di incentivi in grado di orientare il mercato verso soluzioni più sostenibili. L’uso degli strumenti economici e fiscali svolge un ruolo strategico per ridurre il consumo di risorse vergini e incrementare il riciclo e il riuso. La trasformazione dei rifiuti in risorse è il primo passo per realizzare un sistema circolare, basato sull’autorigenerazione. Un elemento cruciale per innescare tale processo è la definizione di un quadro di regole solido e chiaro, tuttavia, la linea di demarcazione tra rifiuto e non rifiuto è troppo spesso sfocata e carica di incertezze, con gravi ripercussioni sull’evoluzione del mercato del riciclaggio e sugli investimenti. Il terzo capitolo si incentra sul principio di responsabilità nella gestione dei rifiuti ed esamina, anche in via comparativa, i sistemi di EPR (“Extended producer responsability”), quali strumenti economici che operano sul duplice piano dell’internalizzazione dei “costi esterni” derivanti dagli impatti negativi del prodotto sulla salute e sull’ambiente, e dell’incentivazione di misure volte a minimizzare i pesi ambientali associati all’attività produttiva (prevenzione, progettazione ecocompatibile, valutazione del ciclo di vita, ecc.). Nel contesto normativo italiano, i principi di responsabilità estesa del produttore sono stati applicati per lo più secondo un modello di organizzazione collettiva, attraverso l’istituzione di consorzi per la gestione di specifici flussi di rifiuti (quali le batterie al piombo esauste e rifiuti piombosi, gli oli minerali usati, gli oli e i grassi vegetali ed animali esausti, i rifiuti dei beni in polietilene, le sostanze lesive per l’ozono strato-sferico e l’ambiente, gli imballaggi, i veicoli fuori uso), nei settori assoggettati a specifici obblighi per il raggiungimento di obiettivi di recupero e riciclaggio fissati al livello europeo. La figura del consorzio è diventata oggetto di rinnovato interesse in tale ambito e ha assunto connotazioni che riflettono un processo di ibridazione tra pubblico e privato, tipico dell’evoluzione del diritto amministrativo, con una sovrapposizione che non può tradursi in definitiva nella prevalenza del regime pubblicistico su quello privato, ma spiega la presenza di prescrizioni o direttive di funzionalizzazione del soggetto, in considerazione dei valori collettivi e ambientali connessi alle attività svolte dai consorzi nel settore dei rifiuti. Lo sviluppo di sistemi alternativi a quello consortile risulta tuttavia limitato e sussistono ancora numerosi ostacoli al raggiungimento di un assetto di mercato effettivamente competitivo e pluralista, in grado di promuovere l’efficienza allocativa e la valorizzazione dei prodotti ottenuti dal riciclo. Tali aspetti appaiono visibili in diversi settori, e in particolare nell’ambito della gestione dei rifiuti da imballaggio. Il settore degli oli esausti rappresenta un esempio virtuoso di applicazione del modello di EPR, quello degli oli esausti. Il quadro normativo in cui si inscrive la gestione degli oli esausti appare tuttavia connotato da una significativa carenza di coordinamento tra norme primarie e secondarie, nella successione di leggi nel tempo, che alimenta correlative incertezze sul piano della normativa tecnica applicabile in concreto. Il volume si conclude con una riflessione sulle prospettive della blue economy, su un orizzonte che non si limita al campo dei rifiuti ma implica un ripensamento delle strutture organizzative socioeconomiche dello stato.File | Dimensione | Formato | |
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