In questo capitolo viene proposta una riflessione sul ruolo che, oggi, i sistemi di trasporto posso svolgere per migliorare le condizioni di marginalità e in alcuni casi di degrado delle periferie urbane. In un contesto in cui il modello di sviluppo territoriale dominante è quello policentrico, che individua una gerarchia di centri (poli) con vocazioni funzionali diverse tra loro connessi, il concetto di “perifericità”, acquista un significato diverso da quello tradizionale. Il territorio metropolitano si caratterizza per un elevato numero di spostamenti che disegnano nello spazio anche “corde” ed “archi”, oltre ai raggi concentrici verso un unico centro urbano dominante, modello che ha caratterizzato la mobilità nelle aree urbane in passato. La questione impatta fortemente sui sistemi di trasporto, storicamente impostati secondo schemi "a raggiera", con strade e linee di autobus e/o metropolitane “centripete”, che collegano le aree più esterne (non necessariamente “periferiche” in senso negativo) ad un centro che quindi finisce con l’essere sempre meno l’unico attrattore di spostamenti e incubatore di attività. In quest’ottica, ha ancora senso parlare di “centro” e “perifieria” nelle nostre città, o è necessario parlare di "più centri" e di agglomerati urbani con diverse caratteristiche di abitabilità? Quali sono le caratteristiche dei sistemi di mobilità che consentano di conciliare espansione e vivibilità in una città policentrica, e quali strumenti potranno indirizzare la crescita verso modelli sostenibili e socialmente desiderabili?
La mobilità come fattore abilitante per trasformare le condizioni di perifericità.
Coppola P;
2019-01-01
Abstract
In questo capitolo viene proposta una riflessione sul ruolo che, oggi, i sistemi di trasporto posso svolgere per migliorare le condizioni di marginalità e in alcuni casi di degrado delle periferie urbane. In un contesto in cui il modello di sviluppo territoriale dominante è quello policentrico, che individua una gerarchia di centri (poli) con vocazioni funzionali diverse tra loro connessi, il concetto di “perifericità”, acquista un significato diverso da quello tradizionale. Il territorio metropolitano si caratterizza per un elevato numero di spostamenti che disegnano nello spazio anche “corde” ed “archi”, oltre ai raggi concentrici verso un unico centro urbano dominante, modello che ha caratterizzato la mobilità nelle aree urbane in passato. La questione impatta fortemente sui sistemi di trasporto, storicamente impostati secondo schemi "a raggiera", con strade e linee di autobus e/o metropolitane “centripete”, che collegano le aree più esterne (non necessariamente “periferiche” in senso negativo) ad un centro che quindi finisce con l’essere sempre meno l’unico attrattore di spostamenti e incubatore di attività. In quest’ottica, ha ancora senso parlare di “centro” e “perifieria” nelle nostre città, o è necessario parlare di "più centri" e di agglomerati urbani con diverse caratteristiche di abitabilità? Quali sono le caratteristiche dei sistemi di mobilità che consentano di conciliare espansione e vivibilità in una città policentrica, e quali strumenti potranno indirizzare la crescita verso modelli sostenibili e socialmente desiderabili?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.