La prima immagine fotografica della storia è una fotografia di paesaggio. Si tratta di una ‘eliografia’ su lastra di peltro e bitume, ottenuta nel 1826 o 1827 da Joseph-Nicéphore Niépce, un gentiluomo francese di provincia con la passione per la tecnica e le invenzioni. Quasi tutti i manuali di storia della fotografia pubblicati dopo il 1952, anno del suo ritrovamento, si aprono con questa veduta dalla casa di famiglia a Saint-Loup-de Varennes, con il titolo Point de vue. La paternità di questa immagine è stata a lungo in discussione, perché i tentativi di riprodurla fallivano davanti all’impossibilità di trovare un punto di vista che le corrispondesse da una delle finestre della casa. Si scoprì poi che la finestra era stata spostata durante una ristrutturazione e l’immagine corrisponde effettivamente alla vista che si godeva dalla precedente apertura. Per questo, oggi è impossibile effettuare uno scatto di raffronto. Secondo Susan Sontag: “Le fotografie sono preziose perché danno informa-zioni. Dicono cosa c’è, fanno un inventario. Per le spie, i meteorologi, i conduttori di inchieste, gli archeologi e gli altri informatori professionisti, esse hanno un valore incalcolabile” (Sontag, 2004:20-21). Il loro valore do-cumentario si basa sul fatto che le immagini possano essere conservate e osservate in un momento diverso da quello in cui sono state scattate (Brunetta, Minici Zotti, 2014), confrontando lo stato in cui il soggetto si trovava quando fu immortalato, quello attuale, e uno o più stati futuri. A partire dal celebre prologo di Point de vue, le pagine seguenti propongono una riflessione sulla fotografia come strumento di documentazione, il suo rapporto con la memoria e la pratica del foto-raffronto.

Fotografia, patrimonio, paesaggio. Tra inventario e raffronto

del curto d
2021-01-01

Abstract

La prima immagine fotografica della storia è una fotografia di paesaggio. Si tratta di una ‘eliografia’ su lastra di peltro e bitume, ottenuta nel 1826 o 1827 da Joseph-Nicéphore Niépce, un gentiluomo francese di provincia con la passione per la tecnica e le invenzioni. Quasi tutti i manuali di storia della fotografia pubblicati dopo il 1952, anno del suo ritrovamento, si aprono con questa veduta dalla casa di famiglia a Saint-Loup-de Varennes, con il titolo Point de vue. La paternità di questa immagine è stata a lungo in discussione, perché i tentativi di riprodurla fallivano davanti all’impossibilità di trovare un punto di vista che le corrispondesse da una delle finestre della casa. Si scoprì poi che la finestra era stata spostata durante una ristrutturazione e l’immagine corrisponde effettivamente alla vista che si godeva dalla precedente apertura. Per questo, oggi è impossibile effettuare uno scatto di raffronto. Secondo Susan Sontag: “Le fotografie sono preziose perché danno informa-zioni. Dicono cosa c’è, fanno un inventario. Per le spie, i meteorologi, i conduttori di inchieste, gli archeologi e gli altri informatori professionisti, esse hanno un valore incalcolabile” (Sontag, 2004:20-21). Il loro valore do-cumentario si basa sul fatto che le immagini possano essere conservate e osservate in un momento diverso da quello in cui sono state scattate (Brunetta, Minici Zotti, 2014), confrontando lo stato in cui il soggetto si trovava quando fu immortalato, quello attuale, e uno o più stati futuri. A partire dal celebre prologo di Point de vue, le pagine seguenti propongono una riflessione sulla fotografia come strumento di documentazione, il suo rapporto con la memoria e la pratica del foto-raffronto.
2021
Ricerche e fotografia di paesaggio in Lombardia. Indagini sulle fragilità territoriali
9788836646418
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