L a prosperità delle città… un tema di non facile approccio nel momento storico che stiamo vivendo, pervasivamente dominato dall’emergenza COVID-19. Il sostantivo “prosperità”, di origine latina, ha una radice che esprime il senso di “ab - bondanza” e dell’“essere !orente”, non però nell’ottica statica dell’oggi, ma – grazie al pre !sso “pro”, “avanti” – con verso dinamico orientato al futuro. La città è uno dei luoghi che, più di ogni altro, esprime in modo !sico e strutturale l’esigenza e la ricerca umana della vicinanza, che, al contempo, è valore e opportunità. Così, nei secoli, le persone, raccolte nelle città, si sono difese meglio dalle minacce esterne, hanno condiviso risorse, specializzato le proprie competenze ponendole alla base delle attività di scambio e del proprio sostentamento, trovato luoghi dove a "nare, esprimere e condividere la propria arte, le proprie emozioni e le proprie idee. La vicinanza e l’incontro e, dunque, l’interazione tra individui, sono stati il presupposto ineludibile a "nché ciò avve - nisse. La città ha moltiplicato vertiginosamente, in quantità e qualità, le opportunità di interazione e, in questo modo, ha costituito una grande “macchina acceleratrice” della vita degli individui. Con la rivoluzione industriale le città hanno intrapreso un percorso di crescita vorticoso. Questa pro - segue ancora oggi, anche se, con la globalizzazione, alla testa del gruppo le città del mondo occidentale sono destinate ad essere sostituite da megalopoli dei paesi in via di sviluppo. Non vi sono dubbi circa il fatto che negli ultimi duecentocinquanta anni il fattore che più ha trainato la crescita delle città sia stato quello della produzione economica. Questo ha attratto e continua ad attrarre nuove generazioni alla ricerca di opportunità per il proprio futuro. “A Milàn gh’é ‘l pan” recita un detto lombardo, che è al tempo stesso il riconoscimento della “grande” città come luogo di opportunità e orizzonte di speranza, ma anche un pensiero malinconico per i giovani che devono allontanarsi dalle proprie radici per un luogo che possa favorire la tranquillità economica per sé e per la propria famiglia.

"Non c'è sviluppo senza inclusione"

Gabriele Pasqui
2020-01-01

Abstract

L a prosperità delle città… un tema di non facile approccio nel momento storico che stiamo vivendo, pervasivamente dominato dall’emergenza COVID-19. Il sostantivo “prosperità”, di origine latina, ha una radice che esprime il senso di “ab - bondanza” e dell’“essere !orente”, non però nell’ottica statica dell’oggi, ma – grazie al pre !sso “pro”, “avanti” – con verso dinamico orientato al futuro. La città è uno dei luoghi che, più di ogni altro, esprime in modo !sico e strutturale l’esigenza e la ricerca umana della vicinanza, che, al contempo, è valore e opportunità. Così, nei secoli, le persone, raccolte nelle città, si sono difese meglio dalle minacce esterne, hanno condiviso risorse, specializzato le proprie competenze ponendole alla base delle attività di scambio e del proprio sostentamento, trovato luoghi dove a "nare, esprimere e condividere la propria arte, le proprie emozioni e le proprie idee. La vicinanza e l’incontro e, dunque, l’interazione tra individui, sono stati il presupposto ineludibile a "nché ciò avve - nisse. La città ha moltiplicato vertiginosamente, in quantità e qualità, le opportunità di interazione e, in questo modo, ha costituito una grande “macchina acceleratrice” della vita degli individui. Con la rivoluzione industriale le città hanno intrapreso un percorso di crescita vorticoso. Questa pro - segue ancora oggi, anche se, con la globalizzazione, alla testa del gruppo le città del mondo occidentale sono destinate ad essere sostituite da megalopoli dei paesi in via di sviluppo. Non vi sono dubbi circa il fatto che negli ultimi duecentocinquanta anni il fattore che più ha trainato la crescita delle città sia stato quello della produzione economica. Questo ha attratto e continua ad attrarre nuove generazioni alla ricerca di opportunità per il proprio futuro. “A Milàn gh’é ‘l pan” recita un detto lombardo, che è al tempo stesso il riconoscimento della “grande” città come luogo di opportunità e orizzonte di speranza, ma anche un pensiero malinconico per i giovani che devono allontanarsi dalle proprie radici per un luogo che possa favorire la tranquillità economica per sé e per la propria famiglia.
2020
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Non c'è sviluppo senza inclusione.pdf

Accesso riservato

: Publisher’s version
Dimensione 3.57 MB
Formato Adobe PDF
3.57 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1166651
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact