In netto anticipo sulle altre sedi italiane, già negli ultimi tre lustri del XIX secolo, il grande Ateneo napoletano, che coniugava all’antichissima tradizione scientifica un esteso bacino di utenza, pensava con concretezza a realizzare una vera e propria cittadella universitaria, da realizzarsi sull’area collinare di Miradois a ridosso di via Foria, a partire da due importanti preesistenze quali l’Orto botanico, a valle, e l’Osservatorio astronomico in alto (1). Ben oltre l’opportunità di concentrare in un’area semicentrale tutte le facoltà universitarie, e le istituzioni scientifiche e le scuole di formazione post-secondaria autonome (come rispettivamente l’Osservatorio, o la Scuola di Ingegneria), si intendeva realizzare edifici moderni, con tipologie adatte alle specifiche esigenze della didattica e della ricerca. Il progetto restava inattuato per una serie di opposizioni, ed a lungo l’Università resterà all’interno della città storica, allocata prevalentemente in due nuclei distinti di ex conventi adattati alla nuova funzione, ed eventualmente ampliati. La situazione doveva poi diventare ancor più frammentaria dopo il 1935, quando le Scuole superiori indipendenti (Economia e Commercio, Ingegneria ed Architettura) vengono annesse all’Università. Il Piano Regolatore del 1937 ipotizzava di nuovo la possibilità di realizzare nell’area collinare ad est, e questa volta sulla collina dello Scudillo, una complessiva e completa cittadella universitaria, pure rimasta lettera morta, mentre d’altronde qualche anno più tardi vengono elaborate ipotesi per realizzare a Fuorigrotta, una moderna adeguata sede per Ingegneria.
Eero Saarinen e la progettazione dei campus universitari nell’America del secondo dopoguerra
Baglione Chiara
2020-01-01
Abstract
In netto anticipo sulle altre sedi italiane, già negli ultimi tre lustri del XIX secolo, il grande Ateneo napoletano, che coniugava all’antichissima tradizione scientifica un esteso bacino di utenza, pensava con concretezza a realizzare una vera e propria cittadella universitaria, da realizzarsi sull’area collinare di Miradois a ridosso di via Foria, a partire da due importanti preesistenze quali l’Orto botanico, a valle, e l’Osservatorio astronomico in alto (1). Ben oltre l’opportunità di concentrare in un’area semicentrale tutte le facoltà universitarie, e le istituzioni scientifiche e le scuole di formazione post-secondaria autonome (come rispettivamente l’Osservatorio, o la Scuola di Ingegneria), si intendeva realizzare edifici moderni, con tipologie adatte alle specifiche esigenze della didattica e della ricerca. Il progetto restava inattuato per una serie di opposizioni, ed a lungo l’Università resterà all’interno della città storica, allocata prevalentemente in due nuclei distinti di ex conventi adattati alla nuova funzione, ed eventualmente ampliati. La situazione doveva poi diventare ancor più frammentaria dopo il 1935, quando le Scuole superiori indipendenti (Economia e Commercio, Ingegneria ed Architettura) vengono annesse all’Università. Il Piano Regolatore del 1937 ipotizzava di nuovo la possibilità di realizzare nell’area collinare ad est, e questa volta sulla collina dello Scudillo, una complessiva e completa cittadella universitaria, pure rimasta lettera morta, mentre d’altronde qualche anno più tardi vengono elaborate ipotesi per realizzare a Fuorigrotta, una moderna adeguata sede per Ingegneria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.