Architecture represents a primary hourglass marking the passage of time. It elevates the city to a preferred theatre for such representation, «[…] human time will never conform to the implacable uniformity or fixed divisions of clock time». The discipline of architecture falls between art and science as a continuum between past and future, dialoguing with the passage of time, marking eras, tastes, and aspirations. «[…] Reality demands that its measurements be suited to variability of its rhythm, and that its boundaries have wide marginal zones. It is only by this plasticity that history can hope to adapt its classifications, as Bergson put it “to the very contours of reality”: which is properly the ultimate aim of any science» (Bloch, 1998). Our relationship with time is articulated, differentiated, and dependent on discipline-related and personal variables. A unitary vision and perception of time is not possible; one need only think of the different relationships entertained with it by philosophers and athletes, physicists and poets, teachers and students. Architecture, concurrently as an object and as a single element pertaining to a set, is born, lives, and often perishes according to the different relationship it has with the value of time. At times, the latter is assumed as a challenge to tend towards the absolute, at other times as an indicator of temporalized planning ability.

L’architettura rappresenta quella primaria clessidra, atta a scandire il trascorrere del tempo, che eleva la città a teatro privilegiato di tale rappresentazione, «è lo spazio dove si svolge il “tempo umano”, un tempo che sfugge sia all’implacabile uniformità che alla rigida ripartizione del tempo dell’orologio». Disciplina posta a cavaliere tra arte e scienza, si pone come continuum tra passato e futuro, dialogando con il trascorrere del tempo, scandendone le epoche, i gusti, le aspirazioni. Al tempo umano «[…] occorrono misure che siano adeguate alla variabilità del suo ritmo e che accettino spesso di non riconoscere come limiti, poiché la realtà vuole così, che zone marginali. Solo a prezzo di questa plasticità la storia può sperare di adattare, secondo il detto di Bergson, le proprie classificazioni alle “linee stesse del reale”: il che è, propriamente, il fine ultimo di ogni scienza» (Bloch, 1998). La nostra relazione con il tempo è articolata, differenziata, dipendente da variabili disciplinari e personali. Non può esistere una sua visione e percezione unitaria: basti pensare alla differente relazione che con esso possono intrattenere filosofi e atleti, fisici e poeti, docenti e studenti. L’architettura come fenomeno oggettuale e, al contempo, quale elemento unitario appartenente a un insieme, nasce, vive e sovente muore in ragione del rapporto differente che, appunto, essa ha con il valore del tempo; a volte, quest’ultimo, assunto come sfida per tendere all’assoluto, altre volte come indicatore di progettualità temporizzate. La nostra relazione con il tempo è articolata, differenziata, dipendente da variabili disciplinari e personali. Non può esistere una sua visione e percezione unitaria: basti pensare alla differente relazione che con esso possono intrattenere filosofi e atleti, fisici e poeti, docenti e studenti. L’architettura come fenomeno oggettuale e, al contempo, quale elemento unitario appartenente a un insieme, nasce, vive e sovente muore in ragione del rapporto differente che, appunto, essa ha con il valore del tempo; a volte, quest’ultimo, assunto come sfida per tendere all’assoluto, altre volte come indicatore di progettualità temporizzate.

Spazi, Tempi, Architetture. Gli elementi del fenomeno costruttivo / Spaces, Times, Architectures. The elements of the constructive phenomenon

Faroldi E.
2020-01-01

Abstract

Architecture represents a primary hourglass marking the passage of time. It elevates the city to a preferred theatre for such representation, «[…] human time will never conform to the implacable uniformity or fixed divisions of clock time». The discipline of architecture falls between art and science as a continuum between past and future, dialoguing with the passage of time, marking eras, tastes, and aspirations. «[…] Reality demands that its measurements be suited to variability of its rhythm, and that its boundaries have wide marginal zones. It is only by this plasticity that history can hope to adapt its classifications, as Bergson put it “to the very contours of reality”: which is properly the ultimate aim of any science» (Bloch, 1998). Our relationship with time is articulated, differentiated, and dependent on discipline-related and personal variables. A unitary vision and perception of time is not possible; one need only think of the different relationships entertained with it by philosophers and athletes, physicists and poets, teachers and students. Architecture, concurrently as an object and as a single element pertaining to a set, is born, lives, and often perishes according to the different relationship it has with the value of time. At times, the latter is assumed as a challenge to tend towards the absolute, at other times as an indicator of temporalized planning ability.
2020
L’architettura rappresenta quella primaria clessidra, atta a scandire il trascorrere del tempo, che eleva la città a teatro privilegiato di tale rappresentazione, «è lo spazio dove si svolge il “tempo umano”, un tempo che sfugge sia all’implacabile uniformità che alla rigida ripartizione del tempo dell’orologio». Disciplina posta a cavaliere tra arte e scienza, si pone come continuum tra passato e futuro, dialogando con il trascorrere del tempo, scandendone le epoche, i gusti, le aspirazioni. Al tempo umano «[…] occorrono misure che siano adeguate alla variabilità del suo ritmo e che accettino spesso di non riconoscere come limiti, poiché la realtà vuole così, che zone marginali. Solo a prezzo di questa plasticità la storia può sperare di adattare, secondo il detto di Bergson, le proprie classificazioni alle “linee stesse del reale”: il che è, propriamente, il fine ultimo di ogni scienza» (Bloch, 1998). La nostra relazione con il tempo è articolata, differenziata, dipendente da variabili disciplinari e personali. Non può esistere una sua visione e percezione unitaria: basti pensare alla differente relazione che con esso possono intrattenere filosofi e atleti, fisici e poeti, docenti e studenti. L’architettura come fenomeno oggettuale e, al contempo, quale elemento unitario appartenente a un insieme, nasce, vive e sovente muore in ragione del rapporto differente che, appunto, essa ha con il valore del tempo; a volte, quest’ultimo, assunto come sfida per tendere all’assoluto, altre volte come indicatore di progettualità temporizzate. La nostra relazione con il tempo è articolata, differenziata, dipendente da variabili disciplinari e personali. Non può esistere una sua visione e percezione unitaria: basti pensare alla differente relazione che con esso possono intrattenere filosofi e atleti, fisici e poeti, docenti e studenti. L’architettura come fenomeno oggettuale e, al contempo, quale elemento unitario appartenente a un insieme, nasce, vive e sovente muore in ragione del rapporto differente che, appunto, essa ha con il valore del tempo; a volte, quest’ultimo, assunto come sfida per tendere all’assoluto, altre volte come indicatore di progettualità temporizzate.
architecture
space
time
value
architettura
spazio
tempo
politecnico di milano
valore
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
faroldi_prologo TECHNE 20_SPAZI, TEMPI, ARCHITETTURE.pdf

accesso aperto

Descrizione: emilio faroldi_ PROLOGO TECHNE 20
: Publisher’s version
Dimensione 1.25 MB
Formato Adobe PDF
1.25 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1156495
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus 1
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact