Fra tutti gli spazi del welfare, i quartieri costruiti dall’attore pubblico sono certamente stati quelli più ambiziosi e significativi, ma, in Italia, sono stati anche quelli investiti per primi dalla crisi. Così, nel senso comune, la storia della “città pubblica”, almeno nel nostro paese, sembra coincidere esclusivamente con la storia della sua cattiva fama e questo anche a Milano, nonostante la qualità elevata di alcuni interventi delle passate stagioni. I quartieri della “città pubblica” sono immersi in un insieme variegato di opportunità e di materiali urbani dinamici e potenzialmente innovativi, perché spesso in via di trasformazione. A Milano, molti quartieri di edilizia pubblica sono collocati oggi in posizioni significative, relativamente all’accessibilità, alle risorse ambientali, alla prossimità con importanti attrezzature urbane e nuovi luoghi centrali e attrattori. Tanto più la situazione d’origine era critica, al momento della loro costruzione (periferica, in alcuni casi isolata dalla città, adiacente a funzioni produttive, scarsamente accessibile, in condizioni ambientali critiche), tanto più oggi le condizioni contestuali sono cambiate, definendo per queste parti di città un profilo non scontato, potenzialmente rilevante, se solo si è sufficientemente attenti per coglierlo: Guardare al progetto dell’housing sociale considerando questo campo di relazioni comporta forse un differente approccio progettuale. Non più stabilire, o ristabilire, relazioni con il centro cittadino, a partire da uno sguardo Milano-centrico, per assegnare qualità. Se ci si avvicina al progetto di riqualificazione o a quello di nuova edificazione mobilitando sguardi più allargati, non si potrà fare a meno, invece, di mettere in campo risorse di genere diverso, oltre che situate in territori differenti. Le conseguenze delle modificazioni contestuali appena richiamate non sono considerate nelle politiche e nei progetti per gli interventi che hanno per oggetto l’edilizia sociale. Le politiche di riqualificazione continuano ad osservare campi ristretti, pensando che i problemi debbano necessariamente essere risolti laddove sono stati riconosciuti, ribadendo nella logica degli interventi il perimetro entro il quale lo stigma dei quartieri si manifesta. Così, ribadire negli interventi il perimetro che porta allo stigma conduce ad una sorta di “accanimento terapeutico” su un corpo che non riesce più a sostenere le cure e a reagire agli stimoli, perché i materiali della cura sono gli stessi che hanno causato la malattia. Mettere in gioco altre definizioni del campo di osservazione e di trattamento dei problemi, significa assumere una prospettiva secondo la quale il progetto di riqualificazione o di nuova costruzione possa fare leva su risorse che sono al di fuori dei confini dell’intervento e, al contempo, immaginare che dentro il quartiere stesso possano essere presenti risorse e opportunità da impiegare per la riqualificazione di un contesto più ampio. Oltre alle dimensioni che già attualmente l’operatore pubblico presidia, sembra opportuno che i contributi che lo riguardano si occupino almeno di tre principali questioni. La prima concerne il linguaggio urbano degli interventi e la definizione del tema che essi dovranno trattare nella città, definendo principi di progettazione per l’inserimento degli interventi nei differenti contesti. La seconda riguarda il comfort e la qualità delle realizzazioni, relativamente all’organizzazione urbana, alle prestazioni dello spazio abitabile, alla dotazione di attrezzature e di servizi per la popolazione. Tali questioni dovrebbero essere sempre trattate mediante la predisposizione di esplorazioni progettuali preventive e la redazione di manuali locali da parte delle Amministrazioni, in modo da orientare sia la redazione, sia la valutazione dei progetti. La terza questione comporta sia la “presa in carico” da parte delle Amministrazioni dell’accompagnamento dei progetti nei contesti sociali che dovranno ospitarli.

L’housing sociale e il senso della città

Infussi Francesco
2014-01-01

Abstract

Fra tutti gli spazi del welfare, i quartieri costruiti dall’attore pubblico sono certamente stati quelli più ambiziosi e significativi, ma, in Italia, sono stati anche quelli investiti per primi dalla crisi. Così, nel senso comune, la storia della “città pubblica”, almeno nel nostro paese, sembra coincidere esclusivamente con la storia della sua cattiva fama e questo anche a Milano, nonostante la qualità elevata di alcuni interventi delle passate stagioni. I quartieri della “città pubblica” sono immersi in un insieme variegato di opportunità e di materiali urbani dinamici e potenzialmente innovativi, perché spesso in via di trasformazione. A Milano, molti quartieri di edilizia pubblica sono collocati oggi in posizioni significative, relativamente all’accessibilità, alle risorse ambientali, alla prossimità con importanti attrezzature urbane e nuovi luoghi centrali e attrattori. Tanto più la situazione d’origine era critica, al momento della loro costruzione (periferica, in alcuni casi isolata dalla città, adiacente a funzioni produttive, scarsamente accessibile, in condizioni ambientali critiche), tanto più oggi le condizioni contestuali sono cambiate, definendo per queste parti di città un profilo non scontato, potenzialmente rilevante, se solo si è sufficientemente attenti per coglierlo: Guardare al progetto dell’housing sociale considerando questo campo di relazioni comporta forse un differente approccio progettuale. Non più stabilire, o ristabilire, relazioni con il centro cittadino, a partire da uno sguardo Milano-centrico, per assegnare qualità. Se ci si avvicina al progetto di riqualificazione o a quello di nuova edificazione mobilitando sguardi più allargati, non si potrà fare a meno, invece, di mettere in campo risorse di genere diverso, oltre che situate in territori differenti. Le conseguenze delle modificazioni contestuali appena richiamate non sono considerate nelle politiche e nei progetti per gli interventi che hanno per oggetto l’edilizia sociale. Le politiche di riqualificazione continuano ad osservare campi ristretti, pensando che i problemi debbano necessariamente essere risolti laddove sono stati riconosciuti, ribadendo nella logica degli interventi il perimetro entro il quale lo stigma dei quartieri si manifesta. Così, ribadire negli interventi il perimetro che porta allo stigma conduce ad una sorta di “accanimento terapeutico” su un corpo che non riesce più a sostenere le cure e a reagire agli stimoli, perché i materiali della cura sono gli stessi che hanno causato la malattia. Mettere in gioco altre definizioni del campo di osservazione e di trattamento dei problemi, significa assumere una prospettiva secondo la quale il progetto di riqualificazione o di nuova costruzione possa fare leva su risorse che sono al di fuori dei confini dell’intervento e, al contempo, immaginare che dentro il quartiere stesso possano essere presenti risorse e opportunità da impiegare per la riqualificazione di un contesto più ampio. Oltre alle dimensioni che già attualmente l’operatore pubblico presidia, sembra opportuno che i contributi che lo riguardano si occupino almeno di tre principali questioni. La prima concerne il linguaggio urbano degli interventi e la definizione del tema che essi dovranno trattare nella città, definendo principi di progettazione per l’inserimento degli interventi nei differenti contesti. La seconda riguarda il comfort e la qualità delle realizzazioni, relativamente all’organizzazione urbana, alle prestazioni dello spazio abitabile, alla dotazione di attrezzature e di servizi per la popolazione. Tali questioni dovrebbero essere sempre trattate mediante la predisposizione di esplorazioni progettuali preventive e la redazione di manuali locali da parte delle Amministrazioni, in modo da orientare sia la redazione, sia la valutazione dei progetti. La terza questione comporta sia la “presa in carico” da parte delle Amministrazioni dell’accompagnamento dei progetti nei contesti sociali che dovranno ospitarli.
2014
Myland. Milano
9788897748182
Milano, città pubblica, edilizia residenziale pubblica, riqualificazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1155330
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