Un edificio semplice, che vuole soddisfare le esigenze primarie della vita nei boschi. A questo pensava Henry David Thoreau, mirando la riva del piccolo lago Walden e meditando sulla costruzione della propria dimora. Leggendo le frasi lunghe e un po’ cerimoniose di Walden, non si trova una spiegazione di come Thoreau abbia pensato la sua capanna nel bosco. La lettura di Walden è un lunghissimo divagare attorno a un centro che, forse, Thoreau non riusciva a esprimere compiutamente. La difficoltà, per il lettore, sta soprattutto nell’ambiguità e nella complessità del messaggio di Thoreau: noi ci aspetteremmo la spiegazione di un gesto radicale ma invece, per lui, i due anni passati sulle sponde del laghetto di Walden non sono né un romitaggio né un esilio ma, piuttosto, un seminario finalizzato alla costruzione di un’esperienza critica. Il limite, rispetto al carattere scientifico dell’esperimento, è che la ricerca sul campo non trova un pensiero compiuto e resta confinata in una dimensione diaristica, aneddotica, ricca di episodi e di pensieri sparsi che non si condensano mai in una teoria organizzata. Nelle foreste del Massachusetts, lo stato che è culla dell’indipendentismo americano, dell’industrializzazione, della cultura liberal e dei diritti civili, Thoreau inventa una posizione che comunque diventa emblematica e che trova la sua rappresentazione architettonica nella capanna, edificio elementare che ci si costruisce, da soli e per sé stessi, con poca scienza e mezzi minimi. Forse il centro nascosto del suo discorso è proprio la modesta capanna autocostruita sulle rive del lago. Alla sua dimora, Thoreau dedica poche righe distratte, e la cita, per inciso, scrivendo di attività ben inserite nel contesto sociale: “Mi servivo di questa strada la sera, quando andavo a Lincoln a tener conferenze; e così non passavo per altre vie né incontravo altre case tra la mia e la sala di riunione” (Henry D. Thoreau, Walden. Ovvero vita nei boschi, Bur, Milano 1994, p. 345). Le parole “hut”, “cabin” e “home” ricorrono raramente, in Walden, perché l’oggetto delle laboriose riflessioni di Thoreau è il mondo della civiltà, sono gli altri, quelli che lo aspettano nella natia Concord, a meno di un miglio di distanza dalla sua capanna, e nella vicina Lincoln. Come progettista e costruttore del tutto occasionale e, si direbbe, svogliato, Thoreau si rivolge all’architettura per screditare il suo sapere secolare e le sue figure professionali. La sua è un’accusa, sommessa ma esplicita, che parte dalla difesa e dall’apprezzamento delle costruzioni più umili, rurali, la cui modestia, secondo Thoreau, andrebbe applicata anche all’architettura urbana: Gli edifici più interessanti di questa regione sono di solito, come ben sanno i pittori, le meno pretenziose e più umili capanne di legno e i cottage dei poveri; è la vita degli abitanti dei quali quelle capanne sono le conchiglie, e non una peculiarità esteriore, ciò che le rende veramente pittoresche; ugualmente interessanti saranno le scatole suburbane dei cittadini, quando la loro vita sarà altrettanto semplice quanto piacevole all’immaginazione, e nello stesso stile della casa ci saranno altrettanto pochi tentativi di effetto.
Thoreau e Kaczynski, la capanna mediatica. Costruire un manifesto / / Thoreau and Kaczynski, the Media Cabin: Building a Manifesto
alessandro rocca;jacopo leveratto
2020-01-01
Abstract
Un edificio semplice, che vuole soddisfare le esigenze primarie della vita nei boschi. A questo pensava Henry David Thoreau, mirando la riva del piccolo lago Walden e meditando sulla costruzione della propria dimora. Leggendo le frasi lunghe e un po’ cerimoniose di Walden, non si trova una spiegazione di come Thoreau abbia pensato la sua capanna nel bosco. La lettura di Walden è un lunghissimo divagare attorno a un centro che, forse, Thoreau non riusciva a esprimere compiutamente. La difficoltà, per il lettore, sta soprattutto nell’ambiguità e nella complessità del messaggio di Thoreau: noi ci aspetteremmo la spiegazione di un gesto radicale ma invece, per lui, i due anni passati sulle sponde del laghetto di Walden non sono né un romitaggio né un esilio ma, piuttosto, un seminario finalizzato alla costruzione di un’esperienza critica. Il limite, rispetto al carattere scientifico dell’esperimento, è che la ricerca sul campo non trova un pensiero compiuto e resta confinata in una dimensione diaristica, aneddotica, ricca di episodi e di pensieri sparsi che non si condensano mai in una teoria organizzata. Nelle foreste del Massachusetts, lo stato che è culla dell’indipendentismo americano, dell’industrializzazione, della cultura liberal e dei diritti civili, Thoreau inventa una posizione che comunque diventa emblematica e che trova la sua rappresentazione architettonica nella capanna, edificio elementare che ci si costruisce, da soli e per sé stessi, con poca scienza e mezzi minimi. Forse il centro nascosto del suo discorso è proprio la modesta capanna autocostruita sulle rive del lago. Alla sua dimora, Thoreau dedica poche righe distratte, e la cita, per inciso, scrivendo di attività ben inserite nel contesto sociale: “Mi servivo di questa strada la sera, quando andavo a Lincoln a tener conferenze; e così non passavo per altre vie né incontravo altre case tra la mia e la sala di riunione” (Henry D. Thoreau, Walden. Ovvero vita nei boschi, Bur, Milano 1994, p. 345). Le parole “hut”, “cabin” e “home” ricorrono raramente, in Walden, perché l’oggetto delle laboriose riflessioni di Thoreau è il mondo della civiltà, sono gli altri, quelli che lo aspettano nella natia Concord, a meno di un miglio di distanza dalla sua capanna, e nella vicina Lincoln. Come progettista e costruttore del tutto occasionale e, si direbbe, svogliato, Thoreau si rivolge all’architettura per screditare il suo sapere secolare e le sue figure professionali. La sua è un’accusa, sommessa ma esplicita, che parte dalla difesa e dall’apprezzamento delle costruzioni più umili, rurali, la cui modestia, secondo Thoreau, andrebbe applicata anche all’architettura urbana: Gli edifici più interessanti di questa regione sono di solito, come ben sanno i pittori, le meno pretenziose e più umili capanne di legno e i cottage dei poveri; è la vita degli abitanti dei quali quelle capanne sono le conchiglie, e non una peculiarità esteriore, ciò che le rende veramente pittoresche; ugualmente interessanti saranno le scatole suburbane dei cittadini, quando la loro vita sarà altrettanto semplice quanto piacevole all’immaginazione, e nello stesso stile della casa ci saranno altrettanto pochi tentativi di effetto.| File | Dimensione | Formato | |
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