Nella ricostruzione degli eventi connessi alla tutela di quello che oggi chiamiamo patrimonio paesaggistico, il primo decennio del dopoguerra è sempre apparso come un momento di transizione. Apparentemente poco significativo rispetto ai dieci anni successivi, che si concluderanno a metà anni Sessanta con le ricadute gravi e irrimediabili del boom economico italiano. Eppure, è proprio negli anni Cinquanta che matura la consapevolezza di quanto sta avvenendo e si forma una nuova coscienza intorno a un paesaggio che si sente perduto. Sono anni di maturazione delle attese e di verifica delle aspettative create dalla legge di tutela delle bellezze naturali emanata pochi anni prima. Sono anche anni di lotta, in cui una crescente e precisa cognizione dell’impotenza legislativa si accompagna al sentimento di dover provare a fare qualcosa, di schierarsi per difendere il bene comune attaccato da interessi individualistici e passeggeri, di essere nuovamente partigiani in un’Italia noncurante della propria bellezza. È una resistenza culturale che cerca di sostenere una coscienza collettiva del valore del paesaggio nel tessuto sociale della Nazione. Armando Dillon, Soprintendente ai monumenti della Liguria dal 1955 al 1964, è uno dei protagonisti di quella storia, che racconta il tentativo di garantire un futuro al paesaggio italiano. Il volume racconta quanto accadde in Liguria sotto la sua soprintendenza in quegli anni.
La coscienza del paesaggio. Armando Dillon e la tutela in Liguria
Canziani, Andrea
2020-01-01
Abstract
Nella ricostruzione degli eventi connessi alla tutela di quello che oggi chiamiamo patrimonio paesaggistico, il primo decennio del dopoguerra è sempre apparso come un momento di transizione. Apparentemente poco significativo rispetto ai dieci anni successivi, che si concluderanno a metà anni Sessanta con le ricadute gravi e irrimediabili del boom economico italiano. Eppure, è proprio negli anni Cinquanta che matura la consapevolezza di quanto sta avvenendo e si forma una nuova coscienza intorno a un paesaggio che si sente perduto. Sono anni di maturazione delle attese e di verifica delle aspettative create dalla legge di tutela delle bellezze naturali emanata pochi anni prima. Sono anche anni di lotta, in cui una crescente e precisa cognizione dell’impotenza legislativa si accompagna al sentimento di dover provare a fare qualcosa, di schierarsi per difendere il bene comune attaccato da interessi individualistici e passeggeri, di essere nuovamente partigiani in un’Italia noncurante della propria bellezza. È una resistenza culturale che cerca di sostenere una coscienza collettiva del valore del paesaggio nel tessuto sociale della Nazione. Armando Dillon, Soprintendente ai monumenti della Liguria dal 1955 al 1964, è uno dei protagonisti di quella storia, che racconta il tentativo di garantire un futuro al paesaggio italiano. Il volume racconta quanto accadde in Liguria sotto la sua soprintendenza in quegli anni.File | Dimensione | Formato | |
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