Ci sono dei luoghi che riescono a parlare inconsciamente di Architettura. Esiste una lingua senza parole e senza suoni che si esprime attraverso complesse formulazioni matematiche inesplicabili e concrete che si irradiano dalla Natura e si rivelano. Ci sono relazioni visive, traguardi e prospettive, che definiscono volumetrie geometriche disegnate dall’aria, trasparenti eppure così vivide e dettagliate. Elementi invisibili eppure così presenti che hanno bisogno di essere letti ed interpretati ovvero tradotti per poter diventare realtà, peso, vera essenza di questo mondo imperfetto. Ci vuole un buon interprete per trasformare questo potente significante inespresso in qualcosa di tangibile e soprattutto corrispondente. Il filosofo Carlo Michelstädter, in un suo passo che trovo sempre illuminante, dice che «… l’uomo si pone in posizione conoscitiva e fa il sapere». Conoscere è essere disposti ad apprendere, a farsi assorbire dagli stimoli che provengono dall’intorno senza pregiudizi. Fare una traduzione ed esserne fedele interprete non è facile, bisogna eliminare sé stessi dall’equazione, diventare specchio trasparente dell’espressione primigenia senza aggiungere e senza togliere. Operazione non semplice di cui pochi sono capaci. Già solo in questo testo, in italiano, a partire dal titolo, le tre parole “manifesto”, “traduzione” e “interprete” hanno almeno due accezioni che lascio alla libertà di interpretazione (appunto!) del lettore. Ma il contenuto di queste righe potrebbe già variare un po’, abbastanza, tanto. Figuriamoci quando si parla di Architettura e in particolar modo di quella costruita.
Genius loci manifesto – A Manifesto to Genius Loci
L. M. F. FABRIS
2020-01-01
Abstract
Ci sono dei luoghi che riescono a parlare inconsciamente di Architettura. Esiste una lingua senza parole e senza suoni che si esprime attraverso complesse formulazioni matematiche inesplicabili e concrete che si irradiano dalla Natura e si rivelano. Ci sono relazioni visive, traguardi e prospettive, che definiscono volumetrie geometriche disegnate dall’aria, trasparenti eppure così vivide e dettagliate. Elementi invisibili eppure così presenti che hanno bisogno di essere letti ed interpretati ovvero tradotti per poter diventare realtà, peso, vera essenza di questo mondo imperfetto. Ci vuole un buon interprete per trasformare questo potente significante inespresso in qualcosa di tangibile e soprattutto corrispondente. Il filosofo Carlo Michelstädter, in un suo passo che trovo sempre illuminante, dice che «… l’uomo si pone in posizione conoscitiva e fa il sapere». Conoscere è essere disposti ad apprendere, a farsi assorbire dagli stimoli che provengono dall’intorno senza pregiudizi. Fare una traduzione ed esserne fedele interprete non è facile, bisogna eliminare sé stessi dall’equazione, diventare specchio trasparente dell’espressione primigenia senza aggiungere e senza togliere. Operazione non semplice di cui pochi sono capaci. Già solo in questo testo, in italiano, a partire dal titolo, le tre parole “manifesto”, “traduzione” e “interprete” hanno almeno due accezioni che lascio alla libertà di interpretazione (appunto!) del lettore. Ma il contenuto di queste righe potrebbe già variare un po’, abbastanza, tanto. Figuriamoci quando si parla di Architettura e in particolar modo di quella costruita.File | Dimensione | Formato | |
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