Infrastrutture sportive. Tecnologie, complessità e formazione

Scrivere e parlare oggi di “edifici” per lo sport o “architetture sportive” in termini esclusivamente morfotipologici e normo-quantitativi che rimandano a riferimenti di matrice esigenziale e prestazionale costituisce per svariati motivi esercizio fine a se stesso. Sono talmente tanti e diversi le tematiche e gli ambiti disciplinari che vengono più o meno direttamente coinvolti da tutto ciò che ruota attorno allo “sport”, al “tempo libero”, al “vivere sano”, che risulta sin troppo facile dichiarare riduttivo il riferirsi agli edifici per lo sport come a dei semplici contenitori passivi. Le architetture per lo sport sono interpretabili, in tale prospettiva, alla stregua di organismi complessi di riassetto territoriale alle diverse scale del costruito, non più manufatti autoreferenziali, bensì elementi di infrastrutturazione del paesaggio (Faroldi, 2010) la cui percezione fisica, funzionale, simbolica si estende ben al di là della consistenza materiale e dimensionale dei singoli manufatti.