Il numero di ottobre di Arketipo ha un titolo sintetico, di un solo termine, che, a differenza di quanto avviene nella maggior parte degli altri nostri monografici, non si riferisce a un elemento costruttivo o a una destinazione d’uso, ma è, teoricamente, solo un colore. Riteniamo infatti che “verde”, sia ormai diventata una parola che, nel mondo dell’architettura e, più in generale delle costruzioni, abbia assunto in modo crescente una innegabile forte carica evocativa di un ampio insieme di aspetti positivi e, sempre più, imprescindibili, tale da renderlo quasi autoesplicativo. Il numero a cui abbiamo pensato non vuole parlare di “Green Architecture”, intesa nella accezione di architetture genericamente sostenibili. Nello scegliere come titolo “Green” abbiamo voluto sottolineare l’idea di un monografico che esplora l’uso del verde come “materiale” vivente che, al pari degli altri materiali tradizionali dell’architettura, è oggi sempre più parte integrante, spesso essenziale, dei progetti contemporanei. In tal senso, è uno dei fascicoli in cui abbiamo incontrato nel nostro percorso di ricerca sui progetti realizzati nel mondo, un numero decisamente elevato di esempi interessanti, con un’alta qualità diffusa, a testimonianza dell’attualità e della espansione del tema a livello globale. Abbiamo voluto sottolineare come la materia vegetale, nelle costruzioni, spinta anche dagli imprescindibili imperativi di sostenibilità ambientale e con i suoi noti vantaggi ingegneristicamente misurabili (isolamento termico, riduzione della CO2, riduzione dei rumori, contenimento delle polveri, inerzia termica, miglioramento del microclima ecc…), ha anche degli innegabili vantaggi altrettanto importanti ma non misurabili, in termini di benessere psicofisico degli utenti ed estetico dell’edificio. Lo hanno detto in tanti in questi mesi di lockdown, ma occorre ricordarlo perché è stata esperienza comune: chi ha avuto la fortuna di passare le settimane di clausura forzata in luoghi con presenza di spazi aperti e verdi - cortili, terrazze, logge, balconi - si è ulteriormente convinto dell’influenza positiva che essi hanno sulla qualità della vita percepita da ognuno di noi.

The living material

M. Ruta
2020-01-01

Abstract

Il numero di ottobre di Arketipo ha un titolo sintetico, di un solo termine, che, a differenza di quanto avviene nella maggior parte degli altri nostri monografici, non si riferisce a un elemento costruttivo o a una destinazione d’uso, ma è, teoricamente, solo un colore. Riteniamo infatti che “verde”, sia ormai diventata una parola che, nel mondo dell’architettura e, più in generale delle costruzioni, abbia assunto in modo crescente una innegabile forte carica evocativa di un ampio insieme di aspetti positivi e, sempre più, imprescindibili, tale da renderlo quasi autoesplicativo. Il numero a cui abbiamo pensato non vuole parlare di “Green Architecture”, intesa nella accezione di architetture genericamente sostenibili. Nello scegliere come titolo “Green” abbiamo voluto sottolineare l’idea di un monografico che esplora l’uso del verde come “materiale” vivente che, al pari degli altri materiali tradizionali dell’architettura, è oggi sempre più parte integrante, spesso essenziale, dei progetti contemporanei. In tal senso, è uno dei fascicoli in cui abbiamo incontrato nel nostro percorso di ricerca sui progetti realizzati nel mondo, un numero decisamente elevato di esempi interessanti, con un’alta qualità diffusa, a testimonianza dell’attualità e della espansione del tema a livello globale. Abbiamo voluto sottolineare come la materia vegetale, nelle costruzioni, spinta anche dagli imprescindibili imperativi di sostenibilità ambientale e con i suoi noti vantaggi ingegneristicamente misurabili (isolamento termico, riduzione della CO2, riduzione dei rumori, contenimento delle polveri, inerzia termica, miglioramento del microclima ecc…), ha anche degli innegabili vantaggi altrettanto importanti ma non misurabili, in termini di benessere psicofisico degli utenti ed estetico dell’edificio. Lo hanno detto in tanti in questi mesi di lockdown, ma occorre ricordarlo perché è stata esperienza comune: chi ha avuto la fortuna di passare le settimane di clausura forzata in luoghi con presenza di spazi aperti e verdi - cortili, terrazze, logge, balconi - si è ulteriormente convinto dell’influenza positiva che essi hanno sulla qualità della vita percepita da ognuno di noi.
2020
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