Nella passo dedicato ai “luoghi che contano e luoghi che non contano” del suo recente articolo per il decennale del Cambridge Journal of Regions, Economy and Society (2017), Andrés Rodriguez-Pose contesta la teoria secondo cui le grandi città sarebbero i principali motori della crescita di regioni o nazioni a partire da esempi di disuguaglianze territoriali nel cosiddetto Sud del mondo, per approdare infine ai più vicini casi europei, nei quali le disparità, per il momento, sembrano essere meno estreme, ma le dinamiche che legano polarizzazione territoriale, insoddisfazione, desiderio di rivalsa e voto politico non poi così differenti. Tra i vari casi elencati nella sua breve disamina sui paesi del Sud del mondo, Rodriguez-Poze si sofferma sull’India, accennando a vari stati in crescita nelle parti occidentali e meridionali del subcontinente (Gujarat, Maharashtra, Tamil Nadu, Karnataka), in contrapposizione con alcuni stati del Nord e dell’Est (Uttar Pradesh, Bihar, West Bengal) che sarebbero lontani dalle scintillanti traiettorie di sviluppo economico dei primi. In seguito a questo elenco di stati indiani, prende avvio il discorso del geografo sull’Europa e sulle disparità interne, sulla percezione che di esse hanno i cittadini e sulla tendenza al voto populista proveniente dai cosiddetti “luoghi che non contano”. Il passo di Rodriguez-Pose e il tema della sessione offrono lo stimolo per rielaborare e aggiornare il materiale raccolto nella tesi “The Necessary Risk: Water, Fear and Development in Western India. The case of the Sabarmati River Front Development Project” (Relatore: Prof. Antonio Tosi) discussa nel 2015 a conclusione del percorso di dottorato di ricerca in Spatial Planning and Urban Development presso il Politecnico di Milano. In occasione del SISEC 2019, si propone pertanto una riflessione sulle disuguaglianze interne a uno degli stati elencati da Rodriguez-Pose tra i maggiormente sviluppati dell’India, il Gujarat, definito anche come “stato modello” dall’attuale Primo Ministro Narendra Modi, che lì ha costruito nel corso degli scorsi trent’anni le basi per l’ascesa del BJP, il partito nazionalista induista e fortemente populista che dal 2014 governa l’intera nazione e che sta per essere messo alla prova alle elezioni del 2019. A partire da un’ampia letteratura sulle traiettorie di sviluppo e sulle disuguaglianze interne al Gujarat prodotta da studiosi indiani (es. Hirway, Ibrahim, Mahadevia, Sarkar, Yagnik e Sheth) ed europei (es. Bobbio, Breman), verranno analizzate le dinamiche di voto nelle diverse parti del Gujarat a partire dalla metà degli anni Ottanta, momento dell’ascesa del BJP contro il partito del Congresso, per concentrarsi poi su un confronto tra i risultati delle elezioni del 2012 e del 2017 nelle diverse parti dello stato. In particolare si porrà l’accento sui differenti investimenti avvenuti nelle principali aree urbane, prima tra tutte Ahmedabad, nelle nuove “Zone Economiche Speciali” / “Regioni di Sviluppo Industriale” e nelle aree rurali e costiere. Per poter meglio comprendere le aspettative e le percezioni della popolazione del Gujarat, i progetti di sviluppo urbano, industriale ed infrastrutturale saranno messi in relazione con i discorsi e con le promesse dei diversi partiti politici nel corso delle proprie campagne elettorali. Con questi elementi si ambisce ad avanzare alcune ipotesi che potrebbero spiegare come mai nel momento in cui, nel 2018, Narendra Modi inaugura la statua più grande del mondo ai bordi della Sardar Sarovar Dam, la diga sul fiume Narmada al confine tra Gujarat, Maharashtra e Madhya Pradhesh, il consenso nei confronti del suo partito declina lì e al margine opposto del Gujarat, ossia nelle aree che avrebbero dovuto trarre maggior beneficio dal grande progetto idraulico iniziato da Nehru e fortemente promosso dall’attuale Primo Ministro all’epoca in cui era Governatore di quello che avrebbe poi reso lo “stato modello” per l’intera nazione. Se dunque alcuni stati del Sud del mondo possono essere considerati come casi estremi, ma pur sempre validi, per stimolare nuove teorie geografiche e politiche in ambito europeo e angloamericano, uno sguardo più approfondito a tali casi, considerati nella loro complessità e diversità interna non può che giovare anche al dibattito dei paesi più sviluppati che ora, apparentemente all’improvviso, si trovano a fronteggiare fenomeni di polarizzazione, disuguaglianze territoriali e populismo. Si ritiene pertanto appropriato presentare tale caso anche all’interno di una sessione concentrata principalmente su Europa, Regno Unito e USA.

Se il Gujarat smette di credere al populismo. Traiettorie di sviluppo economico e di voto nello “stato modello” dell’India contemporanea.

gloria pessina
2019-01-01

Abstract

Nella passo dedicato ai “luoghi che contano e luoghi che non contano” del suo recente articolo per il decennale del Cambridge Journal of Regions, Economy and Society (2017), Andrés Rodriguez-Pose contesta la teoria secondo cui le grandi città sarebbero i principali motori della crescita di regioni o nazioni a partire da esempi di disuguaglianze territoriali nel cosiddetto Sud del mondo, per approdare infine ai più vicini casi europei, nei quali le disparità, per il momento, sembrano essere meno estreme, ma le dinamiche che legano polarizzazione territoriale, insoddisfazione, desiderio di rivalsa e voto politico non poi così differenti. Tra i vari casi elencati nella sua breve disamina sui paesi del Sud del mondo, Rodriguez-Poze si sofferma sull’India, accennando a vari stati in crescita nelle parti occidentali e meridionali del subcontinente (Gujarat, Maharashtra, Tamil Nadu, Karnataka), in contrapposizione con alcuni stati del Nord e dell’Est (Uttar Pradesh, Bihar, West Bengal) che sarebbero lontani dalle scintillanti traiettorie di sviluppo economico dei primi. In seguito a questo elenco di stati indiani, prende avvio il discorso del geografo sull’Europa e sulle disparità interne, sulla percezione che di esse hanno i cittadini e sulla tendenza al voto populista proveniente dai cosiddetti “luoghi che non contano”. Il passo di Rodriguez-Pose e il tema della sessione offrono lo stimolo per rielaborare e aggiornare il materiale raccolto nella tesi “The Necessary Risk: Water, Fear and Development in Western India. The case of the Sabarmati River Front Development Project” (Relatore: Prof. Antonio Tosi) discussa nel 2015 a conclusione del percorso di dottorato di ricerca in Spatial Planning and Urban Development presso il Politecnico di Milano. In occasione del SISEC 2019, si propone pertanto una riflessione sulle disuguaglianze interne a uno degli stati elencati da Rodriguez-Pose tra i maggiormente sviluppati dell’India, il Gujarat, definito anche come “stato modello” dall’attuale Primo Ministro Narendra Modi, che lì ha costruito nel corso degli scorsi trent’anni le basi per l’ascesa del BJP, il partito nazionalista induista e fortemente populista che dal 2014 governa l’intera nazione e che sta per essere messo alla prova alle elezioni del 2019. A partire da un’ampia letteratura sulle traiettorie di sviluppo e sulle disuguaglianze interne al Gujarat prodotta da studiosi indiani (es. Hirway, Ibrahim, Mahadevia, Sarkar, Yagnik e Sheth) ed europei (es. Bobbio, Breman), verranno analizzate le dinamiche di voto nelle diverse parti del Gujarat a partire dalla metà degli anni Ottanta, momento dell’ascesa del BJP contro il partito del Congresso, per concentrarsi poi su un confronto tra i risultati delle elezioni del 2012 e del 2017 nelle diverse parti dello stato. In particolare si porrà l’accento sui differenti investimenti avvenuti nelle principali aree urbane, prima tra tutte Ahmedabad, nelle nuove “Zone Economiche Speciali” / “Regioni di Sviluppo Industriale” e nelle aree rurali e costiere. Per poter meglio comprendere le aspettative e le percezioni della popolazione del Gujarat, i progetti di sviluppo urbano, industriale ed infrastrutturale saranno messi in relazione con i discorsi e con le promesse dei diversi partiti politici nel corso delle proprie campagne elettorali. Con questi elementi si ambisce ad avanzare alcune ipotesi che potrebbero spiegare come mai nel momento in cui, nel 2018, Narendra Modi inaugura la statua più grande del mondo ai bordi della Sardar Sarovar Dam, la diga sul fiume Narmada al confine tra Gujarat, Maharashtra e Madhya Pradhesh, il consenso nei confronti del suo partito declina lì e al margine opposto del Gujarat, ossia nelle aree che avrebbero dovuto trarre maggior beneficio dal grande progetto idraulico iniziato da Nehru e fortemente promosso dall’attuale Primo Ministro all’epoca in cui era Governatore di quello che avrebbe poi reso lo “stato modello” per l’intera nazione. Se dunque alcuni stati del Sud del mondo possono essere considerati come casi estremi, ma pur sempre validi, per stimolare nuove teorie geografiche e politiche in ambito europeo e angloamericano, uno sguardo più approfondito a tali casi, considerati nella loro complessità e diversità interna non può che giovare anche al dibattito dei paesi più sviluppati che ora, apparentemente all’improvviso, si trovano a fronteggiare fenomeni di polarizzazione, disuguaglianze territoriali e populismo. Si ritiene pertanto appropriato presentare tale caso anche all’interno di una sessione concentrata principalmente su Europa, Regno Unito e USA.
2019
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1145787
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