La proprietà industriale non è una semplice questione legale ma uno strumento che consente di trasformare un asset innovativo in uno strumento di business. È un errore strategico non considerare i titoli di privativa, quantomeno a scopo difensivo: un’azienda può essere estromessa dal mercato proprio a causa dei brevetti dei concorrenti. Spesso i manager si focalizzano solo sui costi e sul tempo necessario per acquisire la concessione dei brevetti: effettivamente è piuttosto oneroso realizzare un portafoglio brevettuale che comprenda diverse fasi nazionali e/o internazionali e ottenere i brevetti concessi, ma è anche vero che per una startup, che riesce a sopravvivere per i primi tre/quattro anni dalla sua costituzione, possedere un brevetto potrebbe fare la differenza rispetto ai concorrenti ed essere determinante per il proseguo dell’attività. Rispetto al segreto industriale, che ha un vantaggio nell’immediato utilizzo a costi pressoché nulli, il brevetto concede un monopolio temporaneo, una maggiore appropriabilità dell’innovazione e potenziali extra ricavi. È necessario stabilire se e quando procedere con la brevettazione, quali spese possono essere posticipate e come. Certamente brevetti, modelli d’utilità e marchi non sono un mezzo per garantire il successo commerciale di un prodotto e/o di un servizio: non serve brevettare un oggetto che non interessa ai consumatori (e quindi anche ai diretti concorrenti), trattandosi di una spesa inutile. Il vantaggio competitivo è sempre insito nei prodotti e/o nei servizi innovativi offerti alla clientela: un diritto di privativa può aiutare un’azienda a mantenere il vantaggio competitivo, qualora sia in grado di tutelare quelle specifiche caratteristiche tecniche che il mercato richiede. Solo così un’azienda potrà conseguire un ritorno economico.

Il piano d’innovazione per la creazione di valore per l’impresa

M. Barbieri
2020-01-01

Abstract

La proprietà industriale non è una semplice questione legale ma uno strumento che consente di trasformare un asset innovativo in uno strumento di business. È un errore strategico non considerare i titoli di privativa, quantomeno a scopo difensivo: un’azienda può essere estromessa dal mercato proprio a causa dei brevetti dei concorrenti. Spesso i manager si focalizzano solo sui costi e sul tempo necessario per acquisire la concessione dei brevetti: effettivamente è piuttosto oneroso realizzare un portafoglio brevettuale che comprenda diverse fasi nazionali e/o internazionali e ottenere i brevetti concessi, ma è anche vero che per una startup, che riesce a sopravvivere per i primi tre/quattro anni dalla sua costituzione, possedere un brevetto potrebbe fare la differenza rispetto ai concorrenti ed essere determinante per il proseguo dell’attività. Rispetto al segreto industriale, che ha un vantaggio nell’immediato utilizzo a costi pressoché nulli, il brevetto concede un monopolio temporaneo, una maggiore appropriabilità dell’innovazione e potenziali extra ricavi. È necessario stabilire se e quando procedere con la brevettazione, quali spese possono essere posticipate e come. Certamente brevetti, modelli d’utilità e marchi non sono un mezzo per garantire il successo commerciale di un prodotto e/o di un servizio: non serve brevettare un oggetto che non interessa ai consumatori (e quindi anche ai diretti concorrenti), trattandosi di una spesa inutile. Il vantaggio competitivo è sempre insito nei prodotti e/o nei servizi innovativi offerti alla clientela: un diritto di privativa può aiutare un’azienda a mantenere il vantaggio competitivo, qualora sia in grado di tutelare quelle specifiche caratteristiche tecniche che il mercato richiede. Solo così un’azienda potrà conseguire un ritorno economico.
2020
brevetti; strategie brevettuali; startup
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