La condizione di isolamento fisico e di distanziamento sociale introdotta dai governi per limitare la diffusione dell'infezione virale ha messo in scacco le consuete forme d'uso dello spazio in città e nei territori e, come conseguenza, ha ridato centralità al tempo. Soprattutto in ambito urbano e sociale, se lo spazio ha aggiunto restrizioni contingenti (ragioni sanitarie vietano l’uso di luoghi della socialità in presenza) alle sue restrizioni costitutive (un'aula cosi come un vagone non si possono dilatare a piacimento e con facilità), il tempo sembra aver mostrato la sua duttilità. Mentre gli spostamenti si sono annullati o ridotti e i confini fisici sono divenuti invalicabili o controllati, agenda e calendario hanno preso il sopravvento e la prossimità è diventata elettronica e glocale. Così il qui e ora si sono spezzati. La logica dell'appuntamento, dove e quando, propria della nostra corporeità sempre sembrata indispensabile (dalla scuola alle riunioni, dal lavoro all'acquisto) è venuta meno. Insomma, avendo perso l’uso in libertà dello spazio (e delle relazioni sociali in presenza), nel momento della costrizione totale o parziale alle nostre case non ci è restato che il tempo su cui agire. Abbiamo così vissuto, come singoli individui, momenti di un tempo vuoto e privo di impegni (soprattutto per alcune categorie sociali) o, all'opposto, una totale colonizzazione del nostro tempo privato, in un infittirsi dell'agenda di incontri virtuali, continui, soli in una stanza ma iper-connessi. Prima di un “liberi tutti”, di un ritorno alla circolazione ubiqua e globale, dovremo abituarci ad una diluizione delle nostre presenze fisiche nei luoghi ad uso collettivo, che il distanziamento sociale richiede. Tale diluizione potrà avvenire nello spazio (com-presenti ma distanti) ma anche nel tempo, se lo si vuol gestire e governare (pochi presenti e in momenti diversi). Forse emergenza e post-emergenza virus – quando i sacrifici son tollerati e la pazienza è generosa, perché breve – ci sono utili per valutare se sia possibile agire progettualmente non solo sul tempo (sociale) ma, insieme, sullo spazio e sul tempo.
Città metropolitana di Reggio Calabria: un Piano Strategico in fieri
M. Mareggi
2020-01-01
Abstract
La condizione di isolamento fisico e di distanziamento sociale introdotta dai governi per limitare la diffusione dell'infezione virale ha messo in scacco le consuete forme d'uso dello spazio in città e nei territori e, come conseguenza, ha ridato centralità al tempo. Soprattutto in ambito urbano e sociale, se lo spazio ha aggiunto restrizioni contingenti (ragioni sanitarie vietano l’uso di luoghi della socialità in presenza) alle sue restrizioni costitutive (un'aula cosi come un vagone non si possono dilatare a piacimento e con facilità), il tempo sembra aver mostrato la sua duttilità. Mentre gli spostamenti si sono annullati o ridotti e i confini fisici sono divenuti invalicabili o controllati, agenda e calendario hanno preso il sopravvento e la prossimità è diventata elettronica e glocale. Così il qui e ora si sono spezzati. La logica dell'appuntamento, dove e quando, propria della nostra corporeità sempre sembrata indispensabile (dalla scuola alle riunioni, dal lavoro all'acquisto) è venuta meno. Insomma, avendo perso l’uso in libertà dello spazio (e delle relazioni sociali in presenza), nel momento della costrizione totale o parziale alle nostre case non ci è restato che il tempo su cui agire. Abbiamo così vissuto, come singoli individui, momenti di un tempo vuoto e privo di impegni (soprattutto per alcune categorie sociali) o, all'opposto, una totale colonizzazione del nostro tempo privato, in un infittirsi dell'agenda di incontri virtuali, continui, soli in una stanza ma iper-connessi. Prima di un “liberi tutti”, di un ritorno alla circolazione ubiqua e globale, dovremo abituarci ad una diluizione delle nostre presenze fisiche nei luoghi ad uso collettivo, che il distanziamento sociale richiede. Tale diluizione potrà avvenire nello spazio (com-presenti ma distanti) ma anche nel tempo, se lo si vuol gestire e governare (pochi presenti e in momenti diversi). Forse emergenza e post-emergenza virus – quando i sacrifici son tollerati e la pazienza è generosa, perché breve – ci sono utili per valutare se sia possibile agire progettualmente non solo sul tempo (sociale) ma, insieme, sullo spazio e sul tempo.File | Dimensione | Formato | |
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