With the advent of the industrial society a clear break separates the world of work from the domestic one, until then contiguous, adjacent or even merged into one another. The tasks of the tertiary sector —banks, insurance companies, administrative and commercial offices— are carried out in special buildings, where managers and employees are subject to managerial organizations that, although from different perspectives, qualify not only the way the work is carried out, but also the spaces and furnishings. From the office regulated by a pyramidal hierarchy to the one synchronized in the open space and controlled “from above”, from the apparently democratic one (the office landscaping) to the apparent freedom of contemporary work, which even deprives the employee of her/his fixed position, organizational models follow one another over time, always aimed at maximizing time and individual performance. The arrangement of the work and workplace interiors, embodied in particular by the desk, express the contribution of architects and designers to the needs of the market, even though they are advocates of the well-being of the worker. It is a history that takes its first steps during the 19th century, thanks to handcrafted furniture, even if patented, but in the following century it had been specialized with industrial production and the use of materials gradually lighter and more innovative. It ends in the evanescence of a laptop placed on the knees in the contemporary age.

Con l’avvento della società industriale una netta cesura disgiunge il mondo del lavoro da quello domestico, fino ad allora contigui, adiacenti o addirittura fusi l’uno nell’altro. I compiti del terziario ‒ banche, assicurazioni, uffici amministrativi e commerciali ‒ vengono assolti in appositi edifici, in cui dirigenti e impiegati sottostanno a organizzazioni manageriali che, pur secondo prospettive diverse, qualificano non solo le modalità di svolgere il lavoro, ma anche gli spazi e gli arredi. Dall’ufficio regolato da una gerarchia piramidale a quello sincronizzato nell’open space e controllato “dall’alto”, da quello apparentemente democratico (l’ufficio-paesaggio) per finire all’apparente libertà del lavoro contemporaneo, che priva addirittura l’addetto della sua postazione fissa, si susseguono nel tempo modelli organizzativi sempre volti alla massimizzazione del tempo e del rendimento individuale. La sistemazione degli interni del lavoro e del workplace, incarnato in particolare dall’elemento della scrivania, esprimono il contributo di architetti e designer alle esigenze del mercato, ancorché fautori del benessere del lavoratore. È una storia che compie i suoi primi passi durante l’Ottocento, grazie ad arredi di fattura artigianale ancorché brevettai, salvo poi specializzarsi nel secolo successivo con la produzione industriale e l’impiego di materiali via via più leggeri e innovativi, fino a terminare nell’evanescenza di un laptop posato sulle ginocchia.

Lavorare alla scrivania: Dal mito efficientista alla retorica del lavoro liberato

I. Forino
2020-01-01

Abstract

With the advent of the industrial society a clear break separates the world of work from the domestic one, until then contiguous, adjacent or even merged into one another. The tasks of the tertiary sector —banks, insurance companies, administrative and commercial offices— are carried out in special buildings, where managers and employees are subject to managerial organizations that, although from different perspectives, qualify not only the way the work is carried out, but also the spaces and furnishings. From the office regulated by a pyramidal hierarchy to the one synchronized in the open space and controlled “from above”, from the apparently democratic one (the office landscaping) to the apparent freedom of contemporary work, which even deprives the employee of her/his fixed position, organizational models follow one another over time, always aimed at maximizing time and individual performance. The arrangement of the work and workplace interiors, embodied in particular by the desk, express the contribution of architects and designers to the needs of the market, even though they are advocates of the well-being of the worker. It is a history that takes its first steps during the 19th century, thanks to handcrafted furniture, even if patented, but in the following century it had been specialized with industrial production and the use of materials gradually lighter and more innovative. It ends in the evanescence of a laptop placed on the knees in the contemporary age.
2020
ARK
Con l’avvento della società industriale una netta cesura disgiunge il mondo del lavoro da quello domestico, fino ad allora contigui, adiacenti o addirittura fusi l’uno nell’altro. I compiti del terziario ‒ banche, assicurazioni, uffici amministrativi e commerciali ‒ vengono assolti in appositi edifici, in cui dirigenti e impiegati sottostanno a organizzazioni manageriali che, pur secondo prospettive diverse, qualificano non solo le modalità di svolgere il lavoro, ma anche gli spazi e gli arredi. Dall’ufficio regolato da una gerarchia piramidale a quello sincronizzato nell’open space e controllato “dall’alto”, da quello apparentemente democratico (l’ufficio-paesaggio) per finire all’apparente libertà del lavoro contemporaneo, che priva addirittura l’addetto della sua postazione fissa, si susseguono nel tempo modelli organizzativi sempre volti alla massimizzazione del tempo e del rendimento individuale. La sistemazione degli interni del lavoro e del workplace, incarnato in particolare dall’elemento della scrivania, esprimono il contributo di architetti e designer alle esigenze del mercato, ancorché fautori del benessere del lavoratore. È una storia che compie i suoi primi passi durante l’Ottocento, grazie ad arredi di fattura artigianale ancorché brevettai, salvo poi specializzarsi nel secolo successivo con la produzione industriale e l’impiego di materiali via via più leggeri e innovativi, fino a terminare nell’evanescenza di un laptop posato sulle ginocchia.
Office design
office desk
furniture design
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