Il confronto tra elaborazione teorica e pratica progettuale, la relazione tra esperienza professionale e didattica propria dell’architettura, la pratica del progetto quale occasione di esercizio intellettuale, e il rapporto con il processo costruttivo, l’impegno nella diffusione della teoria e della critica di architettura in continuità con l’opera dei maestri, rappresentano i temi di confronto tra le due Scuole, aprendo a considerazioni personali all’interno di una visione universale dell’architettura, del mestiere, dei fondamenti che ne dettano l’essenza. Ne emerge un quadro stimolante di posizioni coerenti, seppur articolate, fondate sul valore didattico dell’opera costruita, sul necessario impegno di teorizzazione dei principi della disciplina, e sulla complessità del progetto interpretato come sintesi di requisiti prestazionali, canoni stilistici, poetiche spaziali consolidate, esigenze sociali. Una concezione di architettura la cui buona riuscita è inevitabilmente connessa all’equilibrio tra il materiale e l’immateriale, tra principi scientifici e umanistici, tra tecnica e poetica. Una posizione non lontana, quando osservata tramite una lettura di carattere diacronico, da quella espressa da Ernesto Nathan Rogers in relazione alla situazione della sfera didattica nel 1959, attraverso l’editoriale Professionisti o mestieranti nelle nostre Scuole di Architettura?. Il testo, che apre il numero 234 di “Casabella-Continuità”, manifesta il proprio distacco critico dai «troppi docenti di poco livello, ancorati al conformismo (con punte di reazionarismo), al qualunquismo (con punte di fasci-smo), al praticismo, al formalismo, al tecnicismo», evidenziando il rischio di una “scuola” che non aderisce alla vita.
Prologo
E. Faroldi;M. P. Vettori
2020-01-01
Abstract
Il confronto tra elaborazione teorica e pratica progettuale, la relazione tra esperienza professionale e didattica propria dell’architettura, la pratica del progetto quale occasione di esercizio intellettuale, e il rapporto con il processo costruttivo, l’impegno nella diffusione della teoria e della critica di architettura in continuità con l’opera dei maestri, rappresentano i temi di confronto tra le due Scuole, aprendo a considerazioni personali all’interno di una visione universale dell’architettura, del mestiere, dei fondamenti che ne dettano l’essenza. Ne emerge un quadro stimolante di posizioni coerenti, seppur articolate, fondate sul valore didattico dell’opera costruita, sul necessario impegno di teorizzazione dei principi della disciplina, e sulla complessità del progetto interpretato come sintesi di requisiti prestazionali, canoni stilistici, poetiche spaziali consolidate, esigenze sociali. Una concezione di architettura la cui buona riuscita è inevitabilmente connessa all’equilibrio tra il materiale e l’immateriale, tra principi scientifici e umanistici, tra tecnica e poetica. Una posizione non lontana, quando osservata tramite una lettura di carattere diacronico, da quella espressa da Ernesto Nathan Rogers in relazione alla situazione della sfera didattica nel 1959, attraverso l’editoriale Professionisti o mestieranti nelle nostre Scuole di Architettura?. Il testo, che apre il numero 234 di “Casabella-Continuità”, manifesta il proprio distacco critico dai «troppi docenti di poco livello, ancorati al conformismo (con punte di reazionarismo), al qualunquismo (con punte di fasci-smo), al praticismo, al formalismo, al tecnicismo», evidenziando il rischio di una “scuola” che non aderisce alla vita.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: saggio introduttivo di monografia
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