La pandemia in corso del COVID-19 a livello globale sta rimettendo in discussione i nostri stili di vita e luoghi dell’abitare. È oggettivo, infatti, che a fronte di un’emergenza sanitaria venga imposto alla popolazione di uscire il meno possibile e, di conseguenza, la casa diventa il luogo non solo del dormire, ma anche del lavorare, dello svago, dell’attività fisica, ovvero di una serie di attività che in buona parte vengono svolte al di fuori del nucleo familiare. Prima di questo evento la progettazione delle nuove forme dell’abitare metteva fortemente in discussione l’abitazione tradizionale che vede la cucina come luogo nevralgico della famiglia, separata dal salotto, l’anticamera di ingresso, ecc., privilegiando invece gli ambienti open space con la cucina integrata nel salotto, la camera da letto con la dimensione minima indispensabile - per valorizzare gli spazi comuni, nonché una casa sempre più intelligente grazie alla domotica. Alla luce di tale esperienza, questi orientamenti dovrebbero essere ulteriormente ripensati e messi in discussione, a partire dall’organizzazione degli ambienti interni, dai materiali di finitura e arredi, dalla presenza di aree esterne quali un giardino, un terrazzo o un balcone, fino alla possibilità di modificare gli spazi in base alle esigenze del momento. Le case infatti ritornano, seppure temporaneamente, ad ospitare molteplici attività diurne, molto diverse e talvolta in contrasto tra loro, e questa situazione potrebbe ripresentarsi in futuro. Ma quanto sono resilienti le attuali abitazioni per viverle h24/7? Tale quesito risulta fortemente influenzato dal numero di utenti presenti nella stessa abitazione e dalla superfici e/o numero di stanze ad essi dedicato. Attualmente, in particolare nelle città più densamente abitate, per questioni di ristrettezza economica, persistono numerose situazioni di sovraffollamento abitativo con conseguente maggiore criticità all’utilizzo multifunzionale richiesto in questi giorni di emergenza. È stimato che un terzo delle case non ha né terrazzo né balcone e, in generale, si stima una superficie media di 68 mq in città (vedi Dezza 2020). Pertanto l’organizzazione del layout distributivo risulta strategico soprattutto nell’ipotesi in cui uno dei componenti familiari (un operatore sanitario, un commerciante, ecc.) deve relazionarsi con utenti esterni, e può risultare contagioso. In tal caso un ambiente con un bagno dedicato, in prossimità dell’ingresso, può prevenire la salute degli altri componenti familiari. Per fronteggiare pandemie del genere, il ruolo dell’anticamera di ingresso risulta strategica come spazio filtro in cui possono essere riposti abbigliamento e dispositivi di protezione adoperati all’esterno per evitare di portare possibili cariche batteriche e virali all’interno dell’appartamento. Tale spazio inoltre si presta anche per accogliere i fattorini per la consegna di spese online, delivery, ecc. senza entrare nell’ambiente privato. I progettisti da tale situazione devono anche imparare a prevedere l’utilizzo di materiali innovativi per ridurre le cariche batteriche sulle superfici di finitura ma anche per gli arredi; a oggi infatti ci sono diverse aziende che producono materiali a componente eco-attiva e vernici fotocatalitiche per fronteggiare il rischio biologico; in alternativa è comunque preferibile l’utilizzo di materiali sanificabili rispetto a quelli che posso essere puliti esclusivamente con detergenti neutri o delicati. È inoltre richiesto che in punti strategici, come le maniglie delle porte, vengano introdotti materiali anti-virali, quali ad esempio il rame (vedi van Doremalen et al. 2020). La Comunità Scientifica ha anche evidenziato che la relazione con l’esterno, e possibilmente con il verde, è molto importante per il benessere psico-fisico degli utenti. In occasione di pandemie del genere, in cui è imposto di non uscire di casa, la presenza di un giardino, o almeno di un balcone o terrazzo può risultare terapeutica, come dimostrano gli studi di Evidence Based Design (vedi Ulrich 1984). Dove ciò non fosse possibile, la presenza di una facciata verde o la vista su aree parco, alberature o tetti verdi potrebbe risultare in parte ottimale. Tutte le abitazioni (ad esclusione dei monolocali) dovrebbero avere una doppia esposizione per favorire una migliore areazione tramite l’apertura di finestre. Negli ambienti dove non è possibile il ricircolo di aria naturale, è richiesta la presenza di sistemi di ventilazione con una regolare manutenzione e pulizia dei canali per evitare l’accumulo di carica batterica e virale. In conclusione, alla luce di questa pandemia sarà necessaria un’ulteriore implementazione dei regolamenti edilizi e di igiene, recentemente aggiornati su scala nazionale, al fine di introdurre azioni concrete e indicatori prestazionali per il progetto di abitazioni maggiormente rispondenti alle esigenze legate alle eventuali emergenze sanitarie. Un approccio maggiormente resiliente e salutogenico dovrebbe, comunque, essere introdotto in tutti i progetti di ambienti di vita sia su scala edilizia che urbana, sia negli spazi indoor che outdoor.

Post COVID-19? Casa flessibile e luminosa

Gola M
2020-01-01

Abstract

La pandemia in corso del COVID-19 a livello globale sta rimettendo in discussione i nostri stili di vita e luoghi dell’abitare. È oggettivo, infatti, che a fronte di un’emergenza sanitaria venga imposto alla popolazione di uscire il meno possibile e, di conseguenza, la casa diventa il luogo non solo del dormire, ma anche del lavorare, dello svago, dell’attività fisica, ovvero di una serie di attività che in buona parte vengono svolte al di fuori del nucleo familiare. Prima di questo evento la progettazione delle nuove forme dell’abitare metteva fortemente in discussione l’abitazione tradizionale che vede la cucina come luogo nevralgico della famiglia, separata dal salotto, l’anticamera di ingresso, ecc., privilegiando invece gli ambienti open space con la cucina integrata nel salotto, la camera da letto con la dimensione minima indispensabile - per valorizzare gli spazi comuni, nonché una casa sempre più intelligente grazie alla domotica. Alla luce di tale esperienza, questi orientamenti dovrebbero essere ulteriormente ripensati e messi in discussione, a partire dall’organizzazione degli ambienti interni, dai materiali di finitura e arredi, dalla presenza di aree esterne quali un giardino, un terrazzo o un balcone, fino alla possibilità di modificare gli spazi in base alle esigenze del momento. Le case infatti ritornano, seppure temporaneamente, ad ospitare molteplici attività diurne, molto diverse e talvolta in contrasto tra loro, e questa situazione potrebbe ripresentarsi in futuro. Ma quanto sono resilienti le attuali abitazioni per viverle h24/7? Tale quesito risulta fortemente influenzato dal numero di utenti presenti nella stessa abitazione e dalla superfici e/o numero di stanze ad essi dedicato. Attualmente, in particolare nelle città più densamente abitate, per questioni di ristrettezza economica, persistono numerose situazioni di sovraffollamento abitativo con conseguente maggiore criticità all’utilizzo multifunzionale richiesto in questi giorni di emergenza. È stimato che un terzo delle case non ha né terrazzo né balcone e, in generale, si stima una superficie media di 68 mq in città (vedi Dezza 2020). Pertanto l’organizzazione del layout distributivo risulta strategico soprattutto nell’ipotesi in cui uno dei componenti familiari (un operatore sanitario, un commerciante, ecc.) deve relazionarsi con utenti esterni, e può risultare contagioso. In tal caso un ambiente con un bagno dedicato, in prossimità dell’ingresso, può prevenire la salute degli altri componenti familiari. Per fronteggiare pandemie del genere, il ruolo dell’anticamera di ingresso risulta strategica come spazio filtro in cui possono essere riposti abbigliamento e dispositivi di protezione adoperati all’esterno per evitare di portare possibili cariche batteriche e virali all’interno dell’appartamento. Tale spazio inoltre si presta anche per accogliere i fattorini per la consegna di spese online, delivery, ecc. senza entrare nell’ambiente privato. I progettisti da tale situazione devono anche imparare a prevedere l’utilizzo di materiali innovativi per ridurre le cariche batteriche sulle superfici di finitura ma anche per gli arredi; a oggi infatti ci sono diverse aziende che producono materiali a componente eco-attiva e vernici fotocatalitiche per fronteggiare il rischio biologico; in alternativa è comunque preferibile l’utilizzo di materiali sanificabili rispetto a quelli che posso essere puliti esclusivamente con detergenti neutri o delicati. È inoltre richiesto che in punti strategici, come le maniglie delle porte, vengano introdotti materiali anti-virali, quali ad esempio il rame (vedi van Doremalen et al. 2020). La Comunità Scientifica ha anche evidenziato che la relazione con l’esterno, e possibilmente con il verde, è molto importante per il benessere psico-fisico degli utenti. In occasione di pandemie del genere, in cui è imposto di non uscire di casa, la presenza di un giardino, o almeno di un balcone o terrazzo può risultare terapeutica, come dimostrano gli studi di Evidence Based Design (vedi Ulrich 1984). Dove ciò non fosse possibile, la presenza di una facciata verde o la vista su aree parco, alberature o tetti verdi potrebbe risultare in parte ottimale. Tutte le abitazioni (ad esclusione dei monolocali) dovrebbero avere una doppia esposizione per favorire una migliore areazione tramite l’apertura di finestre. Negli ambienti dove non è possibile il ricircolo di aria naturale, è richiesta la presenza di sistemi di ventilazione con una regolare manutenzione e pulizia dei canali per evitare l’accumulo di carica batterica e virale. In conclusione, alla luce di questa pandemia sarà necessaria un’ulteriore implementazione dei regolamenti edilizi e di igiene, recentemente aggiornati su scala nazionale, al fine di introdurre azioni concrete e indicatori prestazionali per il progetto di abitazioni maggiormente rispondenti alle esigenze legate alle eventuali emergenze sanitarie. Un approccio maggiormente resiliente e salutogenico dovrebbe, comunque, essere introdotto in tutti i progetti di ambienti di vita sia su scala edilizia che urbana, sia negli spazi indoor che outdoor.
2020
coronavirus, abitazioni, abitazioni salubri, casa sana
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1136253
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