La salvaguardia di un bene storico non può prescindere dalla sua sicurezza statica e sismica, allo stesso tempo, qualsiasi intervento di consolidamento che ignori le valenze storico-materiche del manufatto non può considerarsi efficace, nemmeno dal punto di vista statico. La normativa italiana (NTC 2008), viene spesso criticata, per non prestare troppa attenzione ai valori dell’edilizia storica abitativa, consentendo facili demolizioni a seguito dei danni da sisma. Tali obiezioni sembrano ignorare l’altissima vulnerabilità sismica di una parte consistente del costruito storico residenziale, dovuta principalmente alla mancanza totale di manutenzione (se non di abbandono), oppure a diffusi interventi strutturali incompatibili, eseguiti lontano dai periodi di emergenza nel corso di interi decenni. I casi recenti del terremoto in centro Italia del 2016, sono solo gli ultimi esempi di questa tendenza. Gli strumenti per il riconoscimento dei valori storico-architettonico-culturali parte delle stesse normative, anzi l’invito a migliorare la conoscenza del patrimonio costruito è esplicitamente citato e mira proprio a preservare le caratteristiche costruttive originali a partire da quelle strutturali, come richiesto anche dai principi dell’ICOMOS. Troppo spesso questi strumenti vengono elusi dai professionisti locali più per interesse economico che per scarse capacità tecniche, facendo uso di tecniche moderne consolidate, applicate velocemente e senza alcuna distinzione critica tra i diversi edifici. Ai fini della prevenzione sismica, e per meglio controllare le attività di intervento sugli edifici storici, è necessario attivare strumenti che possano essere usati facilmente dalle amministrazioni comunali. Il dipartimento della protezione civile ha iniziato un progetto mirato alla conoscenza del patrimonio residenziale diffuso sul territorio italiano. La sperimentazione di questo protocollo, nell’ambito di un progetto triennale ReLUIS 2014/2016 è affidata a diverse università italiane. Fulcro del protocollo è una scheda di rilievo dei centri storici, denominata scheda di primo livello CARTIS (CARatterizzazione TIpologico- Strutturale dei comparti urbani). Essa ha la finalità di rilevare delle tipologie edilizie ordinarie, prevalenti nell’ambito di zone comunali, che risultano essere costituite da porzioni omogenee di tessuto urbano, caratterizzate dall’età di primo impianto e/o dalle tecnologie costruttive strutturali. Partendo da dati puntuali, si forniscono dati generali su tutto il territorio, individuando le vulnerabilità sismiche necessarie a creare scenari di danno sul più vasto territorio nazionale. La sua rilevanza risiede principalmente nel fatto che, per la prima volta, si ha a disposizione uno strumento che possa analizzare la vulnerabilità simica di un centro abitato prima di un evento sismico; infatti le schede che attualmente sono in uso (Aedes) vengono utilizzate solo nell’immediato verificarsi di un terremoto, e rilevano solamente il livello di danno di un manufatto. Tale studio, che può apparire lontano dagli interessi culturali della disciplina del restauro, ha in realtà una valenza molto forte nello studio dei centri storici caratterizzati da edilizia in muratura spesso molto antica. S’intende qui proporre un utilizzo ulteriore di tali dati: dopo uno studio sul campo, essi forniscono all’amministrazione comunale un elenco puntuale di edifici o aggregati edilizi, in ordine di priorità, su cui è necessario chiedere e/o svolgere approfondimenti ai fini della prevenzione sismica. Ovvero può fornire uno strumento semplice ed utile per richiedere alle proprietà ispezioni approfondite e verifiche da intraprendere in tempi lontani dalle fasi di emergenza. Infatti, le analisi effettuate per la compilazione della scheda CARTIS, offrono una fotografia di dettaglio del paese, fornendo un’anamnesi su cui il comune può decidere di operare nel breve-medio e lungo periodo. Si tratta quindi di un’occasione per la disciplina del restauro di inserirsi in questo ambito tecnico, fornendo un supporto per un’analisi di studio del costruito, passo dopo passo, con diversi livelli di approfondimento, sino ad arrivare, ove necessario, alla richiesta di studio dettagliato del singolo edificio con le sue singole valenze. Tale supporto può aiutare le amministrazioni comunali a far fronte in modo sistematico alla salvaguardia del proprio abitato storico, evitando di occuparsene solo in fase di emergenza post-evento.

Prevenzione sismica nei centri storici: il contributo della ricerca in restauro per le amministrazioni comunali

Cardani Giuliana
2020-01-01

Abstract

La salvaguardia di un bene storico non può prescindere dalla sua sicurezza statica e sismica, allo stesso tempo, qualsiasi intervento di consolidamento che ignori le valenze storico-materiche del manufatto non può considerarsi efficace, nemmeno dal punto di vista statico. La normativa italiana (NTC 2008), viene spesso criticata, per non prestare troppa attenzione ai valori dell’edilizia storica abitativa, consentendo facili demolizioni a seguito dei danni da sisma. Tali obiezioni sembrano ignorare l’altissima vulnerabilità sismica di una parte consistente del costruito storico residenziale, dovuta principalmente alla mancanza totale di manutenzione (se non di abbandono), oppure a diffusi interventi strutturali incompatibili, eseguiti lontano dai periodi di emergenza nel corso di interi decenni. I casi recenti del terremoto in centro Italia del 2016, sono solo gli ultimi esempi di questa tendenza. Gli strumenti per il riconoscimento dei valori storico-architettonico-culturali parte delle stesse normative, anzi l’invito a migliorare la conoscenza del patrimonio costruito è esplicitamente citato e mira proprio a preservare le caratteristiche costruttive originali a partire da quelle strutturali, come richiesto anche dai principi dell’ICOMOS. Troppo spesso questi strumenti vengono elusi dai professionisti locali più per interesse economico che per scarse capacità tecniche, facendo uso di tecniche moderne consolidate, applicate velocemente e senza alcuna distinzione critica tra i diversi edifici. Ai fini della prevenzione sismica, e per meglio controllare le attività di intervento sugli edifici storici, è necessario attivare strumenti che possano essere usati facilmente dalle amministrazioni comunali. Il dipartimento della protezione civile ha iniziato un progetto mirato alla conoscenza del patrimonio residenziale diffuso sul territorio italiano. La sperimentazione di questo protocollo, nell’ambito di un progetto triennale ReLUIS 2014/2016 è affidata a diverse università italiane. Fulcro del protocollo è una scheda di rilievo dei centri storici, denominata scheda di primo livello CARTIS (CARatterizzazione TIpologico- Strutturale dei comparti urbani). Essa ha la finalità di rilevare delle tipologie edilizie ordinarie, prevalenti nell’ambito di zone comunali, che risultano essere costituite da porzioni omogenee di tessuto urbano, caratterizzate dall’età di primo impianto e/o dalle tecnologie costruttive strutturali. Partendo da dati puntuali, si forniscono dati generali su tutto il territorio, individuando le vulnerabilità sismiche necessarie a creare scenari di danno sul più vasto territorio nazionale. La sua rilevanza risiede principalmente nel fatto che, per la prima volta, si ha a disposizione uno strumento che possa analizzare la vulnerabilità simica di un centro abitato prima di un evento sismico; infatti le schede che attualmente sono in uso (Aedes) vengono utilizzate solo nell’immediato verificarsi di un terremoto, e rilevano solamente il livello di danno di un manufatto. Tale studio, che può apparire lontano dagli interessi culturali della disciplina del restauro, ha in realtà una valenza molto forte nello studio dei centri storici caratterizzati da edilizia in muratura spesso molto antica. S’intende qui proporre un utilizzo ulteriore di tali dati: dopo uno studio sul campo, essi forniscono all’amministrazione comunale un elenco puntuale di edifici o aggregati edilizi, in ordine di priorità, su cui è necessario chiedere e/o svolgere approfondimenti ai fini della prevenzione sismica. Ovvero può fornire uno strumento semplice ed utile per richiedere alle proprietà ispezioni approfondite e verifiche da intraprendere in tempi lontani dalle fasi di emergenza. Infatti, le analisi effettuate per la compilazione della scheda CARTIS, offrono una fotografia di dettaglio del paese, fornendo un’anamnesi su cui il comune può decidere di operare nel breve-medio e lungo periodo. Si tratta quindi di un’occasione per la disciplina del restauro di inserirsi in questo ambito tecnico, fornendo un supporto per un’analisi di studio del costruito, passo dopo passo, con diversi livelli di approfondimento, sino ad arrivare, ove necessario, alla richiesta di studio dettagliato del singolo edificio con le sue singole valenze. Tale supporto può aiutare le amministrazioni comunali a far fronte in modo sistematico alla salvaguardia del proprio abitato storico, evitando di occuparsene solo in fase di emergenza post-evento.
2020
Restauro: Conoscenza, Progetto, Cantiere, Gestione - Sezione 5.2 -Tutela, pratica, codici e norme Casistiche e interpretazioni (a cura di Maria Grazia Ercolino)
978-88-5491-016-4
vulnerabilità sismica
centri storici
prevenzione
scheda CARTIS
patrimonio residenziale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1136141
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