Com'è noto, l'urbanistica nasce su basi igienico sanitarie: la Garden City di Ebenizer Howard o il boulevard à redans di Eugène Hénard sono stati concepiti, sul finire del XIX Secolo, non solo in ragione di assetti spaziali e sociali della nuova città, ma anche come efficaci soluzioni per la migliore sanificazione di strade e spazi pubblici. Con il progresso economico e sociale nel tempo, il tema medico-sanitario ha via via assunto autonomia e indipendenza rispetto alle politiche urbane e ai processi di pianificazione e la costruzione di scenari, relegando il tema dell'igienizzazione delle città a una dimensione di puro servizio. L’igiene urbana è stata così sempre più percepita come risorsa strumentale passiva, evanescente e “invisibile”, ben lontana dall'appealing riservato alle forme permanenti o alle immagini visive. Oggi, il tema dirimente dell'emergenza sanitaria per il Covid-19 - rappresentato anche dalle impressive immagini di sanificazione delle strade e delle piazze a base di acqua e liquido sanificante PMC - riporta in primo piano l'antico legame fra microbiologia e macroscala dell'ambiente abitato. Milano, città a lungo centro mondiale per impatto del fenomeno pandemico, si propone in questo senso come un caso studio globale per una nuova politica della sanificazione. Proprio Milano, già a partire dal 2015, si è dotata delle linee guida, per una serie di dotazioni urbane e di cura dello spazio pubblico basata su soluzioni minute, “mirate, attive e ripetibili” finalizzate a una nuova attenzione al territorio. Sviluppato da una task-force di architetti, urbanisti e designer, quel programma pone nuovamente al centro lo sguardo progettuale anche nel caso di intervento solitamente considerati “tecnici”. La città post-covid, ci diceva Milano già da prima dell'emegenza pandemica, sarà probabilmente un sistema complesso sempre più composto da strutture, spazi e fattori ambientali di natura climatica e sensoriale in grado di relazionarsi alla scena urbana. Nanotecnologie, smart solutions e urbanistica potranno così correlarsi nel profondo per definire nuovi protocolli di “cura urbana” capaci di ricondurre gli spazi pubblici verso una nuova immagine della città.

Per una nuova storia dell’igiene urbana

Davide Bruno
2020-01-01

Abstract

Com'è noto, l'urbanistica nasce su basi igienico sanitarie: la Garden City di Ebenizer Howard o il boulevard à redans di Eugène Hénard sono stati concepiti, sul finire del XIX Secolo, non solo in ragione di assetti spaziali e sociali della nuova città, ma anche come efficaci soluzioni per la migliore sanificazione di strade e spazi pubblici. Con il progresso economico e sociale nel tempo, il tema medico-sanitario ha via via assunto autonomia e indipendenza rispetto alle politiche urbane e ai processi di pianificazione e la costruzione di scenari, relegando il tema dell'igienizzazione delle città a una dimensione di puro servizio. L’igiene urbana è stata così sempre più percepita come risorsa strumentale passiva, evanescente e “invisibile”, ben lontana dall'appealing riservato alle forme permanenti o alle immagini visive. Oggi, il tema dirimente dell'emergenza sanitaria per il Covid-19 - rappresentato anche dalle impressive immagini di sanificazione delle strade e delle piazze a base di acqua e liquido sanificante PMC - riporta in primo piano l'antico legame fra microbiologia e macroscala dell'ambiente abitato. Milano, città a lungo centro mondiale per impatto del fenomeno pandemico, si propone in questo senso come un caso studio globale per una nuova politica della sanificazione. Proprio Milano, già a partire dal 2015, si è dotata delle linee guida, per una serie di dotazioni urbane e di cura dello spazio pubblico basata su soluzioni minute, “mirate, attive e ripetibili” finalizzate a una nuova attenzione al territorio. Sviluppato da una task-force di architetti, urbanisti e designer, quel programma pone nuovamente al centro lo sguardo progettuale anche nel caso di intervento solitamente considerati “tecnici”. La città post-covid, ci diceva Milano già da prima dell'emegenza pandemica, sarà probabilmente un sistema complesso sempre più composto da strutture, spazi e fattori ambientali di natura climatica e sensoriale in grado di relazionarsi alla scena urbana. Nanotecnologie, smart solutions e urbanistica potranno così correlarsi nel profondo per definire nuovi protocolli di “cura urbana” capaci di ricondurre gli spazi pubblici verso una nuova immagine della città.
2020
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