Il presente saggio intende proporre una serie di “sguardi indiscreti” sull’abitare contemporaneo con l’obiettivo di mettere in evidenza “frizioni” tra progetto, architettura e modo di vivere gli spazi abitativi. Gli sguardi sono indiscreti perché cercano il contatto visivo, intimo con l’abitante, tentando di carpirne abitudini, confidenze, segreti e – anche attraverso questi – comprendere lo spazio abitato. Sono stati selezionati una serie di casi studio che esprimono – attraverso il linguaggio audiovisivo – diverse situazioni abitative, ponendo l’accento su temi progettuali esprimibili attraverso dicotomie e binomi quali: collettivo-individuale, estetica-funzionalità, contenere-manutenere, necessario-superfluo. Sono inoltre rintracciabili nuove esigenze e significati dell’abitare contemporaneo: la “porosità” (l’abitare che prende senso dall’osmosi tra interno ed esterno, nelle connessioni tanto con il mondo globale che con il territorio locale), la “modularità temporale” (il tempo come variabile scalare per individuare diverse modalità di occupazione dell’abitazione). Nel panorama di casi che si va tratteggiando si evidenziano alcuni aspetti critici emergenti nonché nuovi registri narrativi volti a raccontare l’architettura contemporanea attraverso linguaggi distanti dall’estetica patinata (artefatta, manierata) delle riviste di settore e dei video promozionali incentrati sul modello della perfezione, abbracciando piuttosto un approccio critico che accoglie le sbavature, le disfunzioni, gli errori, i “contrattempi” progettuali quali leve di discussione ma anche di valorizzazione di processi, metodi e ripensamenti. Il linguaggio audiovisivo ben si presta a questo tipo di indagine, infatti la modalità di comunicazione che tratta l’architettura da un punto di vista puramente estetico (come se fosse moda o arte) non è più il modello in cui criticamente la cultura del progetto si riconosce. L’architettura non è un abito, ha un rapporto profondo con le persone che la vivono: Naturalmente il discorso in sé non è nuovo: da un classico come Jane Jacobs al Koolhaas di Post-Occupancy, dagli scritti e le pratiche di Giancarlo De Carlo, dai reportage architettonici stilati da scrittori ai film come Sacro GRA di Rosi, non si può dire che nessuno l’abbia mai esplorato, sia pure con intenzioni ed esiti diversi.

Sguardi indiscreti sull’abitare contemporaneo: la narrazione audiovisiva come interpretazione di “frizioni” progettuali”

R. Trocchianesi
2020-01-01

Abstract

Il presente saggio intende proporre una serie di “sguardi indiscreti” sull’abitare contemporaneo con l’obiettivo di mettere in evidenza “frizioni” tra progetto, architettura e modo di vivere gli spazi abitativi. Gli sguardi sono indiscreti perché cercano il contatto visivo, intimo con l’abitante, tentando di carpirne abitudini, confidenze, segreti e – anche attraverso questi – comprendere lo spazio abitato. Sono stati selezionati una serie di casi studio che esprimono – attraverso il linguaggio audiovisivo – diverse situazioni abitative, ponendo l’accento su temi progettuali esprimibili attraverso dicotomie e binomi quali: collettivo-individuale, estetica-funzionalità, contenere-manutenere, necessario-superfluo. Sono inoltre rintracciabili nuove esigenze e significati dell’abitare contemporaneo: la “porosità” (l’abitare che prende senso dall’osmosi tra interno ed esterno, nelle connessioni tanto con il mondo globale che con il territorio locale), la “modularità temporale” (il tempo come variabile scalare per individuare diverse modalità di occupazione dell’abitazione). Nel panorama di casi che si va tratteggiando si evidenziano alcuni aspetti critici emergenti nonché nuovi registri narrativi volti a raccontare l’architettura contemporanea attraverso linguaggi distanti dall’estetica patinata (artefatta, manierata) delle riviste di settore e dei video promozionali incentrati sul modello della perfezione, abbracciando piuttosto un approccio critico che accoglie le sbavature, le disfunzioni, gli errori, i “contrattempi” progettuali quali leve di discussione ma anche di valorizzazione di processi, metodi e ripensamenti. Il linguaggio audiovisivo ben si presta a questo tipo di indagine, infatti la modalità di comunicazione che tratta l’architettura da un punto di vista puramente estetico (come se fosse moda o arte) non è più il modello in cui criticamente la cultura del progetto si riconosce. L’architettura non è un abito, ha un rapporto profondo con le persone che la vivono: Naturalmente il discorso in sé non è nuovo: da un classico come Jane Jacobs al Koolhaas di Post-Occupancy, dagli scritti e le pratiche di Giancarlo De Carlo, dai reportage architettonici stilati da scrittori ai film come Sacro GRA di Rosi, non si può dire che nessuno l’abbia mai esplorato, sia pure con intenzioni ed esiti diversi.
2020
Costruire l’abitare contemporaneo. Nuovi temi e metodi del progetto
978-88-9387-113-6
culture dell'abitare, narrazioni audiovisive, architettura contemporanea
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1132555
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