Una delle sfide architettoniche contemporanee più urgenti è rappresentata dalla riprogettazione di ingenti porzioni di sistemi urbani ereditati da assetti socio-economici oramai svuotatisi delle loro ambizioni originali. Qui persistono complessi architettonici a differenti scale che, coinvolti in fenomeni epocali di dismissione, presentano oggi un quadro di sotto-utilizzo, abbandono non programmato e obsolescenza accelerata, con la conseguente perdita di ogni statuto architettonico-sociale e quindi, almeno apparentemente, di qualsiasi opportunità di abitabilità. Esiste, tuttavia, una strada alternativa all’oblio ed alla cancellazione che, nella consapevolezza del valore intrinseco del patrimonio ‘già costruito’, guarda ad esso come occasione di nuove forme di progettazione, sostenibile e consapevole, caratterizzata da utilizzi innovativi e flessibili, dove la conformazione di modalità evolutive dei principi insediativi e della costruzione dell’ambiente antropizzato siano centrali nella definizione di significati alternativi dell’idea stessa di ‘abitare contemporaneo’, intesi come modelli di riconquista proattiva, compartecipata e multi-scalare di questi luoghi. Una progettazione intrinsecamente d’interni, perché proprio dallo spazio pre-esistente, definito e delimitato, avvia un radicale cambiamento ideologico: dal “vuoto a perdere” al “vuoto a prendere”, per una rigenerazione del territorio costruito, della sua organizzazione socio-economica e culturale e delle sue opportunità insediative. In questa direzione, dal 2013, si è sviluppata LABZONE2, un’attività di ricerca e sperimentazione didattica sul campo che, muovendo dalle diversità fisiche, sociali, culturali e produttive della Municipalità 2 di Milano, rilette quali risorse primarie, ha messo a punto, con un approccio di ricerca/azione, modalità alternative di progettazione architettonica, in grado di intrecciare in maniera sistemica il recupero dell’esistente e la rigenerazione urbana con pratiche d’inclusione sociale e di attivazione culturale. In stretto rapporto con gli attori locali e le realtà dell’associazionismo, si è svolta un’attività immersiva nel contesto, sperimentando approcci metodologici innovativi e multidisciplinari per la configurazione di dispositivi d’abitabilità alternativi per sistemi architettonici dismessi, quali: - i Magazzini Raccordati della Stazione Centrale (rete di micro attività imprenditoriali e sociali a gestione agevolata e circolare, sistema dell’accoglienza a migranti e senza fissa dimora, parco lineare); - l’area dell’ex Mercato del pesce (centro d’incontro multiculturale); - i mercati comunali di Viale Monza (cultura multietnica del cibo); - la via d’acqua del Naviglio Martesana (ecomuseo paesaggistico e cultura locale). Si è così definito un network territoriale diffuso di riappropriazione architettonica, che rivede il ruolo del progetto di interni oggi, quale strumento catalizzatore d’iniziative d’inclusione e rigenerazione sociale. Il contributo illustrerà le finalità, la metodologia, gli esiti progettuali in termini di strategie e applicazioni dell’esperienza condotta.

Dal “vuoto a perdere” al “vuoto a prendere”. L’architettura degli interni come innesco per la riprogettazione multiscalare e compartecipata di sistemi architettonici sotto-utilizzati o dismessi

M. Borsotti
2020-01-01

Abstract

Una delle sfide architettoniche contemporanee più urgenti è rappresentata dalla riprogettazione di ingenti porzioni di sistemi urbani ereditati da assetti socio-economici oramai svuotatisi delle loro ambizioni originali. Qui persistono complessi architettonici a differenti scale che, coinvolti in fenomeni epocali di dismissione, presentano oggi un quadro di sotto-utilizzo, abbandono non programmato e obsolescenza accelerata, con la conseguente perdita di ogni statuto architettonico-sociale e quindi, almeno apparentemente, di qualsiasi opportunità di abitabilità. Esiste, tuttavia, una strada alternativa all’oblio ed alla cancellazione che, nella consapevolezza del valore intrinseco del patrimonio ‘già costruito’, guarda ad esso come occasione di nuove forme di progettazione, sostenibile e consapevole, caratterizzata da utilizzi innovativi e flessibili, dove la conformazione di modalità evolutive dei principi insediativi e della costruzione dell’ambiente antropizzato siano centrali nella definizione di significati alternativi dell’idea stessa di ‘abitare contemporaneo’, intesi come modelli di riconquista proattiva, compartecipata e multi-scalare di questi luoghi. Una progettazione intrinsecamente d’interni, perché proprio dallo spazio pre-esistente, definito e delimitato, avvia un radicale cambiamento ideologico: dal “vuoto a perdere” al “vuoto a prendere”, per una rigenerazione del territorio costruito, della sua organizzazione socio-economica e culturale e delle sue opportunità insediative. In questa direzione, dal 2013, si è sviluppata LABZONE2, un’attività di ricerca e sperimentazione didattica sul campo che, muovendo dalle diversità fisiche, sociali, culturali e produttive della Municipalità 2 di Milano, rilette quali risorse primarie, ha messo a punto, con un approccio di ricerca/azione, modalità alternative di progettazione architettonica, in grado di intrecciare in maniera sistemica il recupero dell’esistente e la rigenerazione urbana con pratiche d’inclusione sociale e di attivazione culturale. In stretto rapporto con gli attori locali e le realtà dell’associazionismo, si è svolta un’attività immersiva nel contesto, sperimentando approcci metodologici innovativi e multidisciplinari per la configurazione di dispositivi d’abitabilità alternativi per sistemi architettonici dismessi, quali: - i Magazzini Raccordati della Stazione Centrale (rete di micro attività imprenditoriali e sociali a gestione agevolata e circolare, sistema dell’accoglienza a migranti e senza fissa dimora, parco lineare); - l’area dell’ex Mercato del pesce (centro d’incontro multiculturale); - i mercati comunali di Viale Monza (cultura multietnica del cibo); - la via d’acqua del Naviglio Martesana (ecomuseo paesaggistico e cultura locale). Si è così definito un network territoriale diffuso di riappropriazione architettonica, che rivede il ruolo del progetto di interni oggi, quale strumento catalizzatore d’iniziative d’inclusione e rigenerazione sociale. Il contributo illustrerà le finalità, la metodologia, gli esiti progettuali in termini di strategie e applicazioni dell’esperienza condotta.
2020
Costruire l’abitare contemporaneo. Nuovi temi e metodi del progetto
978-88-9387-117-4
978-88-9387-113-6
interni, rigenerazione urbana, innovazione sociale, progettazione compartecipata, riuso adattivo, multiscalarità
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