L’avvenuta internazionalizzazione della Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano, che ha visto prevalere quest’anno la domanda del percorso di studio in inglese, sollecita alcune riflessioni sulla definizione ontologica del progetto di architettura nelle sue pratiche di insegnamento. Dal confronto interculturale con un’aula composita nel suo amalgama internazionale e quindi multiculturale, emerge la necessità di risignificare dalle fondamenta ogni concetto, strumento o apparato teorico utilizzato, anche al livello della Magistrale. Parimenti, si acuisce la sfida di trasmettere nelle poche settimane del semestre una tradizione del progetto di architettura che vorrebbe aspirare a produrre conoscenza rispetto ai contesti di intervento, avendo come mezzo ed esito tutta la complessità del progetto di architettura: che è progetto urbano e non urban design, che è forma ma non solo oggetto, che è tema e non solo adesione alla funzione, che è ridisegno del paesaggio ma non è genericamente landscape. D’altro canto, se ci poniamo anche l’obiettivo che la strumentazione del progetto di architettura riacquisti una valenza scientifica in quanto modo specifico di produrre e organizzare conoscenza, e vogliamo aprire una riflessione sincera sulla marginalità manifesta e patita nel confronto con le discipline specialistiche, già vincenti sul mercato - le quali ormai ne erodono anche dall’interno compiti e ruoli-, allora occorre affrontare il nodo di quale cultura del progetto si trasmette all’interno di un Laboratorio sempre più internazionale nella conformazione e nei temi. In questo quadro problematico, la sperimentazione condotta con la Doppia Laurea in Architettura avviata e coordinata dalla scrivente dal 2014 con la Xi’an University of Architecture e Technology (Cina) ha inteso costruire un programma sperimentale imperniato sul Laboratorio di Laurea come Joint Studio, realizzando uno scambio interculturale non limitato alla “diversificazione della carriera” all’estero ma che consenta di andare in profondità nella conoscenza dei casi studio e nella strumentazione implicate dall’esperienza internazionale. Attraverso il coordinamento di una squadra internazionale di docenti, la selezione condivisa dei contesti e temi di applicazione, l’approfondimento garantito dalla partecipazione nel biennio a due workshop internazionali di un mese ciascuno, lo scambio di visiting professor e dottorandi, e le opportunità dell’Erasmus +, il Programma consente di integrare conoscenze acquisite e nuove aperture, con l’approfondimento necessario di cui possa beneficiare l’intero Architectural Studio. Il coordinamento con altri accordi di Doppia Laurea e scambio con Tsinghua University e Southeast University consentirà di ampliare il confronto metodologico e interculturale, offrendo ulteriori possibilità di effettiva cooperazione internazionale.
Il laboratorio altrove - sperimentazioni tra ricerca e didattica: alternative o integrate?
Laura Anna Pezzetti
2019-01-01
Abstract
L’avvenuta internazionalizzazione della Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano, che ha visto prevalere quest’anno la domanda del percorso di studio in inglese, sollecita alcune riflessioni sulla definizione ontologica del progetto di architettura nelle sue pratiche di insegnamento. Dal confronto interculturale con un’aula composita nel suo amalgama internazionale e quindi multiculturale, emerge la necessità di risignificare dalle fondamenta ogni concetto, strumento o apparato teorico utilizzato, anche al livello della Magistrale. Parimenti, si acuisce la sfida di trasmettere nelle poche settimane del semestre una tradizione del progetto di architettura che vorrebbe aspirare a produrre conoscenza rispetto ai contesti di intervento, avendo come mezzo ed esito tutta la complessità del progetto di architettura: che è progetto urbano e non urban design, che è forma ma non solo oggetto, che è tema e non solo adesione alla funzione, che è ridisegno del paesaggio ma non è genericamente landscape. D’altro canto, se ci poniamo anche l’obiettivo che la strumentazione del progetto di architettura riacquisti una valenza scientifica in quanto modo specifico di produrre e organizzare conoscenza, e vogliamo aprire una riflessione sincera sulla marginalità manifesta e patita nel confronto con le discipline specialistiche, già vincenti sul mercato - le quali ormai ne erodono anche dall’interno compiti e ruoli-, allora occorre affrontare il nodo di quale cultura del progetto si trasmette all’interno di un Laboratorio sempre più internazionale nella conformazione e nei temi. In questo quadro problematico, la sperimentazione condotta con la Doppia Laurea in Architettura avviata e coordinata dalla scrivente dal 2014 con la Xi’an University of Architecture e Technology (Cina) ha inteso costruire un programma sperimentale imperniato sul Laboratorio di Laurea come Joint Studio, realizzando uno scambio interculturale non limitato alla “diversificazione della carriera” all’estero ma che consenta di andare in profondità nella conoscenza dei casi studio e nella strumentazione implicate dall’esperienza internazionale. Attraverso il coordinamento di una squadra internazionale di docenti, la selezione condivisa dei contesti e temi di applicazione, l’approfondimento garantito dalla partecipazione nel biennio a due workshop internazionali di un mese ciascuno, lo scambio di visiting professor e dottorandi, e le opportunità dell’Erasmus +, il Programma consente di integrare conoscenze acquisite e nuove aperture, con l’approfondimento necessario di cui possa beneficiare l’intero Architectural Studio. Il coordinamento con altri accordi di Doppia Laurea e scambio con Tsinghua University e Southeast University consentirà di ampliare il confronto metodologico e interculturale, offrendo ulteriori possibilità di effettiva cooperazione internazionale.File | Dimensione | Formato | |
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