In Cividale, piccola frazione rurale del Comune di Rivarolo Mantovano (Mn), le fonti e le sopravvivenze architettoniche testimoniano l'antica esistenza di un "viridarium", ossia di un giardino e di un "barco", entrambi sostanzialmente perduti: il primo legato alla gonzaghesca Corte Grande (o Palazzo) e il secondo connesso alla demolita e un tempo poco distante Torre Stella, architettura anch'essa da assegnare ad un rappresentante della famiglia Gonzaga, appartenente ai rami cadetti di Bozzolo, Sabbioneta e Rivarolo. La Corte sorse all'incrocio di importanti vie di comunicazione, l'antica Vicinale per Cremona e la via Vitelliana per Bozzolo, costituendo, insieme a Torre Stella, un punto nodale del corto asse stradale alberato detto "delle Pioppe", al confine fra i territori gonzagheschi di Rivarolo, Spineda, Sabbioneta, Bozzolo e quelli del vicino Ducato di Milano, le cui terre iniziavano oltre il corso del canale Navarolo. La Corte appartenne a Febo sr. Gonzaga, figlio adulterino di Gianfrancesco (1446-96), e ai suoi discendenti. Alla luce di inediti documenti d'archivio (soprattutto notarili) il saggio ripercorre gli anni di impianto della Corte (plausibilmente edificata, almeno in parte, entro il 1497 e, dopo la morte di Febo sr., abitata dalla consorte Margherita d'Este) e quelli di ingrandimento, con la costruzione, accanto alla "domus vetus" e al suo "viridarium", di una "domus nova" voluta forse dai nipoti di Febo sr., i fratelli Febo jr. e Federico, o dallo zio di quest'ultimo, Ippolito Gonzaga. La Corte Grande (o Palazzo) corrisponderebbe dunque, insieme alla contigua Corte Ercole (appartenuta forse a Gianfrancesco 'Ercole' Gonzaga, padre di Federico e fratello di Ippolito), al maggiore e più monumentale insediamento gonzaghesco dell'area. Essa, nonostante i secoli di uso 'massarizio', esibisce ancora (soprattutto all'interno) caratteri costruttivi e decorativi compatibili con maestranze e artisti attivi non tanto all'epoca di Febo sr. e dei figli Gianfrancesco 'Ercole' e Ippolito, quanto piuttosto con maestranze operanti negli anni e nell'ambito della committenza di Vespasiano Gonzaga. Proprio al duca di Sabbioneta gli storici, ignorando il ruolo svolto da Febo sr. e dai suo successori, hanno tradizionalmente ascritto la proprietà del complesso, sino alla morte di Vespasiano avvenuta nel 1591, ma in realtà le fonti non rivelano mai la sua permanenza in Cividale. L'impianto del giardino, del palazzo e le sue decorazioni (attribuite al pittore Giulio Rubone, epigono di Giulio Romano, attivo a Sabbioneta e nelle non lontana Corte Castiglioni di Casatico di Marcaria) sarebbero quindi da ascrivere non al duca Vespasiano, bensì ai discendenti di Febo sr. Gonzaga. Per quanto si ignorino i passaggi di proprietà successivi alla metà del XVI secolo, è noto che Corte Grande (o Palazzo) appartenne ai conti Peyri e Castiglioni. Il saggio prosegue dunque con la ricostruzione degli assetti fra XVIII e XX secolo.
[Rivarolo Mantovano]. Il giardino di Corte Palazzo o Grande [60]
C. Togliani
2018-01-01
Abstract
In Cividale, piccola frazione rurale del Comune di Rivarolo Mantovano (Mn), le fonti e le sopravvivenze architettoniche testimoniano l'antica esistenza di un "viridarium", ossia di un giardino e di un "barco", entrambi sostanzialmente perduti: il primo legato alla gonzaghesca Corte Grande (o Palazzo) e il secondo connesso alla demolita e un tempo poco distante Torre Stella, architettura anch'essa da assegnare ad un rappresentante della famiglia Gonzaga, appartenente ai rami cadetti di Bozzolo, Sabbioneta e Rivarolo. La Corte sorse all'incrocio di importanti vie di comunicazione, l'antica Vicinale per Cremona e la via Vitelliana per Bozzolo, costituendo, insieme a Torre Stella, un punto nodale del corto asse stradale alberato detto "delle Pioppe", al confine fra i territori gonzagheschi di Rivarolo, Spineda, Sabbioneta, Bozzolo e quelli del vicino Ducato di Milano, le cui terre iniziavano oltre il corso del canale Navarolo. La Corte appartenne a Febo sr. Gonzaga, figlio adulterino di Gianfrancesco (1446-96), e ai suoi discendenti. Alla luce di inediti documenti d'archivio (soprattutto notarili) il saggio ripercorre gli anni di impianto della Corte (plausibilmente edificata, almeno in parte, entro il 1497 e, dopo la morte di Febo sr., abitata dalla consorte Margherita d'Este) e quelli di ingrandimento, con la costruzione, accanto alla "domus vetus" e al suo "viridarium", di una "domus nova" voluta forse dai nipoti di Febo sr., i fratelli Febo jr. e Federico, o dallo zio di quest'ultimo, Ippolito Gonzaga. La Corte Grande (o Palazzo) corrisponderebbe dunque, insieme alla contigua Corte Ercole (appartenuta forse a Gianfrancesco 'Ercole' Gonzaga, padre di Federico e fratello di Ippolito), al maggiore e più monumentale insediamento gonzaghesco dell'area. Essa, nonostante i secoli di uso 'massarizio', esibisce ancora (soprattutto all'interno) caratteri costruttivi e decorativi compatibili con maestranze e artisti attivi non tanto all'epoca di Febo sr. e dei figli Gianfrancesco 'Ercole' e Ippolito, quanto piuttosto con maestranze operanti negli anni e nell'ambito della committenza di Vespasiano Gonzaga. Proprio al duca di Sabbioneta gli storici, ignorando il ruolo svolto da Febo sr. e dai suo successori, hanno tradizionalmente ascritto la proprietà del complesso, sino alla morte di Vespasiano avvenuta nel 1591, ma in realtà le fonti non rivelano mai la sua permanenza in Cividale. L'impianto del giardino, del palazzo e le sue decorazioni (attribuite al pittore Giulio Rubone, epigono di Giulio Romano, attivo a Sabbioneta e nelle non lontana Corte Castiglioni di Casatico di Marcaria) sarebbero quindi da ascrivere non al duca Vespasiano, bensì ai discendenti di Febo sr. Gonzaga. Per quanto si ignorino i passaggi di proprietà successivi alla metà del XVI secolo, è noto che Corte Grande (o Palazzo) appartenne ai conti Peyri e Castiglioni. Il saggio prosegue dunque con la ricostruzione degli assetti fra XVIII e XX secolo.File | Dimensione | Formato | |
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