La bonifica del Territorio a Sud di Mantova, promosso dall'omonimo Consorzio idraulico, costituisce uno dei più imponenti ed efficaci saggi di perizia tecnica e ingegneristica maturata e realizzata nel primo trentennio del XX secolo in Italia. Innestata sul reticolo idrografico della precedente bonifica gonzaghesca (attuata esattamente quattro secoli prima, negli anni Trenta del '500), la sistemazione territoriale definitiva prese avvio dopo la prima sperimentazione mantovana di bonifica meccanica, quella avviata nel latifondo di Virgiliana a Pietole Vecchia (Borgo Virgilio, Mn), grazie al "turbine" (e non alle ruote, come quelle attivate negli stessi anni dall'ingegnere Cesare de Lotto nei comuni di Cavarzere e di Adria) azionato da una macchina a vapore, installato nel 1855 in località "Macchina Fissa" (alla Chiavica dei Bissi) dall'ingegnere Giovanni Kummele della ditta Schlegel di Milano per conto del marchese Rodolfo Varano di Camerino. Il primo progetto organico per la bonifica meccanica di un comprensorio la cui estensione superasse quella della tenuta di Virgiliana (anche secondo le visioni e le proposte degli ingegneri Antonio Averone e Giuseppe Nicora) fu commissionato dai Consorzi idraulici di Fossato Gherardo, di Bolognina, di Fossegone e di Valle di Paiolo (tutti territori a sud di Mantova) agli ingegneri Davide Alessandrini e Camillo Colorni, che ne terminarono la stesura di massima il 23 dicembre 1915. Sulla base del progetto si costituì, nel 1919, il Consorzio di Bonifica di I Categoria del Territorio a Sud di Mantova. Nonostante i ritardi dettati dalla necessità di coordinare il progetto esecutivo con quello relativo alla sistemazione dei laghi di Mantova (ingg. Luigi Villoresi e Carlo Arrivabene), alle proposte per il nuovo porto di Migliaretto al servizio della città (ingg. Carlo Arrivabene e Olindo Bergamaschi) ed alla regolazione del livello dell'asta del Mincio inferiore tramite la chiusa di Governolo (affiancata dalla nuova conca di navigazione Vittorio Emanuele III), i lavori ad alcuni canali venivano avviati sotto la direzione dell'ing. Giacomo Pedrelli. Quest'ultimo, partendo da quello di massima Alessandrini-Colorni, stese un nuovo progetto di massima e quello esecutivo del primo lotto (1920). L'ing. Carlo Togliani, divenuto presidente del Consorzio nel 1921, sottopose il progetto ad una commissione tecnica costituita dagli ingegneri Tullio Gloria di Padova, Antonio Zecchettini di Rovigo, Carlo Arrivabene di Mantova e Luigi Villoresi di Milano. Dopo di allora, cioè dal 1922, fu accettata la collaborazione dell'ing. Carlo Arrivabene che suggerì, in opposizione a Pedrelli, nuove soluzioni, tanto più onerose da essere ritenute superflue e determinare il dissenso e le dimissioni dell'ing. Togliani. Nominato un nuovo presidente nell'ing. Guido Riva Berni e una nuova deputazione, Arrivabene presentò il proprio Progetto di Massima il 19 settembre 1922, il che determinò a sua volta le dimissioni dell'ing. Pedrelli. L'opposizione alle scelte di Arrivabene, caldeggiata soprattutto dall'ing. Togliani, sancì l'assunzione, nel 1923, di un nuovo direttore tecnico, l'ing. Pietro Ploner, uscito (come Villoresi e Togliani) dal Regio Istituto Tecnico Superiore di Milano. Le pressioni esterne di Giuseppe Moschini (politico e segretario economico provinciale) e dell'Ordine degli ingegneri (avanzate da Alberto Cristofori, Guido dall'Aglio ed Ettore Parmeggiani su istanza di Pedrelli) condussero al commissariamento dell'ente e alla correzione di alcune delle soluzioni suggerite da Arrivabene. Il presente saggio, dopo aver percorso queste articolate vicende (sino ad oggi inedite), sempre alla luce di documentazione d'archivio e di rari opuscoli dell'epoca, ripercorre la storia dei progetti definitivi, stesi da Arrivabene e (dopo la sua morte, avvenuta nel 1927) parzialmente corretti da Ploner (assistito dagli ingg. Umberto Manetti e Aldo Zanetti). Con Ploner mutò l'impianto della bonifica e l'assetto della meccanizzazione, eliminando l'impianto idrovoro dell'Organo, prevedendo un unico grande stabilimento presso la Chiavica di Travata, rifiutando l'accoppiamento motori diesel-pompe, sostituito da un più moderno sistema di motori elettrici-pompe alimentati dall'energia fornita dalla nuova centrale termica in grado di far funzionare anche gli impianti minori del Forte di Pietole, di Valletta Valsecchi e di Ponte Arlotto a Mantova. Alcune soluzioni formali pensate da Ploner per l'Impianto Idrovoro e la Centrale Termica di Travata richiamano quelle adottate dall'architetto Piero Portaluppi (sempre del Regio Istituto Tecnico Superiore di Milano) per le centrali idroelettriche di Trecate (No), del Molare (Al) e di Valdo Formazza (VB). Il saggio costituisce l'occasione anche per ricordare l'attività di ditte fornitrici ed esecutrici, attive nel settore meccanico ed edilizio, di artigiani e decoratori, tutti impegnati nella costruzione di uno dei più riusciti, efficienti e vitali impianti di bonifica dell'intera Valle Padana.
Travata 90. La Bonifica del Territorio a Sud di Mantova. Nel 90° anniversario dell'inaugurazione dell'Impianto Idrovoro di Travata
C. Togliani
2019-01-01
Abstract
La bonifica del Territorio a Sud di Mantova, promosso dall'omonimo Consorzio idraulico, costituisce uno dei più imponenti ed efficaci saggi di perizia tecnica e ingegneristica maturata e realizzata nel primo trentennio del XX secolo in Italia. Innestata sul reticolo idrografico della precedente bonifica gonzaghesca (attuata esattamente quattro secoli prima, negli anni Trenta del '500), la sistemazione territoriale definitiva prese avvio dopo la prima sperimentazione mantovana di bonifica meccanica, quella avviata nel latifondo di Virgiliana a Pietole Vecchia (Borgo Virgilio, Mn), grazie al "turbine" (e non alle ruote, come quelle attivate negli stessi anni dall'ingegnere Cesare de Lotto nei comuni di Cavarzere e di Adria) azionato da una macchina a vapore, installato nel 1855 in località "Macchina Fissa" (alla Chiavica dei Bissi) dall'ingegnere Giovanni Kummele della ditta Schlegel di Milano per conto del marchese Rodolfo Varano di Camerino. Il primo progetto organico per la bonifica meccanica di un comprensorio la cui estensione superasse quella della tenuta di Virgiliana (anche secondo le visioni e le proposte degli ingegneri Antonio Averone e Giuseppe Nicora) fu commissionato dai Consorzi idraulici di Fossato Gherardo, di Bolognina, di Fossegone e di Valle di Paiolo (tutti territori a sud di Mantova) agli ingegneri Davide Alessandrini e Camillo Colorni, che ne terminarono la stesura di massima il 23 dicembre 1915. Sulla base del progetto si costituì, nel 1919, il Consorzio di Bonifica di I Categoria del Territorio a Sud di Mantova. Nonostante i ritardi dettati dalla necessità di coordinare il progetto esecutivo con quello relativo alla sistemazione dei laghi di Mantova (ingg. Luigi Villoresi e Carlo Arrivabene), alle proposte per il nuovo porto di Migliaretto al servizio della città (ingg. Carlo Arrivabene e Olindo Bergamaschi) ed alla regolazione del livello dell'asta del Mincio inferiore tramite la chiusa di Governolo (affiancata dalla nuova conca di navigazione Vittorio Emanuele III), i lavori ad alcuni canali venivano avviati sotto la direzione dell'ing. Giacomo Pedrelli. Quest'ultimo, partendo da quello di massima Alessandrini-Colorni, stese un nuovo progetto di massima e quello esecutivo del primo lotto (1920). L'ing. Carlo Togliani, divenuto presidente del Consorzio nel 1921, sottopose il progetto ad una commissione tecnica costituita dagli ingegneri Tullio Gloria di Padova, Antonio Zecchettini di Rovigo, Carlo Arrivabene di Mantova e Luigi Villoresi di Milano. Dopo di allora, cioè dal 1922, fu accettata la collaborazione dell'ing. Carlo Arrivabene che suggerì, in opposizione a Pedrelli, nuove soluzioni, tanto più onerose da essere ritenute superflue e determinare il dissenso e le dimissioni dell'ing. Togliani. Nominato un nuovo presidente nell'ing. Guido Riva Berni e una nuova deputazione, Arrivabene presentò il proprio Progetto di Massima il 19 settembre 1922, il che determinò a sua volta le dimissioni dell'ing. Pedrelli. L'opposizione alle scelte di Arrivabene, caldeggiata soprattutto dall'ing. Togliani, sancì l'assunzione, nel 1923, di un nuovo direttore tecnico, l'ing. Pietro Ploner, uscito (come Villoresi e Togliani) dal Regio Istituto Tecnico Superiore di Milano. Le pressioni esterne di Giuseppe Moschini (politico e segretario economico provinciale) e dell'Ordine degli ingegneri (avanzate da Alberto Cristofori, Guido dall'Aglio ed Ettore Parmeggiani su istanza di Pedrelli) condussero al commissariamento dell'ente e alla correzione di alcune delle soluzioni suggerite da Arrivabene. Il presente saggio, dopo aver percorso queste articolate vicende (sino ad oggi inedite), sempre alla luce di documentazione d'archivio e di rari opuscoli dell'epoca, ripercorre la storia dei progetti definitivi, stesi da Arrivabene e (dopo la sua morte, avvenuta nel 1927) parzialmente corretti da Ploner (assistito dagli ingg. Umberto Manetti e Aldo Zanetti). Con Ploner mutò l'impianto della bonifica e l'assetto della meccanizzazione, eliminando l'impianto idrovoro dell'Organo, prevedendo un unico grande stabilimento presso la Chiavica di Travata, rifiutando l'accoppiamento motori diesel-pompe, sostituito da un più moderno sistema di motori elettrici-pompe alimentati dall'energia fornita dalla nuova centrale termica in grado di far funzionare anche gli impianti minori del Forte di Pietole, di Valletta Valsecchi e di Ponte Arlotto a Mantova. Alcune soluzioni formali pensate da Ploner per l'Impianto Idrovoro e la Centrale Termica di Travata richiamano quelle adottate dall'architetto Piero Portaluppi (sempre del Regio Istituto Tecnico Superiore di Milano) per le centrali idroelettriche di Trecate (No), del Molare (Al) e di Valdo Formazza (VB). Il saggio costituisce l'occasione anche per ricordare l'attività di ditte fornitrici ed esecutrici, attive nel settore meccanico ed edilizio, di artigiani e decoratori, tutti impegnati nella costruzione di uno dei più riusciti, efficienti e vitali impianti di bonifica dell'intera Valle Padana.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Catalogo Travata_compressed (1).pdf
Accesso riservato
:
Publisher’s version
Dimensione
9.87 MB
Formato
Adobe PDF
|
9.87 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.