Ancora oggi, la ‘questione delle abitazioni’ costituisce espressione e strumento delle diseguaglianze sociali e spaziali, collocata nel punto di intersezione tra bisogno sociale, mercato immobiliare e finalità pubbliche di governo del territorio. Numerose ricerche in questi anni (tra queste il Rapporto Italia Contributo a Habitat III, Quito 2016; Fregolent L., Torri R., a cura di, L’Italia senza casa, 2017) delineano un paese che invecchia, sempre più multiculturale, con famiglie impoverite dalla crisi e dagli effetti che questa esercita sui mercati del lavoro, con forti ripercussioni sulle capacità di procurarsi e mantenere nel tempo un’abitazione adeguata alle proprie esigenze e progetti di vita. In queste condizioni, il quadro degli interventi in materia di politica abitativa è rimasto sostanzialmente immutato dagli anni ’90, quando lo Stato ha delegato il mercato a rispondere alla domanda di alloggi, trascurando il rinnovamento di necessarie politiche abitative a regia pubblica. Dopo la crisi del mercato immobiliare della fine anni 2000 e le sperimentazioni che hanno posto l’accento sui temi della concertazione e della costruzione di nuove partnership pubblico – privato per la produzione di social housing, esito del Piano Casa Nazionale, appare cruciale capire la dinamica delle trasformazioni in corso e la domanda di equità sociale espressa nelle città. Appare altresì rilevante indagare le politiche e gli strumenti regolativi oggi a disposizione per ridurre il disagio abitativo, che contemplano una pluralità di meccanismi, progetti e campi di intervento; merita infine approfondire alcuni aspetti relativi al patrimonio pubblico esistente da riqualificare, ma anche a quello privato da riutilizzare, alla loro dimensione e alla loro localizzazione, per riflettere concretamente sul tema dell’abitare come condensatore di attività edilizie, spaziali, sociali e infrastrutturali. L’articolo intende però ragionare soprattutto sulle prospettive di ricerca e lavoro, che paiono più fertili là dove si impegnano a concettualizzare il ruolo del soggetto pubblico come mobilitatore di risorse diverse da mettere in sinergia e in competizione, al fine di affrontare in modo selettivo i grandi temi contemporanei: welfare, territorio, fiscalità, ambiente. Garantendo al tempo stesso anche un’efficace capacità di monitoraggio e di autovalutazione, per favorire replicabilità delle pratiche e apprendimento collettivo.
La costruzione del problema casa e il ridisegno della regia pubblica
L. Pogliani
2018-01-01
Abstract
Ancora oggi, la ‘questione delle abitazioni’ costituisce espressione e strumento delle diseguaglianze sociali e spaziali, collocata nel punto di intersezione tra bisogno sociale, mercato immobiliare e finalità pubbliche di governo del territorio. Numerose ricerche in questi anni (tra queste il Rapporto Italia Contributo a Habitat III, Quito 2016; Fregolent L., Torri R., a cura di, L’Italia senza casa, 2017) delineano un paese che invecchia, sempre più multiculturale, con famiglie impoverite dalla crisi e dagli effetti che questa esercita sui mercati del lavoro, con forti ripercussioni sulle capacità di procurarsi e mantenere nel tempo un’abitazione adeguata alle proprie esigenze e progetti di vita. In queste condizioni, il quadro degli interventi in materia di politica abitativa è rimasto sostanzialmente immutato dagli anni ’90, quando lo Stato ha delegato il mercato a rispondere alla domanda di alloggi, trascurando il rinnovamento di necessarie politiche abitative a regia pubblica. Dopo la crisi del mercato immobiliare della fine anni 2000 e le sperimentazioni che hanno posto l’accento sui temi della concertazione e della costruzione di nuove partnership pubblico – privato per la produzione di social housing, esito del Piano Casa Nazionale, appare cruciale capire la dinamica delle trasformazioni in corso e la domanda di equità sociale espressa nelle città. Appare altresì rilevante indagare le politiche e gli strumenti regolativi oggi a disposizione per ridurre il disagio abitativo, che contemplano una pluralità di meccanismi, progetti e campi di intervento; merita infine approfondire alcuni aspetti relativi al patrimonio pubblico esistente da riqualificare, ma anche a quello privato da riutilizzare, alla loro dimensione e alla loro localizzazione, per riflettere concretamente sul tema dell’abitare come condensatore di attività edilizie, spaziali, sociali e infrastrutturali. L’articolo intende però ragionare soprattutto sulle prospettive di ricerca e lavoro, che paiono più fertili là dove si impegnano a concettualizzare il ruolo del soggetto pubblico come mobilitatore di risorse diverse da mettere in sinergia e in competizione, al fine di affrontare in modo selettivo i grandi temi contemporanei: welfare, territorio, fiscalità, ambiente. Garantendo al tempo stesso anche un’efficace capacità di monitoraggio e di autovalutazione, per favorire replicabilità delle pratiche e apprendimento collettivo.File | Dimensione | Formato | |
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Il bisogno di giustizia nella città che cambia. Urbanpromo 2018_Fregolent_Pogliani.pdf
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