Il saggio costituisce riflessione storico-critica sul linguaggio figurativo impiegato per la realizzazione della settecentesca chiesa conventuale di Sant’Antonio a Cassano d’Adda. L’autore, dopo aver tratteggiato i capisaldi storiografici e architettonici che hanno condotto alla costituzione della nuova casa appartenente all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, indugia sulle scelte artistiche e simboliche dei padri francescani, qui insediatisi anche per costituire un presidio medico-salutare in questa parte di Lombardia discosta solo una trentina di chilometri dal capoluogo lombardo, attorniata da paesi dall’aria notoriamente poco salubre (es. Melzo). Il saggio evidenzia come la scelta dei frati di affidare a Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino, e a Filippo Abbiati la realizzazione delle tele dell’altare maggiore e delle due cappelle laterali sia da scrivere alla consolidata rete relazionale degli artisti e alla loro capacità interpretativa dei dettami figurativi della religiosità lombarda, ancora fortemente influenzata dalla cultura carliana dei secoli precedenti. L’analisi della simbologia e del linguaggio formale impiegati per la realizzazione delle singole opere offre anche l’occasione per verificare l’esistenza di una specifica estetica cappuccina incentrata sulla semplicità e compostezza delle forme architettoniche, sulla sobrietà degli apparati decorativi, sull’impiego di materiali poveri e perituri (es. legno) e sulla predilezione d’impiegare tele dipinte a discapito di decorazioni più durature, contrarie allo spirito di itinerarietà della stessa comunità franescana.
“Un’architettura per “augmentare sempre più il Divino Culto”. Le decorazioni pittoriche della chiesa dei Cappuccini a Cassano d’Adda.
Ferdinando Zanzottera
2019-01-01
Abstract
Il saggio costituisce riflessione storico-critica sul linguaggio figurativo impiegato per la realizzazione della settecentesca chiesa conventuale di Sant’Antonio a Cassano d’Adda. L’autore, dopo aver tratteggiato i capisaldi storiografici e architettonici che hanno condotto alla costituzione della nuova casa appartenente all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, indugia sulle scelte artistiche e simboliche dei padri francescani, qui insediatisi anche per costituire un presidio medico-salutare in questa parte di Lombardia discosta solo una trentina di chilometri dal capoluogo lombardo, attorniata da paesi dall’aria notoriamente poco salubre (es. Melzo). Il saggio evidenzia come la scelta dei frati di affidare a Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino, e a Filippo Abbiati la realizzazione delle tele dell’altare maggiore e delle due cappelle laterali sia da scrivere alla consolidata rete relazionale degli artisti e alla loro capacità interpretativa dei dettami figurativi della religiosità lombarda, ancora fortemente influenzata dalla cultura carliana dei secoli precedenti. L’analisi della simbologia e del linguaggio formale impiegati per la realizzazione delle singole opere offre anche l’occasione per verificare l’esistenza di una specifica estetica cappuccina incentrata sulla semplicità e compostezza delle forme architettoniche, sulla sobrietà degli apparati decorativi, sull’impiego di materiali poveri e perituri (es. legno) e sulla predilezione d’impiegare tele dipinte a discapito di decorazioni più durature, contrarie allo spirito di itinerarietà della stessa comunità franescana.File | Dimensione | Formato | |
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Un’architettura per “augmentare sempre più il Divino Culto” Rivista ISAL n 26 - bassa risoluz.pdf
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