Il saggio è stato scritto per il catalogo della mostra Gio Ponti. Amare l’architettura, curata da Maristella Casciato e Fulvio Irace con Margherita Guccione, Salvatore Licitra, Francesca Zanella e in collaborazione con CSAC - Centro studi e archivio della comunicazione dell’Università di Parma Gio Ponti Archives, MAXXI, Roma 27.11.2019-27.09.2020. Il saggio rilegge l'opera di Gio Ponti facendo piazza pulita della ricorrente interpretazione per cui la sua architettura esprime un'esclusiva adesione alla casa borghese ed eccentrica di alcuni casi eccezionali. Viene infatti individuato il processo di ricerca compiuto dall'architetto nella definizione della casa adatta a chi la abita, anche in ristrettezze economiche o in poco spazio. Si tratta di una ricerca che si apre con le "domus tipiche" milanesi di via De Togni, ossia dalle origini della tradizione domestica, per poi rallentare senza mai interrompersi: l'attenzione alla piccola scala della casa emerge da diversi articoli sin dai primi anni di "Domus" dove appare evidente anche l’interesse al coordinamento tra produzione industrializzata dei componenti edili e progettazione. Interesse che diviene impegno serrato sulla nuova rivista fondata da Ponti, "Stile", dove, a partire dal 1943, vengono pubblicate una serie di proposte per la ricostruzione della casa nel secondo dopoguerra. Ne scaturisce il principio progettuale della "casa esatta", perfettamente esemplificato dalla pianta libera e flessibile della casa in via Dezza (1956); Ponti espone tipi di “case esatte” anche presso la Triennale di Milano e avvia nuovi contatti con la Feal (Fonderie Elettriche Alluminio e Leghe), giungendo a sperimentare tipi standardizzati dalla pianta fluida, che si possono impiegare tanto nella costruzione di una singola abitazione quanto di edifici a torre. L’architetto approda così al concetto di "casa adatta" che presenta con un prototipo a Eurodomus nel 1970 e in un'ulteriore versione "Feal" nel 1971: è la casa che assicura il massimo comfort anche in uno spazio ridotto grazie alla sua flessibilità. Il programma ideato da Ponti non avrà però un esito concreto nell'edilizia corrente, ma la versatilità della pianta da lui introdotta appare quasi una profezia della attuale fluidità tipologica della società contemporanea.

Tipica, esatta, adatta

M. T. Feraboli
2019-01-01

Abstract

Il saggio è stato scritto per il catalogo della mostra Gio Ponti. Amare l’architettura, curata da Maristella Casciato e Fulvio Irace con Margherita Guccione, Salvatore Licitra, Francesca Zanella e in collaborazione con CSAC - Centro studi e archivio della comunicazione dell’Università di Parma Gio Ponti Archives, MAXXI, Roma 27.11.2019-27.09.2020. Il saggio rilegge l'opera di Gio Ponti facendo piazza pulita della ricorrente interpretazione per cui la sua architettura esprime un'esclusiva adesione alla casa borghese ed eccentrica di alcuni casi eccezionali. Viene infatti individuato il processo di ricerca compiuto dall'architetto nella definizione della casa adatta a chi la abita, anche in ristrettezze economiche o in poco spazio. Si tratta di una ricerca che si apre con le "domus tipiche" milanesi di via De Togni, ossia dalle origini della tradizione domestica, per poi rallentare senza mai interrompersi: l'attenzione alla piccola scala della casa emerge da diversi articoli sin dai primi anni di "Domus" dove appare evidente anche l’interesse al coordinamento tra produzione industrializzata dei componenti edili e progettazione. Interesse che diviene impegno serrato sulla nuova rivista fondata da Ponti, "Stile", dove, a partire dal 1943, vengono pubblicate una serie di proposte per la ricostruzione della casa nel secondo dopoguerra. Ne scaturisce il principio progettuale della "casa esatta", perfettamente esemplificato dalla pianta libera e flessibile della casa in via Dezza (1956); Ponti espone tipi di “case esatte” anche presso la Triennale di Milano e avvia nuovi contatti con la Feal (Fonderie Elettriche Alluminio e Leghe), giungendo a sperimentare tipi standardizzati dalla pianta fluida, che si possono impiegare tanto nella costruzione di una singola abitazione quanto di edifici a torre. L’architetto approda così al concetto di "casa adatta" che presenta con un prototipo a Eurodomus nel 1970 e in un'ulteriore versione "Feal" nel 1971: è la casa che assicura il massimo comfort anche in uno spazio ridotto grazie alla sua flessibilità. Il programma ideato da Ponti non avrà però un esito concreto nell'edilizia corrente, ma la versatilità della pianta da lui introdotta appare quasi una profezia della attuale fluidità tipologica della società contemporanea.
2019
Gio Ponti. Amare l'architettura
9788855210133
Gio Ponti, architettura, interni, arredamento
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1121848
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