Nel panorama architettonico bergamasco, il periodo compreso tra la seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso e i primi anni del XXI secolo, ha visto emergere personalità diverse tra le quali si annovera l’architetto Baran Ciagà (Istanbul, 1934 – Bergamo, 2020), bergamasco d’adozione, autore di oltre 150 progetti molti dei quali realizzati in collaborazione con altri colleghi. Nel 1968 con Walter Barbero, Giuseppe Gambirasio e Giorgio Zenoni ha dato vita ad un intenso sodalizio professionale (durato circa 15 anni) che ha portato alla progettazione e realizzazione di edifici commerciali, terziari e residenziali che sono stati pubblicati su importanti riviste nazionali e internazionali, tra i quali si distingue l’edificio Mobili Bergamo esposto nel 1979 al Moma di New-York nell’ambito della mostra Trasformations in Modern Architecture 1960/1980 che ha rappresentato un importante riconoscimento del lavoro del gruppo. Il presente contributo è l’esito di una ricerca d’archivio che ha avuto come esito l’allestimento di una mostra organizzata a Bergamo (14-29 dicembre 2019) nell’edificio dell’Ateneo di Scienze, Lettere ad Arti, dal titolo Baran Ciagà, architetto: la comunione tra le arti. La ricerca (e quindi al mostra), condotta in sinergia con l’autore, pone in evidenza il particolare interesse che Baran Ciagà ha sempre avuto per la contaminazione dei saperi e per il “lavoro di gruppo” con architetti e artisti (pittori e scultori). Tra di essi vi sono artisti di fama internazionale come Francesco Somaini, Giuliano Collina e Timur Kerim Incedayi. In mostra sono esposti 31 progetti (1968/2011), relativi a diverse città italiane e non solo (Bergamo e provincia, Parma, Spotorno, Cagliari, Pisa, Obigies, Istanbul, Osaka) che hanno coinvolto 6 artisti e 23 architetti. Sono inoltre esposte in originale 13 opere d'arte e 3 oggetti a testimonianza del fecondo rapporto di comunione tra le arti e di padronanza delle diverse scale del progetto (dall'architettura a scala urbana al design di prodotto) che ha caratterizzato il lavoro di Baran Ciagà. La ricerca di un rapporto fecondo di comunione tra le arti e la convinzione che il lavoro di squadra esprima un potenziale superiore rispetto al lavoro individuale rappresentano le caratteristiche peculiari dell’attività professionale di Baran Ciagà. A ciò si aggiunge anche una grande disinvoltura nel governare le diverse scale del progetto (dai progetti a scala urbana al design) e una cura particolare nel progetto degli interni. L’architettura d’interni è del resto concepita come parte integrante dello spazio architettonico, ne rafforza la chiarezza del disegno e si esprime nella necessità - che sempre lo anima - di realizzare su disegno gli elementi d’arredo. E’ come se l’attitudine allo studio del dettaglio tecnico trovasse un’altra modalità di espressione nella studio delle attrezzature per la casa e nei progetti di design (librerie, tavoli, sedie, maniglie, ecc..) dove molto forte è l’attenzione alla scelta dei materiali e alla definizione delle forme concepite in stretta relazione con il corretto funzionamento degli oggetti. La formazione al Politecnico di Milano avvenuta nei primi anni Sessanta del secolo con maestri del calibro di Gio Ponti, Ernesto Nathan Rogers e Pier Giacomo Castiglioni ha fortemente contribuito a costruire il suo modus operandi e ha indirizzato la sua poetica progettuale verso un rigore e un controllo dello spazio di matrice razionale e razionalista che trae i propri riferimenti culturali nella lezione rinascimentale di Leon Battista Alberti e negli insegnamenti di Walter Gropius. L’archivio professionale dell’architetto Baran Ciagà è stato inserito in un lavoro di ricerca condotto in collaborazione con la Soprintendenza Archivistica della Lombardia e dedicato al censimento degli archivi di architettura, design e grafica in Lombardia (editore Casva, 2012), di cui è attualmente in corso di pubblicazione la nuova edizione (2021).

Baran Ciagà, architetto: la comunione tra le arti

G. L. Ciagà
2019-01-01

Abstract

Nel panorama architettonico bergamasco, il periodo compreso tra la seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso e i primi anni del XXI secolo, ha visto emergere personalità diverse tra le quali si annovera l’architetto Baran Ciagà (Istanbul, 1934 – Bergamo, 2020), bergamasco d’adozione, autore di oltre 150 progetti molti dei quali realizzati in collaborazione con altri colleghi. Nel 1968 con Walter Barbero, Giuseppe Gambirasio e Giorgio Zenoni ha dato vita ad un intenso sodalizio professionale (durato circa 15 anni) che ha portato alla progettazione e realizzazione di edifici commerciali, terziari e residenziali che sono stati pubblicati su importanti riviste nazionali e internazionali, tra i quali si distingue l’edificio Mobili Bergamo esposto nel 1979 al Moma di New-York nell’ambito della mostra Trasformations in Modern Architecture 1960/1980 che ha rappresentato un importante riconoscimento del lavoro del gruppo. Il presente contributo è l’esito di una ricerca d’archivio che ha avuto come esito l’allestimento di una mostra organizzata a Bergamo (14-29 dicembre 2019) nell’edificio dell’Ateneo di Scienze, Lettere ad Arti, dal titolo Baran Ciagà, architetto: la comunione tra le arti. La ricerca (e quindi al mostra), condotta in sinergia con l’autore, pone in evidenza il particolare interesse che Baran Ciagà ha sempre avuto per la contaminazione dei saperi e per il “lavoro di gruppo” con architetti e artisti (pittori e scultori). Tra di essi vi sono artisti di fama internazionale come Francesco Somaini, Giuliano Collina e Timur Kerim Incedayi. In mostra sono esposti 31 progetti (1968/2011), relativi a diverse città italiane e non solo (Bergamo e provincia, Parma, Spotorno, Cagliari, Pisa, Obigies, Istanbul, Osaka) che hanno coinvolto 6 artisti e 23 architetti. Sono inoltre esposte in originale 13 opere d'arte e 3 oggetti a testimonianza del fecondo rapporto di comunione tra le arti e di padronanza delle diverse scale del progetto (dall'architettura a scala urbana al design di prodotto) che ha caratterizzato il lavoro di Baran Ciagà. La ricerca di un rapporto fecondo di comunione tra le arti e la convinzione che il lavoro di squadra esprima un potenziale superiore rispetto al lavoro individuale rappresentano le caratteristiche peculiari dell’attività professionale di Baran Ciagà. A ciò si aggiunge anche una grande disinvoltura nel governare le diverse scale del progetto (dai progetti a scala urbana al design) e una cura particolare nel progetto degli interni. L’architettura d’interni è del resto concepita come parte integrante dello spazio architettonico, ne rafforza la chiarezza del disegno e si esprime nella necessità - che sempre lo anima - di realizzare su disegno gli elementi d’arredo. E’ come se l’attitudine allo studio del dettaglio tecnico trovasse un’altra modalità di espressione nella studio delle attrezzature per la casa e nei progetti di design (librerie, tavoli, sedie, maniglie, ecc..) dove molto forte è l’attenzione alla scelta dei materiali e alla definizione delle forme concepite in stretta relazione con il corretto funzionamento degli oggetti. La formazione al Politecnico di Milano avvenuta nei primi anni Sessanta del secolo con maestri del calibro di Gio Ponti, Ernesto Nathan Rogers e Pier Giacomo Castiglioni ha fortemente contribuito a costruire il suo modus operandi e ha indirizzato la sua poetica progettuale verso un rigore e un controllo dello spazio di matrice razionale e razionalista che trae i propri riferimenti culturali nella lezione rinascimentale di Leon Battista Alberti e negli insegnamenti di Walter Gropius. L’archivio professionale dell’architetto Baran Ciagà è stato inserito in un lavoro di ricerca condotto in collaborazione con la Soprintendenza Archivistica della Lombardia e dedicato al censimento degli archivi di architettura, design e grafica in Lombardia (editore Casva, 2012), di cui è attualmente in corso di pubblicazione la nuova edizione (2021).
2019
Bramani Lubrina Editore
9788877667151
Baran Ciagà
Architettura contemporanea
Design degli interni
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1119918
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