Il saggio ripercorre le vicende che caratterizzano la ricostruzione post bellica a Messina dopo il secondo conflitto mondiale sottolineando, in particolare, l’atipicità di questa ricostruzione nel contesto nazionale. Messina, che per la sua posizione strategica risulta la città siciliana maggiormente danneggiata dai bombardamenti, agli esordi del conflitto non ha ancora chiuso i conti con la grande ricostruzione che segue il sisma del 1908, pertanto, le strategie per la nuova rinascita si riannodano alle vicende post sismiche, ripercorrendone, in molti casi, gli errori e le mancanze. Infatti, nonostante la città non partecipi ai temi allora in discussione a livello nazionale: sventramenti, geometrizzazione dei tracciati viari e, più in generale, ammodernamento del nucleo antico (poiché in quanto città rifondata, essa è già organizzata secondo criteri moderni) è pur vero che in un primo momento le distruzioni belliche, seppure non impongano una variazione considerevole dell’assetto urbano, sono comunque l’occasione per riflettere sulla città post sismica, sulla mancanza di identità del suo centro urbano, sul rapporto con l’architettura monumentale già ricostruita e nuovamente distrutta dai bombardamenti. Tuttavia, nonostante i tentativi teorici e nonostante l’aiuto considerevole del comando alleato, il dibattito sulla ricostruzione non approderà a scelte urbanistiche lungimiranti, come dimostra la rinuncia, nonostante l’entità dei danni, alla redazione di un piano di ricostruzione che potesse quanto meno riflettere sugli errori del vecchio piano del 1911.

La città fantasma. Danni bellici e politiche di ricostruzione a Messina nel secondo dopoguerra (1943-1959)

A. M. Oteri
2008-01-01

Abstract

Il saggio ripercorre le vicende che caratterizzano la ricostruzione post bellica a Messina dopo il secondo conflitto mondiale sottolineando, in particolare, l’atipicità di questa ricostruzione nel contesto nazionale. Messina, che per la sua posizione strategica risulta la città siciliana maggiormente danneggiata dai bombardamenti, agli esordi del conflitto non ha ancora chiuso i conti con la grande ricostruzione che segue il sisma del 1908, pertanto, le strategie per la nuova rinascita si riannodano alle vicende post sismiche, ripercorrendone, in molti casi, gli errori e le mancanze. Infatti, nonostante la città non partecipi ai temi allora in discussione a livello nazionale: sventramenti, geometrizzazione dei tracciati viari e, più in generale, ammodernamento del nucleo antico (poiché in quanto città rifondata, essa è già organizzata secondo criteri moderni) è pur vero che in un primo momento le distruzioni belliche, seppure non impongano una variazione considerevole dell’assetto urbano, sono comunque l’occasione per riflettere sulla città post sismica, sulla mancanza di identità del suo centro urbano, sul rapporto con l’architettura monumentale già ricostruita e nuovamente distrutta dai bombardamenti. Tuttavia, nonostante i tentativi teorici e nonostante l’aiuto considerevole del comando alleato, il dibattito sulla ricostruzione non approderà a scelte urbanistiche lungimiranti, come dimostra la rinuncia, nonostante l’entità dei danni, alla redazione di un piano di ricostruzione che potesse quanto meno riflettere sugli errori del vecchio piano del 1911.
2008
Monumenti alla guerra. Città, danni bellici e ricostruzione nel secondo dopoguerra
9788846489265
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