Il saggio propone una disanima del dibattito sui villaggi operai che ha caratterizzato la cultura lombarda ed italiana nella seconda metà del XIX secolo, in parte debitrice delle istanze progettuali ed economiche provenienti dalle altre nazioni europee. L'autore, in particolare, si sofferma ad indagare le peculiarità e le specificità della cittadina industriale edificata dal ragionier Cristoforo Benigno Crespi nell’ultimo quarto dell'Ottocento, quando, nella località di Capriate San Gervasio (provincia di Bergamo) realizzò un moderno cotonificio dotato di servizi per gli operai e un innovativo villaggio residenziale per i dipendenti, dichiarato nel 1995 patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Il testo costituisce, inoltre, l’occasione per una riflessione sulla fragilità della condizione abitativa dei ceti più poveri all’interno della città di Milano e sulla condizione di vita degli operai, oltre che precisare come, nell’ultimo quarto del XIX secolo, il tema dell’architettura popolare e dell’edilizia delle case operaie fosse argomento di fondamentale importanza, non questione secondaria o di poco pregio rispetto a quella sollecitata da tipi architettonici con funzione tradizionalmente più elevata.
Il dibattito sulla casa operaia di fine Ottocento e gli influssi delle company towns sugli insediamenti industriali lombardi
Ferdinando, Zanzottera
2017-01-01
Abstract
Il saggio propone una disanima del dibattito sui villaggi operai che ha caratterizzato la cultura lombarda ed italiana nella seconda metà del XIX secolo, in parte debitrice delle istanze progettuali ed economiche provenienti dalle altre nazioni europee. L'autore, in particolare, si sofferma ad indagare le peculiarità e le specificità della cittadina industriale edificata dal ragionier Cristoforo Benigno Crespi nell’ultimo quarto dell'Ottocento, quando, nella località di Capriate San Gervasio (provincia di Bergamo) realizzò un moderno cotonificio dotato di servizi per gli operai e un innovativo villaggio residenziale per i dipendenti, dichiarato nel 1995 patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Il testo costituisce, inoltre, l’occasione per una riflessione sulla fragilità della condizione abitativa dei ceti più poveri all’interno della città di Milano e sulla condizione di vita degli operai, oltre che precisare come, nell’ultimo quarto del XIX secolo, il tema dell’architettura popolare e dell’edilizia delle case operaie fosse argomento di fondamentale importanza, non questione secondaria o di poco pregio rispetto a quella sollecitata da tipi architettonici con funzione tradizionalmente più elevata.File | Dimensione | Formato | |
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