In occasione della mostra “100 Anni. Scultura a Milano 1815-1915” organizzata dalla GAM - Galleria d’Arte Moderna di Milano, è stata condotta un’attività di ricerca che ha visto la stretta collaborazione tra i restauratori, gli esperti di diagnostica e monitoraggio e i conservatori. Le diverse competenze hanno permesso un approccio integrato finalizzato all’incremento della conoscenza ed alla conservazione di una selezione di opere provenienti dai depositi della Galleria, in vista della loro nuova esposizione museale. La GAM conserva una grande quantità di sculture del XIX secolo, realizzate con materiali differenti che includono marmo, bronzo e gesso. La loro storia conservativa non è omogenea e se per molte di esse lo stato attuale risente solo dei depositi di sporco ambientale, altre hanno subito nel tempo momenti di scarsa considerazione. Tra queste ultime, le sculture in gesso, che solo negli ultimi decenni hanno finalmente ottenuto il dovuto riconoscimento. Le statue in marmo presentano uno stato di conservazione differenziato, in una scala di valori che descrive tutti i livelli di sporco, dalle opere di recente esposizione in museo, quindi relativamente pulite, fino alle sculture completamente annerite, con depositi carboniosi, tracce di percolazioni e un’erosione delle superfici che rivelano una precedente permanenza all’aperto. I principali problemi riscontrati sui gessi comprendono sia degradi superficiali, con stratificazioni di depositi più o meno penetrati nel gesso, sia situazioni di precarietà strutturale, con presenza di frammentarietà e lacune anche di parti importanti come i volti o gli arti in posizioni aggettanti. Le sculture appaiono complessivamente annerite, con segni bianchi dovuti ad abrasioni o a recenti rotture. La complessità dei materiali di sostegno presenti all'interno (legni, ferri, ossa), interagendo con il gesso in condizioni di umidità ambientale, provoca ulteriori processi di degrado. Inoltre, la presenza di una pellicola giallognola che ricopre in modo disomogeneo la superficie di alcuni gessi (come nel caso della Maddalena di Pompeo Marchesi) è stata oggetto di un approfondimento di studio specifico per caratterizzarne la natura e chiarirne l’origine. L’attività diagnostica è stata finalizzata, in primo luogo, alla caratterizzazione dei materiali costitutivi e delle stratigrafie presenti, anche in relazione alle diverse ed a volte complesse vicende espositive. In una fase successiva, le analisi condotte sono state indirizzate a fornire risposta a specifici interrogativi conservativi e di restauro, emersi preliminarmente o nel corso dell’intervento sulle opere. Il protocollo diagnostico impiegato per le operazioni in situ si è basato inizialmente su analisi di tipo non-distruttivo o micro invasivo, utilizzando strumentazione portatile. Le superfici sono state documentate per mezzo di microscopia digitale e caratterizzate sotto il profilo colorimetrico con misure di spettrofotometria in luce visibile. La raccolta di micro-campioni ha consentito di approfondire gli aspetti stratigrafici e composizionali e di fornire indicazioni operative per le successive attività di restauro, con una diagnostica di laboratorio che ha incluso: analisi in spettroscopia infrarossa e Raman, diffrazione di raggi x, microscopia elettronica a scansione SEM-EDX di micro-frammenti e sezioni trasversali lucide. Il presente lavoro si concentra, in particolare, sul caso della Maddalena di Pompeo Marchesi, che ha richiesto la più completa integrazione delle diverse competenze coinvolte.
Un approccio integrato per la conoscenza e conservazione in funzione della mostra alla Galleria d’Arte Moderna: 100 anni. Scultura a Milano 1815-1915
D. Gulotta;C. Petiti;S. Goidanich
2017-01-01
Abstract
In occasione della mostra “100 Anni. Scultura a Milano 1815-1915” organizzata dalla GAM - Galleria d’Arte Moderna di Milano, è stata condotta un’attività di ricerca che ha visto la stretta collaborazione tra i restauratori, gli esperti di diagnostica e monitoraggio e i conservatori. Le diverse competenze hanno permesso un approccio integrato finalizzato all’incremento della conoscenza ed alla conservazione di una selezione di opere provenienti dai depositi della Galleria, in vista della loro nuova esposizione museale. La GAM conserva una grande quantità di sculture del XIX secolo, realizzate con materiali differenti che includono marmo, bronzo e gesso. La loro storia conservativa non è omogenea e se per molte di esse lo stato attuale risente solo dei depositi di sporco ambientale, altre hanno subito nel tempo momenti di scarsa considerazione. Tra queste ultime, le sculture in gesso, che solo negli ultimi decenni hanno finalmente ottenuto il dovuto riconoscimento. Le statue in marmo presentano uno stato di conservazione differenziato, in una scala di valori che descrive tutti i livelli di sporco, dalle opere di recente esposizione in museo, quindi relativamente pulite, fino alle sculture completamente annerite, con depositi carboniosi, tracce di percolazioni e un’erosione delle superfici che rivelano una precedente permanenza all’aperto. I principali problemi riscontrati sui gessi comprendono sia degradi superficiali, con stratificazioni di depositi più o meno penetrati nel gesso, sia situazioni di precarietà strutturale, con presenza di frammentarietà e lacune anche di parti importanti come i volti o gli arti in posizioni aggettanti. Le sculture appaiono complessivamente annerite, con segni bianchi dovuti ad abrasioni o a recenti rotture. La complessità dei materiali di sostegno presenti all'interno (legni, ferri, ossa), interagendo con il gesso in condizioni di umidità ambientale, provoca ulteriori processi di degrado. Inoltre, la presenza di una pellicola giallognola che ricopre in modo disomogeneo la superficie di alcuni gessi (come nel caso della Maddalena di Pompeo Marchesi) è stata oggetto di un approfondimento di studio specifico per caratterizzarne la natura e chiarirne l’origine. L’attività diagnostica è stata finalizzata, in primo luogo, alla caratterizzazione dei materiali costitutivi e delle stratigrafie presenti, anche in relazione alle diverse ed a volte complesse vicende espositive. In una fase successiva, le analisi condotte sono state indirizzate a fornire risposta a specifici interrogativi conservativi e di restauro, emersi preliminarmente o nel corso dell’intervento sulle opere. Il protocollo diagnostico impiegato per le operazioni in situ si è basato inizialmente su analisi di tipo non-distruttivo o micro invasivo, utilizzando strumentazione portatile. Le superfici sono state documentate per mezzo di microscopia digitale e caratterizzate sotto il profilo colorimetrico con misure di spettrofotometria in luce visibile. La raccolta di micro-campioni ha consentito di approfondire gli aspetti stratigrafici e composizionali e di fornire indicazioni operative per le successive attività di restauro, con una diagnostica di laboratorio che ha incluso: analisi in spettroscopia infrarossa e Raman, diffrazione di raggi x, microscopia elettronica a scansione SEM-EDX di micro-frammenti e sezioni trasversali lucide. Il presente lavoro si concentra, in particolare, sul caso della Maddalena di Pompeo Marchesi, che ha richiesto la più completa integrazione delle diverse competenze coinvolte.File | Dimensione | Formato | |
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