Oggi in Italia la maggior parte delle prigioni che sono state più o meno recentemente chiuse – spesso per ineludibili ragioni di inadeguatezza e obsolescenza – restano dove erano, disusate e in un avanzato stato di degrado. La complessità di queste architetture non risiede solamente nelle memorie di cui sono state testimoni, ma anche nella loro fisicità e spazialità: edifici pubblici, spesso estremamente stratificati da un punto di vista storico e architettonico, di dimensioni ragguardevoli, intrinsecamente introversi e chiusi. Il contributo pone al centro della riflessione progettuale l'intervento sull'esistente quale pratica specifica dell'architettura degli interni, proponendo una metodologia operativa che prende le mosse dall'Adaptive Reuse ma poi si evolve verso una "critical theory" che identifica l'opera come testo e il progetto di rigenerazione e riuso come riscrittura dello spazio.
L’intervento sull’esistente come “ri-scrittura” dello spazio
G. Postiglione
2018-01-01
Abstract
Oggi in Italia la maggior parte delle prigioni che sono state più o meno recentemente chiuse – spesso per ineludibili ragioni di inadeguatezza e obsolescenza – restano dove erano, disusate e in un avanzato stato di degrado. La complessità di queste architetture non risiede solamente nelle memorie di cui sono state testimoni, ma anche nella loro fisicità e spazialità: edifici pubblici, spesso estremamente stratificati da un punto di vista storico e architettonico, di dimensioni ragguardevoli, intrinsecamente introversi e chiusi. Il contributo pone al centro della riflessione progettuale l'intervento sull'esistente quale pratica specifica dell'architettura degli interni, proponendo una metodologia operativa che prende le mosse dall'Adaptive Reuse ma poi si evolve verso una "critical theory" che identifica l'opera come testo e il progetto di rigenerazione e riuso come riscrittura dello spazio.File | Dimensione | Formato | |
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