Negli ultimi vent’anni, i progetti urbani e di paesaggio che sono intervenuti alla scala della città sulle aree abbandonate hanno condiviso un obiettivo prioritario: quello di preparare il suolo per trasformazioni future in cu possa trovare spazio un diverso modo di vivere la città come luogo di socialità, di consumo, di partecipazione. Spesso, infatti, in questi luoghi si insediano modalità informali di condivisione dello spazio profondamente legate a una nuova domanda sociale di naturalità e ai valori della cura, della coltivazione, della manutenzione, del riciclo e della sostenibilità (orti urbani, centri sociali, guerrilla gardens ecc.). Guardare dal punto di vista dell’architettura del paesaggio i luoghi abbandonati della città industriale, consente di leggere questi spazi come il risultato ancora instabile di una profonda mutazione che ha investito, insieme con le strutture, i valori economici, antropologici e simbolici in essi stratificati. In questo approccio, la profonda crisi delle ragioni che presiedono alla costruzione e al funzionamento dei manufatti, il degrado strutturale e ambientale, i nuovi comportamenti che, talvolta, configurano un pubblico provvisorio che intesse con il sociale e con il politico legami diversi da quelli del passato, il ritorno di una natura colonizzatrice - nelle fratture delle pavimentazioni, negli interstizi tra i piani minerali, ai margini delle aree funzionali e perfino nelle crepe dei muri - non possono essere ricondotti esclusivamente ai processi di natura tecnica ed economica che segnano, nel sistema produttivo, il passaggio dalla fase industriale alla fase post-industriale. Ciò che il progetto si trova ad affrontare non è il vuoto (la perdita di ruolo, di funzione e di forma) bensì un insieme di elementi al quale è possibile e insieme necessario ridare figura ed espressione di forma attraverso un nuovo progetto.

Nature and City. Abandoned Sites as New Sharing Spaces

S. Protasoni
2017-01-01

Abstract

Negli ultimi vent’anni, i progetti urbani e di paesaggio che sono intervenuti alla scala della città sulle aree abbandonate hanno condiviso un obiettivo prioritario: quello di preparare il suolo per trasformazioni future in cu possa trovare spazio un diverso modo di vivere la città come luogo di socialità, di consumo, di partecipazione. Spesso, infatti, in questi luoghi si insediano modalità informali di condivisione dello spazio profondamente legate a una nuova domanda sociale di naturalità e ai valori della cura, della coltivazione, della manutenzione, del riciclo e della sostenibilità (orti urbani, centri sociali, guerrilla gardens ecc.). Guardare dal punto di vista dell’architettura del paesaggio i luoghi abbandonati della città industriale, consente di leggere questi spazi come il risultato ancora instabile di una profonda mutazione che ha investito, insieme con le strutture, i valori economici, antropologici e simbolici in essi stratificati. In questo approccio, la profonda crisi delle ragioni che presiedono alla costruzione e al funzionamento dei manufatti, il degrado strutturale e ambientale, i nuovi comportamenti che, talvolta, configurano un pubblico provvisorio che intesse con il sociale e con il politico legami diversi da quelli del passato, il ritorno di una natura colonizzatrice - nelle fratture delle pavimentazioni, negli interstizi tra i piani minerali, ai margini delle aree funzionali e perfino nelle crepe dei muri - non possono essere ricondotti esclusivamente ai processi di natura tecnica ed economica che segnano, nel sistema produttivo, il passaggio dalla fase industriale alla fase post-industriale. Ciò che il progetto si trova ad affrontare non è il vuoto (la perdita di ruolo, di funzione e di forma) bensì un insieme di elementi al quale è possibile e insieme necessario ridare figura ed espressione di forma attraverso un nuovo progetto.
2017
Landscape in Motion
978-88-916-2414-7
Paesaggio urbano, natura, città, trasformazione, luoghi abbandonati
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