In non pochi territori del nostro Paese, in particolare nelle aree più dinamiche del Nord, i governi locali, attraverso la loro azione urbanistica, si trovano oggi ad affrontare non solo la difficile questione dello svuotamento del patrimonio produttivo esistente, ma anche una domanda di nuove aree industriali che non trova risposta nel riuso degli spazi dismessi, tanto di quelli di piccole dimensioni, obsoleti e marginali, quanto di quelli più ampi, bisognosi di costose bonifiche o incompatibili con il tessuto urbanizzato per la loro localizzazione centrale. La domanda di nuovi spazi per la produzione, dunque, si contrappone a e intreccia i compresenti processi di ritrazione. In contrasto con retoriche diffuse e influenti (come quella relativa al consumo di suolo), essa sollecita una riflessione più generale sul modello di sviluppo economico e territoriale da perseguire e sul significato stesso di “interesse pubblico”, nell’evidente tensione che si crea tra “lavoro” e “ambiente/qualità urbana” in una stagione segnata da una grave crisi occupazionale. Attraverso l’indagine di quattro situazioni localizzate nei territori dell’Emilia centrale (due in aree decentrate, una in un capoluogo, una in un distretto industriale), il paper riflette sull’odierno trattamento delle nuove domande di espansione industriale, evidenziandone i limiti e proponendo un possibile approccio innovativo orientato alla riqualificazione dell’esistente, anche alla luce delle possibilità offerte dalla nuova legge urbanistica regionale.
Nuove espansioni industriali. Occupazione, consumo di suolo e riqualificazione nei territori dell’Emilia centrale
MATTIOLI, CRISTIANA
2018-01-01
Abstract
In non pochi territori del nostro Paese, in particolare nelle aree più dinamiche del Nord, i governi locali, attraverso la loro azione urbanistica, si trovano oggi ad affrontare non solo la difficile questione dello svuotamento del patrimonio produttivo esistente, ma anche una domanda di nuove aree industriali che non trova risposta nel riuso degli spazi dismessi, tanto di quelli di piccole dimensioni, obsoleti e marginali, quanto di quelli più ampi, bisognosi di costose bonifiche o incompatibili con il tessuto urbanizzato per la loro localizzazione centrale. La domanda di nuovi spazi per la produzione, dunque, si contrappone a e intreccia i compresenti processi di ritrazione. In contrasto con retoriche diffuse e influenti (come quella relativa al consumo di suolo), essa sollecita una riflessione più generale sul modello di sviluppo economico e territoriale da perseguire e sul significato stesso di “interesse pubblico”, nell’evidente tensione che si crea tra “lavoro” e “ambiente/qualità urbana” in una stagione segnata da una grave crisi occupazionale. Attraverso l’indagine di quattro situazioni localizzate nei territori dell’Emilia centrale (due in aree decentrate, una in un capoluogo, una in un distretto industriale), il paper riflette sull’odierno trattamento delle nuove domande di espansione industriale, evidenziandone i limiti e proponendo un possibile approccio innovativo orientato alla riqualificazione dell’esistente, anche alla luce delle possibilità offerte dalla nuova legge urbanistica regionale.File | Dimensione | Formato | |
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