Abstract Il presente studio pone la questione di come il processo BIM possa essere applicato nel caso di intervento su un edificio esistente e non necessariamente, quindi, un bene culturale (vincolato ai sensi del Codice del 2004). Il tema viene affrontato da un punto di vista esclusivamente metodologico e disciplinare, senza entrare in merito al dibattito della regolamentazione italiana degli appalti pubblici e della professione, se non per ribadire la centralità del ruolo dell’architetto, e della sua formazione, nel “coordinamento” del progetto di intervento sugli edifici esistenti. Si parte dal presupposto che l’utilizzo della metodologia BIM, resa obbligatoria per i pubblici appalti a partire dal 2016, venga ad accelerare il processo di cambiamento in atto nell’ambito delle costruzioni civili, dal momento che “l’innovazione tecnologica, e soprattutto la digitalizzazione, stanno ridefinendo lo scenario economico generale.” Il BIM è destinato a diventare un processo diffuso che va a sostituire la stesura basata sulla grafica e l’interoperabilità standard, soprattutto considerando che la conversione dalle strumentazioni e dell’approccio tradizionale alla progettazione richiede un importante investimento in termini di costi e di tempo, per cui necessita che si possa poi avere un rapido ritorno sotto forma, per esempio, di agevolazione dei modi e dei processi lavorativi. Considerato che l’andamento del mercato propende all’intervento sull’esistente piuttosto che alla costruzione del nuovo, diventa davvero molto importante capire come il BIM possa elaborare tale progetto, senza perdere di vista gli standard progettuali e metodologici consolidati. Di fatto, anche l’intervento sull’esistente (a prescindere dalla sua vetustà o dalla sua artisticità) pretende un buon livello di conoscenza del manufatto. Questa necessità si lega all’urgenza sia della messa in sicurezza anti-sismica, che impone la presa di coscienza dello stato di conservazione e delle tecniche costruttive impiegate (così come richiedono le Norme tecniche del 2008), sia la messa in atto delle linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici (DM 26/06/2009).

BIM e progetto di conservazione

Nora Lombardini;Cristiana Achille;Massimo Valentini
2017-01-01

Abstract

Abstract Il presente studio pone la questione di come il processo BIM possa essere applicato nel caso di intervento su un edificio esistente e non necessariamente, quindi, un bene culturale (vincolato ai sensi del Codice del 2004). Il tema viene affrontato da un punto di vista esclusivamente metodologico e disciplinare, senza entrare in merito al dibattito della regolamentazione italiana degli appalti pubblici e della professione, se non per ribadire la centralità del ruolo dell’architetto, e della sua formazione, nel “coordinamento” del progetto di intervento sugli edifici esistenti. Si parte dal presupposto che l’utilizzo della metodologia BIM, resa obbligatoria per i pubblici appalti a partire dal 2016, venga ad accelerare il processo di cambiamento in atto nell’ambito delle costruzioni civili, dal momento che “l’innovazione tecnologica, e soprattutto la digitalizzazione, stanno ridefinendo lo scenario economico generale.” Il BIM è destinato a diventare un processo diffuso che va a sostituire la stesura basata sulla grafica e l’interoperabilità standard, soprattutto considerando che la conversione dalle strumentazioni e dell’approccio tradizionale alla progettazione richiede un importante investimento in termini di costi e di tempo, per cui necessita che si possa poi avere un rapido ritorno sotto forma, per esempio, di agevolazione dei modi e dei processi lavorativi. Considerato che l’andamento del mercato propende all’intervento sull’esistente piuttosto che alla costruzione del nuovo, diventa davvero molto importante capire come il BIM possa elaborare tale progetto, senza perdere di vista gli standard progettuali e metodologici consolidati. Di fatto, anche l’intervento sull’esistente (a prescindere dalla sua vetustà o dalla sua artisticità) pretende un buon livello di conoscenza del manufatto. Questa necessità si lega all’urgenza sia della messa in sicurezza anti-sismica, che impone la presa di coscienza dello stato di conservazione e delle tecniche costruttive impiegate (così come richiedono le Norme tecniche del 2008), sia la messa in atto delle linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici (DM 26/06/2009).
2017
Reportage: BHIMM - Built Heritage Information Modeling Management
978-88-98720-17-0
progetto di conservazione, gestione delle informazioni, BIM
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