Dopo anni di stasi le città tornano all’attenzione della politica nazionale, come dimostra il bando per le periferie del 2016. Ma il gap, il distacco tra politiche e città persiste, anche se si riconfigura in un movimento di tipo quasi ondulatorio, di ricerca reciproca e al tempo stesso di incontro incompleto. Le politiche sono in cerca di città perché non hanno sedimentato una visione strategica del ruolo delle città nello sviluppo del Paese. Esiste uno scarto tra retoriche e politiche, tra ordinario e straordinario, tra sperimentazione e flusso costante dell’azione pubblica. Se ne occupa la prima parte del Rapporto. Anche le città sono in cerca di politiche per contesti, popolazioni, problemi e innovazioni che crescono fuori o ai margini delle politiche esistenti. I nodi principali sono la variabile tempo, poiché si tratta di trasformazioni che non è possibile affrontare in una logica emergenziale, la difficoltà a mettere a fuoco le questioni, la scarsità degli strumenti a disposizione degli attori territoriali a partire dal restringimento del welfare. Se ne occupa la seconda parte del Rapporto. Proporsi di ridurre la distanza tra politiche e città, come fa la terza parte del Rapporto, significa riflettere in profondità sulle ragioni della distanza ed apprendere dai diversi cantieri aperti, anche da parte di nuovi attori che “fanno città”. Significa aprire una nuova stagione di politiche urbane a partire da questioni di metodo (conoscenza, regolazione, finanziamento) e affrontando questioni di contenuto (inclusione dei migranti e dei rifugiati, qualità dell’aria, economia circolare, resilienza, povertà urbana, abitare, lavoro e competenze nell’economia locale, cultura) per superare la logica dei bandi e procedere attraverso accordi con le autorità urbane locali sull’esempio dei patti (city deals) olandesi e britannici. La Agenda urbana nazionale non è un piano, o non lo può essere più. E’ un metodo e una visione al plurale, con pratiche innovative ispirate da un quadro di riferimento strategico capace di informare politiche integrate.

Terzo Rapporto sulle Città.Mind the gap. Il distacco tra politiche e città

A. Balducci;V. Fedeli;
2018-01-01

Abstract

Dopo anni di stasi le città tornano all’attenzione della politica nazionale, come dimostra il bando per le periferie del 2016. Ma il gap, il distacco tra politiche e città persiste, anche se si riconfigura in un movimento di tipo quasi ondulatorio, di ricerca reciproca e al tempo stesso di incontro incompleto. Le politiche sono in cerca di città perché non hanno sedimentato una visione strategica del ruolo delle città nello sviluppo del Paese. Esiste uno scarto tra retoriche e politiche, tra ordinario e straordinario, tra sperimentazione e flusso costante dell’azione pubblica. Se ne occupa la prima parte del Rapporto. Anche le città sono in cerca di politiche per contesti, popolazioni, problemi e innovazioni che crescono fuori o ai margini delle politiche esistenti. I nodi principali sono la variabile tempo, poiché si tratta di trasformazioni che non è possibile affrontare in una logica emergenziale, la difficoltà a mettere a fuoco le questioni, la scarsità degli strumenti a disposizione degli attori territoriali a partire dal restringimento del welfare. Se ne occupa la seconda parte del Rapporto. Proporsi di ridurre la distanza tra politiche e città, come fa la terza parte del Rapporto, significa riflettere in profondità sulle ragioni della distanza ed apprendere dai diversi cantieri aperti, anche da parte di nuovi attori che “fanno città”. Significa aprire una nuova stagione di politiche urbane a partire da questioni di metodo (conoscenza, regolazione, finanziamento) e affrontando questioni di contenuto (inclusione dei migranti e dei rifugiati, qualità dell’aria, economia circolare, resilienza, povertà urbana, abitare, lavoro e competenze nell’economia locale, cultura) per superare la logica dei bandi e procedere attraverso accordi con le autorità urbane locali sull’esempio dei patti (city deals) olandesi e britannici. La Agenda urbana nazionale non è un piano, o non lo può essere più. E’ un metodo e una visione al plurale, con pratiche innovative ispirate da un quadro di riferimento strategico capace di informare politiche integrate.
2018
Il Milino
978-88-15-27544-8
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1046831
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