Il nostro sentire è profondamente radicato nel luogo in cui siamo immersi, con la sua luce, i suoni e colori che lo pervadono, la natura che circonda gli insediamenti costruiti e che ha suggerito, nei secoli, tecniche e trame edilizie. Christian Norberg-Schulz ne parla in termini di “carattere” del luogo (Norberg-Schulz 1979, 1993). Nell’area mediterranea, l’adozione del colore nel rivestimento delle superfici esterne e interne degli edifici e nelle finiture di molti arredi, fa sì che l’impatto visivo prevalga sugli altri sensi. L’espressività del materiale cede il passo alla pittura, utilizzata come un elemento chiave per esprimere un’idea di abitare intrinsecamente legata all’ambiente naturale, ai suoi profumi, sapori e alla piena vitalità delle sue genti. Il colore si sposa alla luce calda e sorniona del Midi celebrato da Henri Matisse e ne esalta la vivacità, trasmettendo un senso di benessere e pienezza. L’introduzione del colore nelle facciate di complessi architettonici di grandi dimensioni contribuisce a ingentilirne l’imponenza; conferisce dinamicità a partiture severe e ripetitive ed è particolarmente efficace in edifici residenziali, dove riduce la sensazione di anonimato e omologazione degli abitanti. La maggiore fortuna delle Unité d’Habitation di Le Corbusier rispetto ad altre strutture di matrice brutalista ad altissima densità non dipende certo solo dall’inserimento di una nota cromatica, ma ha contribuito ad avvicinare i residenti e attrarne, nel tempo, di nuovi, capaci di riconoscersi in un’architettura tanto monumentale quanto domestica. La lezione del maestro francese ha trovato seguito nei progetti abitativi di Steven Holl, pensati per contesti urbani disparati, ma accomunati da un’analoga ricerca di “umanizzazione”. La tradizione nordica ha spesso seguito un approccio progettuale differente, che lascia molto spazio all’espressività di materiali costruttivi. Accostamenti sapienti ne esaltano la tessitura e creano dei contrasti intensi, spalancando un mondo di percezioni ricche e sensuali, che invitano ad esperienze più immersive, a una scoperta progressiva che culmina in sensazioni tattili e olfattive. La luce tagliente del Nord, ritratta nei dipinti di Jan Vermeer, enfatizza le ombre e scolpisce i volumi, le trame superficiali delle materie grezze, gioca con i chiaroscuri; incarna una nozione di abitare più intimista. Queste tendenze non esauriscono certo il panorama architettonico occidentale, ma indagano quei modi di fare architettura fortemente legati ai luoghi di appartenenza. Il paper intende dimostrare, attraverso una selezione di casi studio, come il colore in architettura concorra ad esprimerne il significato e non si limiti ad adempiere a una finzione meramente decorativa. Si parlerà di Le Corbusier, Luis Barragán, Álvaro Siza Vieira, Sauerbruch e Hutton, Alejandro Aravena; Mies van der Rohe, Alvar Aalto, Sigurd Lewerentz, Peter Zumthor. Si parlerà di architetture massive.

Parole e silenzi: L’uso poetico di colori e materiali nell’architettura occidentale

Cristina F. Colombo
2017-01-01

Abstract

Il nostro sentire è profondamente radicato nel luogo in cui siamo immersi, con la sua luce, i suoni e colori che lo pervadono, la natura che circonda gli insediamenti costruiti e che ha suggerito, nei secoli, tecniche e trame edilizie. Christian Norberg-Schulz ne parla in termini di “carattere” del luogo (Norberg-Schulz 1979, 1993). Nell’area mediterranea, l’adozione del colore nel rivestimento delle superfici esterne e interne degli edifici e nelle finiture di molti arredi, fa sì che l’impatto visivo prevalga sugli altri sensi. L’espressività del materiale cede il passo alla pittura, utilizzata come un elemento chiave per esprimere un’idea di abitare intrinsecamente legata all’ambiente naturale, ai suoi profumi, sapori e alla piena vitalità delle sue genti. Il colore si sposa alla luce calda e sorniona del Midi celebrato da Henri Matisse e ne esalta la vivacità, trasmettendo un senso di benessere e pienezza. L’introduzione del colore nelle facciate di complessi architettonici di grandi dimensioni contribuisce a ingentilirne l’imponenza; conferisce dinamicità a partiture severe e ripetitive ed è particolarmente efficace in edifici residenziali, dove riduce la sensazione di anonimato e omologazione degli abitanti. La maggiore fortuna delle Unité d’Habitation di Le Corbusier rispetto ad altre strutture di matrice brutalista ad altissima densità non dipende certo solo dall’inserimento di una nota cromatica, ma ha contribuito ad avvicinare i residenti e attrarne, nel tempo, di nuovi, capaci di riconoscersi in un’architettura tanto monumentale quanto domestica. La lezione del maestro francese ha trovato seguito nei progetti abitativi di Steven Holl, pensati per contesti urbani disparati, ma accomunati da un’analoga ricerca di “umanizzazione”. La tradizione nordica ha spesso seguito un approccio progettuale differente, che lascia molto spazio all’espressività di materiali costruttivi. Accostamenti sapienti ne esaltano la tessitura e creano dei contrasti intensi, spalancando un mondo di percezioni ricche e sensuali, che invitano ad esperienze più immersive, a una scoperta progressiva che culmina in sensazioni tattili e olfattive. La luce tagliente del Nord, ritratta nei dipinti di Jan Vermeer, enfatizza le ombre e scolpisce i volumi, le trame superficiali delle materie grezze, gioca con i chiaroscuri; incarna una nozione di abitare più intimista. Queste tendenze non esauriscono certo il panorama architettonico occidentale, ma indagano quei modi di fare architettura fortemente legati ai luoghi di appartenenza. Il paper intende dimostrare, attraverso una selezione di casi studio, come il colore in architettura concorra ad esprimerne il significato e non si limiti ad adempiere a una finzione meramente decorativa. Si parlerà di Le Corbusier, Luis Barragán, Álvaro Siza Vieira, Sauerbruch e Hutton, Alejandro Aravena; Mies van der Rohe, Alvar Aalto, Sigurd Lewerentz, Peter Zumthor. Si parlerà di architetture massive.
2017
Colore e Colorimetria – Contributi multidisciplinari Vol XIIIa
978-88-99513-05-4
spirito del luogo, identità e radicamento, architettura d'interni
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1041671
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