L’articolo si declina attraverso cinque paragrafi che, a partire dalla critica al testo di Samonà ‘Città in estensione’ del ’76, si propone di ridefinire criticamente, in forma dialettica, paradigmi, strategie, metodologie e azioni che hanno connotato gli ultimi trent’anni dell’architettura e del disegno urbano, aprendo sul finire a nuovi scenari possibili. In questa prospettiva il primo paragrafo, Artificio e Natura, narra del ‘comune senso di inquietudine’ che accomuna la realtà contemporanea a quella di quasi 40 anni fa, riferibile a quel doppio movimento che da un lato evidenzia il processo di radicale suburbanizzazione sperimentato dalla città in questo lasso di tempo, con ‘vittoria’ evidente dello spazio costruito, dall’altro la condizione urbana, generalmente ‘estesa’, connotata da eccessi o distorsioni dell’artificializzazione insediativa stessa, che viene oggi chiamata a fare i conti con nuovi fenomeni di disequilibrio strutturale, tra i quali emergono i movimenti legati all’abbandono, distruzione, de-crescita dello spazio costruito. Tale fenomeno viene riletto criticamente a partire dal ribaltamento della coppia dialettica Artificio/Natura in rapporto all’emergere, dei nuovi paradigmi della ‘connessione’ da un lato e dell’ecologia’ dall’altro, che sembrano testimoniare del doppio movimento di progressiva artificializzazione e di ri-naturalizzazione che identificano l’abitato contemporaneo. Il secondo paragrafo, Natura e Artificio, sembra invece puntare l’attenzione maggiormente sulla più attuale coppia ‘estensione-contrazione’, dove urbano e rurale non sono più i due estremi di una duplice realtà, ma sembrerebbero scambiarsi nuovamente i ruoli insediativi. Fenomeno che si avverte anche attraverso la comparsa più o meno rapida di indebolimenti ‘interni’ per deperimento di parti di diversa estensione: un significativo spostamento del peso insediativo leggibile in alcuni casi come autentica e rinnovata ‘ri-colonizzazione’ della città ad opera della natura. Attraverso il terzo paragrafo, che si attesta sulla riflessione intorno alla co-esistenza, nella contemporaneità, delle tendenze apparentemente oppositive dello ‘Smart’ e dello ‘Slow’, figlie entrambe dei successi mediatici della recente globalizzazione, il contributo apre agli ultimi due paragrafi, in cui emergono come possibili alcune alternative, che vengono rilette attraverso evidenti ‘cambiamenti di rotta’. Tali alternative rilanciano, a partire da un possibile riscatto dei ‘luoghi abbandonati’, possibili nuove Strategie progettuali, chiamate oggi ad attivare con occhi nuovi le parti più deboli dell’abitato, gli spazi ‘tra’, le discontinuità, le fratture, le residualità urbane, ‘luoghi’ preferenziali di un nuovo disegno interattivo attraverso cui guidare questo processo di “ritorno” della natura entro le permeabilità rese nuovamente disponibili dalla regressione dell’abitato. Soltanto in tale direzione infatti, parrebbe riconfigurarsi il mandato proprio della progettazione architettonica contemporanea, nelle sue diverse declinazioni di progettazione urbana, progettazione paesistica, progettazione ambientale, ricomponibili dialetticamente entro una visione interscalare nuova, capace di ricondurre l’urbano ad un più consapevole ‘progetto’ delle condizioni ‘esistenti’. Il volume in cui è presente questo contributo è il risultato della Ricerca PRIN 2009 coordinata dal prof. Luigi Ramazzotti ('Dalla campagna urbanizzata alla città in estensione': le norme compositive dell'architettura nel territorio dei centri minori), che vede impegnate sei Unità di ricerca locali. Il progetto editoriale completo prevede la pubblicazione di una collana costituita da 7 libri per i tipi della Gangemi, tra i quali appunto il presente volume, cui la sottoscritta è stata chiamata a dare un contributo in qualità di 'Esperta esterna'.

Estensione versus contrazione: un inatteso ‘ritorno all'urbano’

Guya Bertelli
2017-01-01

Abstract

L’articolo si declina attraverso cinque paragrafi che, a partire dalla critica al testo di Samonà ‘Città in estensione’ del ’76, si propone di ridefinire criticamente, in forma dialettica, paradigmi, strategie, metodologie e azioni che hanno connotato gli ultimi trent’anni dell’architettura e del disegno urbano, aprendo sul finire a nuovi scenari possibili. In questa prospettiva il primo paragrafo, Artificio e Natura, narra del ‘comune senso di inquietudine’ che accomuna la realtà contemporanea a quella di quasi 40 anni fa, riferibile a quel doppio movimento che da un lato evidenzia il processo di radicale suburbanizzazione sperimentato dalla città in questo lasso di tempo, con ‘vittoria’ evidente dello spazio costruito, dall’altro la condizione urbana, generalmente ‘estesa’, connotata da eccessi o distorsioni dell’artificializzazione insediativa stessa, che viene oggi chiamata a fare i conti con nuovi fenomeni di disequilibrio strutturale, tra i quali emergono i movimenti legati all’abbandono, distruzione, de-crescita dello spazio costruito. Tale fenomeno viene riletto criticamente a partire dal ribaltamento della coppia dialettica Artificio/Natura in rapporto all’emergere, dei nuovi paradigmi della ‘connessione’ da un lato e dell’ecologia’ dall’altro, che sembrano testimoniare del doppio movimento di progressiva artificializzazione e di ri-naturalizzazione che identificano l’abitato contemporaneo. Il secondo paragrafo, Natura e Artificio, sembra invece puntare l’attenzione maggiormente sulla più attuale coppia ‘estensione-contrazione’, dove urbano e rurale non sono più i due estremi di una duplice realtà, ma sembrerebbero scambiarsi nuovamente i ruoli insediativi. Fenomeno che si avverte anche attraverso la comparsa più o meno rapida di indebolimenti ‘interni’ per deperimento di parti di diversa estensione: un significativo spostamento del peso insediativo leggibile in alcuni casi come autentica e rinnovata ‘ri-colonizzazione’ della città ad opera della natura. Attraverso il terzo paragrafo, che si attesta sulla riflessione intorno alla co-esistenza, nella contemporaneità, delle tendenze apparentemente oppositive dello ‘Smart’ e dello ‘Slow’, figlie entrambe dei successi mediatici della recente globalizzazione, il contributo apre agli ultimi due paragrafi, in cui emergono come possibili alcune alternative, che vengono rilette attraverso evidenti ‘cambiamenti di rotta’. Tali alternative rilanciano, a partire da un possibile riscatto dei ‘luoghi abbandonati’, possibili nuove Strategie progettuali, chiamate oggi ad attivare con occhi nuovi le parti più deboli dell’abitato, gli spazi ‘tra’, le discontinuità, le fratture, le residualità urbane, ‘luoghi’ preferenziali di un nuovo disegno interattivo attraverso cui guidare questo processo di “ritorno” della natura entro le permeabilità rese nuovamente disponibili dalla regressione dell’abitato. Soltanto in tale direzione infatti, parrebbe riconfigurarsi il mandato proprio della progettazione architettonica contemporanea, nelle sue diverse declinazioni di progettazione urbana, progettazione paesistica, progettazione ambientale, ricomponibili dialetticamente entro una visione interscalare nuova, capace di ricondurre l’urbano ad un più consapevole ‘progetto’ delle condizioni ‘esistenti’. Il volume in cui è presente questo contributo è il risultato della Ricerca PRIN 2009 coordinata dal prof. Luigi Ramazzotti ('Dalla campagna urbanizzata alla città in estensione': le norme compositive dell'architettura nel territorio dei centri minori), che vede impegnate sei Unità di ricerca locali. Il progetto editoriale completo prevede la pubblicazione di una collana costituita da 7 libri per i tipi della Gangemi, tra i quali appunto il presente volume, cui la sottoscritta è stata chiamata a dare un contributo in qualità di 'Esperta esterna'.
2017
La città in estensione
9788849231526
estensione, contrazione, natura, artificio, smart, slow, progetto, strategia, discontinuità, frattura, abbandono
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1039501
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