Progettare Archeologia è il titolo, un po' provocatorio di questa collana, della quale questo volume costituisce il primo numero. La provocazione sta nel fatto che nel comune pensare il dato archeologico è, appunto, un dato, cioè qualcosa con cui si ha a che fare perché è sempre stato lì, muto testimone del trascorrere del tempo che lo allontana dalla propria origine. Il dato archeologico è così perché è, perché è sempre stato così ed è il mondo che si trasforma attorno a lui e non viceversa. Quindi, è evidente che, nella logica normale, non è possibile progettare archeologia, perché non si progetta ciò che preesiste e prescinde. Punto. Si progetta ciò che non c'è. Questa collana invece ha l'obbiettivo di registrare, accogliere e diffondere l'idea, opposta a quella del sentire comune, secondo cui l'archeologia è, invece, oggetto di progetto, in quanto oggetto estetico. Oggetto quindi del desiderio di identità che la coscienza di una comunità sente come propria. Progetto archeologico e progetto identitaria sono qualcosa di sovrapponibile. Quello che li differenzia è che il primo tratta il secondo, non perché è sempre stato lì, ma perché da ora in avanti ha un senso nel comunicare una visione del mondo, che è aderente con una storia, ma che non è la storia. Ne è solo la semplice rappresentazione. Ecco quindi il senso originale: archeologia e progetto vivono in una dimensione tutta legata alla rappresentazione, tutta legata al mostrare quello che non c'è più.
PROGETTARE ARCHEOLOGIA . PRESENTAZIONE
P. F. CALIARI;
2016-01-01
Abstract
Progettare Archeologia è il titolo, un po' provocatorio di questa collana, della quale questo volume costituisce il primo numero. La provocazione sta nel fatto che nel comune pensare il dato archeologico è, appunto, un dato, cioè qualcosa con cui si ha a che fare perché è sempre stato lì, muto testimone del trascorrere del tempo che lo allontana dalla propria origine. Il dato archeologico è così perché è, perché è sempre stato così ed è il mondo che si trasforma attorno a lui e non viceversa. Quindi, è evidente che, nella logica normale, non è possibile progettare archeologia, perché non si progetta ciò che preesiste e prescinde. Punto. Si progetta ciò che non c'è. Questa collana invece ha l'obbiettivo di registrare, accogliere e diffondere l'idea, opposta a quella del sentire comune, secondo cui l'archeologia è, invece, oggetto di progetto, in quanto oggetto estetico. Oggetto quindi del desiderio di identità che la coscienza di una comunità sente come propria. Progetto archeologico e progetto identitaria sono qualcosa di sovrapponibile. Quello che li differenzia è che il primo tratta il secondo, non perché è sempre stato lì, ma perché da ora in avanti ha un senso nel comunicare una visione del mondo, che è aderente con una storia, ma che non è la storia. Ne è solo la semplice rappresentazione. Ecco quindi il senso originale: archeologia e progetto vivono in una dimensione tutta legata alla rappresentazione, tutta legata al mostrare quello che non c'è più.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
01_PRIMO VOLUME_INTRO_IRIS.pdf
accesso aperto
:
Publisher’s version
Dimensione
1.18 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.18 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.