La definizione di strategie di adattamento ai cambiamenti climatici si articola su un ampio spettro di scale spaziali e temporali, e richiede un concerto di azioni diverse, integrate e sussidiarie a seconda del contesto considerato. L’Autorità di bacino del fiume Arno ha sviluppato da tempo una linea di ricerca tesa a valutare le peculiarità del cambiamento globale in atto nel territorio del bacino, attraverso l’attività di uno specifico laboratorio territoriale permanente. I risultati mostrano la validità dell’approccio e l’evidente deriva che caratterizza la non stazionarietà del regime delle portate alle scale d’interesse per la pianificazione territoriale. Ai fini del presente lavoro si pone particolare attenzione alla deriva del regime di portata che, a partire dagli anni ’70, mostra una sensibile riduzione della disponibilità idrica e una progressiva asimmetria rispetto agli usuali contributi stagionali. Tale effetto al suolo rispecchia gli aspetti del cambiamento climatico in termini di distribuzione spaziale e temporale delle precipitazioni e dell’andamento delle temperature. Tra gli indicatori di vulnerabilità l’evoluzione dell’Area Disponibile Ponderata (ADP, Bovee et al. 1998), in funzione dei diversi regimi, si è mostrata un indicatore efficace al quale è possibile affiancare specifici segnali di stress. Per questo si è effettuato un rilievo di dettaglio del fondo dell’alveo in un tronco posto nella sezione di chiusura del bacino laboratorio e, fissata la specie bersaglio nel barbo in fase riproduttiva, si è calcolata l’ADP utilizzando un modello idrodinamico bidimensionale a elementi finiti. Si è poi effettuata l’analisi della serie storica (quasi secolare) delle portate osservate scegliendo, come riferimento, la permanenza della portata media giornaliera al disotto del 50% e del 70% dell’ADP per due giorni consecutivi ed oltre. I risultati mostrano una forte dinamica del dato che, sopratutto negli ultimi dieci anni, indica un incremento notevole del numero di eventi e dei giorni di permanenza. Mostrano inoltre la validità dell’approccio seguito che tende a fornire una indispensabile dimensione temporale all’analisi alla scala del meso- e del microhabitat.

Effetti del cambiamento climatico e indicatori di stress per le specie ittiche

CEDDIA, MICHELE;Giovanni Menduni;
2008-01-01

Abstract

La definizione di strategie di adattamento ai cambiamenti climatici si articola su un ampio spettro di scale spaziali e temporali, e richiede un concerto di azioni diverse, integrate e sussidiarie a seconda del contesto considerato. L’Autorità di bacino del fiume Arno ha sviluppato da tempo una linea di ricerca tesa a valutare le peculiarità del cambiamento globale in atto nel territorio del bacino, attraverso l’attività di uno specifico laboratorio territoriale permanente. I risultati mostrano la validità dell’approccio e l’evidente deriva che caratterizza la non stazionarietà del regime delle portate alle scale d’interesse per la pianificazione territoriale. Ai fini del presente lavoro si pone particolare attenzione alla deriva del regime di portata che, a partire dagli anni ’70, mostra una sensibile riduzione della disponibilità idrica e una progressiva asimmetria rispetto agli usuali contributi stagionali. Tale effetto al suolo rispecchia gli aspetti del cambiamento climatico in termini di distribuzione spaziale e temporale delle precipitazioni e dell’andamento delle temperature. Tra gli indicatori di vulnerabilità l’evoluzione dell’Area Disponibile Ponderata (ADP, Bovee et al. 1998), in funzione dei diversi regimi, si è mostrata un indicatore efficace al quale è possibile affiancare specifici segnali di stress. Per questo si è effettuato un rilievo di dettaglio del fondo dell’alveo in un tronco posto nella sezione di chiusura del bacino laboratorio e, fissata la specie bersaglio nel barbo in fase riproduttiva, si è calcolata l’ADP utilizzando un modello idrodinamico bidimensionale a elementi finiti. Si è poi effettuata l’analisi della serie storica (quasi secolare) delle portate osservate scegliendo, come riferimento, la permanenza della portata media giornaliera al disotto del 50% e del 70% dell’ADP per due giorni consecutivi ed oltre. I risultati mostrano una forte dinamica del dato che, sopratutto negli ultimi dieci anni, indica un incremento notevole del numero di eventi e dei giorni di permanenza. Mostrano inoltre la validità dell’approccio seguito che tende a fornire una indispensabile dimensione temporale all’analisi alla scala del meso- e del microhabitat.
2008
Ecologia, emergenza Pianificazione, S.It.E. Atti 32, XVIII Congresso della Società italiana di ecologia
Cambiamenti climatici, ADP, fauna ittica
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