Nel 1990 esce il numero monografico di Rassegna dedicato a “I territori abbandonati”. La sua lettura alla luce della situazione attuale, al volgere della crisi, introduce riflessioni importanti sia sul terreno della durata del processo di deindustrializzazione, sia delle dinamiche “cicliche” dell’abbandono e del riuso, sia sul terreno delle strategie progettuali e degli strumenti descrittivi ad esse connesse. Il costituirsi nel tempo del processo di abbandono, come susseguirsi di discontinuità, è il carattere di questo fenomeno che ancora si rappresenta a noi. Perciò appare necessario tracciare i caratteri dell’industrializzazione, ovvero le modalità attraverso cui interi territori e suoli sono stati infrastrutturati per comprendere rispetto a quale grado di artificializzazione si pone la dialettica tra abbandono, riuso, riciclo, innesto di nuove pratiche produttive. La dinamica della doppia dismissione è spesso presente e investe non tanto i grandi ambiti dismessi ma i tessuti produttivi misti, dove attività industriali di scala minore sono state spesso sostituite da attività commerciali, a loro volta dismesse e sostituite nel tempo. Nuove forme di produzione, tendenzialmente minute si insediano in strutture produttive preesistenti recuperate all’ uso, così come parti di città vengono rigenerate attraverso il recupero dello spazio aperto (orti, giardini, playgrounds, tracciati infrastrutturali ripresi come passeggiate urbane, …). I territori che sono interessati da abbandoni ciclici e da rigenerazioni puntuali possono divenire il supporto di metamorfosi produttive, dopo la crisi. Il progetto deve assumere, oggi, la profondità temporale delle dinamiche cicliche della dismissione.
Tassonomie dell'abbandono
VALENTE, ILARIA PAMELA SIMONETTA
2017-01-01
Abstract
Nel 1990 esce il numero monografico di Rassegna dedicato a “I territori abbandonati”. La sua lettura alla luce della situazione attuale, al volgere della crisi, introduce riflessioni importanti sia sul terreno della durata del processo di deindustrializzazione, sia delle dinamiche “cicliche” dell’abbandono e del riuso, sia sul terreno delle strategie progettuali e degli strumenti descrittivi ad esse connesse. Il costituirsi nel tempo del processo di abbandono, come susseguirsi di discontinuità, è il carattere di questo fenomeno che ancora si rappresenta a noi. Perciò appare necessario tracciare i caratteri dell’industrializzazione, ovvero le modalità attraverso cui interi territori e suoli sono stati infrastrutturati per comprendere rispetto a quale grado di artificializzazione si pone la dialettica tra abbandono, riuso, riciclo, innesto di nuove pratiche produttive. La dinamica della doppia dismissione è spesso presente e investe non tanto i grandi ambiti dismessi ma i tessuti produttivi misti, dove attività industriali di scala minore sono state spesso sostituite da attività commerciali, a loro volta dismesse e sostituite nel tempo. Nuove forme di produzione, tendenzialmente minute si insediano in strutture produttive preesistenti recuperate all’ uso, così come parti di città vengono rigenerate attraverso il recupero dello spazio aperto (orti, giardini, playgrounds, tracciati infrastrutturali ripresi come passeggiate urbane, …). I territori che sono interessati da abbandoni ciclici e da rigenerazioni puntuali possono divenire il supporto di metamorfosi produttive, dopo la crisi. Il progetto deve assumere, oggi, la profondità temporale delle dinamiche cicliche della dismissione.File | Dimensione | Formato | |
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