Il colore è spesso uno strumento legato all'estetica del prodotto industriale, ma ne rappresenta anche l'identità, come testimonia il caso Olivetti. La ricerca vuole dimostrare come il passaggio dal nero lucido, colore tradizionale delle prime macchine da scrivere al colore non sia stato un semplice gesto estetico, ma il mezzo per sottolineare un cambiamento di pensiero aziendale e sociale. “Una macchina da scrivere - afferma Camillo Olivetti presentando a Torino nel 1911 la prima macchina da scrivere italiana - non deve essere un gingillo da salotto, con ornati di gusto discutibile, ma avere un aspetto serio ed elegante nello stesso tempo". Con la carrozzeria nera lucida, il logo dorato e i tondi tasti bianchi, la M1, o più semplicemente Olivetti, presenta una linea sobria ed elegante, espressione non solo della funzione dell'oggetto da ufficio ma del luogo cui era destinata. La pubblicità accompagna questo pensiero proponendo un testimonial d'eccezione garante dell'italianità e della qualità del prodotto e della fondazione di un nuovo linguaggio: Dante Alighieri. Il primo punto di svolta è nel 1932, anno dell'uscita sul mercato del modello MP1. Progetto voluto da Adriano Olivetti, che cambia il concetto di macchina da scrivere. Portatile e leggera, si rivolge al grande pubblico, con le linee più distese e l'utilizzo del colore. E' la prima macchina da scrivere portatile ed è la prima ad offrire oltre alla formale livrea nera, lo smalto chiaro. Prodotta in sette colori che spaziano dall'avorio all'azzurro, adatta ad ogni ambiente, ebbe un grande successo. Sono i primi passi da dirigente di Adriano Olivetti e della fabbrica verso la futura apertura al mercato di massa. E' la Lettera 22, disegnata da Marcello Nizzoli, ad uscire dall'ufficio. Oggetto di lavoro e simbolo di raffinatezza, viaggia insieme all'elite intellettuale a cui si rivolge. Abbandonato definitivamente il nero e vestendo tenui colori pastello, accompagna, sui manifesti pubblicitari, lo studente meritevole che la porta in palmo di mano, e la donna ricca ed elegante che scende dall'aereo. Alla fine degli anni '60, la svolta è definitiva. La Valentine è icona del suo tempo. La macchina disegnata da Ettore Sottsass è innovativa nella sua semplicità: la tecnica di produzione utilizzata e l’impiego di nuovi materiali, l'abs invece del consueto alluminio, la rendono leggera e trasportabile con facilità. Ma è il colore a renderla accattivante e trasgressiva, rivolta a chiunque la desideri. Non una necessità ma un nuovo bisogno: il rosso Valentine. Avviene così il passaggio dallo strumento all'icona pop.

Dalla macchina da scrivere all'icona. Il colore, identità delle Olivetti

CONTE, SARA
2016-01-01

Abstract

Il colore è spesso uno strumento legato all'estetica del prodotto industriale, ma ne rappresenta anche l'identità, come testimonia il caso Olivetti. La ricerca vuole dimostrare come il passaggio dal nero lucido, colore tradizionale delle prime macchine da scrivere al colore non sia stato un semplice gesto estetico, ma il mezzo per sottolineare un cambiamento di pensiero aziendale e sociale. “Una macchina da scrivere - afferma Camillo Olivetti presentando a Torino nel 1911 la prima macchina da scrivere italiana - non deve essere un gingillo da salotto, con ornati di gusto discutibile, ma avere un aspetto serio ed elegante nello stesso tempo". Con la carrozzeria nera lucida, il logo dorato e i tondi tasti bianchi, la M1, o più semplicemente Olivetti, presenta una linea sobria ed elegante, espressione non solo della funzione dell'oggetto da ufficio ma del luogo cui era destinata. La pubblicità accompagna questo pensiero proponendo un testimonial d'eccezione garante dell'italianità e della qualità del prodotto e della fondazione di un nuovo linguaggio: Dante Alighieri. Il primo punto di svolta è nel 1932, anno dell'uscita sul mercato del modello MP1. Progetto voluto da Adriano Olivetti, che cambia il concetto di macchina da scrivere. Portatile e leggera, si rivolge al grande pubblico, con le linee più distese e l'utilizzo del colore. E' la prima macchina da scrivere portatile ed è la prima ad offrire oltre alla formale livrea nera, lo smalto chiaro. Prodotta in sette colori che spaziano dall'avorio all'azzurro, adatta ad ogni ambiente, ebbe un grande successo. Sono i primi passi da dirigente di Adriano Olivetti e della fabbrica verso la futura apertura al mercato di massa. E' la Lettera 22, disegnata da Marcello Nizzoli, ad uscire dall'ufficio. Oggetto di lavoro e simbolo di raffinatezza, viaggia insieme all'elite intellettuale a cui si rivolge. Abbandonato definitivamente il nero e vestendo tenui colori pastello, accompagna, sui manifesti pubblicitari, lo studente meritevole che la porta in palmo di mano, e la donna ricca ed elegante che scende dall'aereo. Alla fine degli anni '60, la svolta è definitiva. La Valentine è icona del suo tempo. La macchina disegnata da Ettore Sottsass è innovativa nella sua semplicità: la tecnica di produzione utilizzata e l’impiego di nuovi materiali, l'abs invece del consueto alluminio, la rendono leggera e trasportabile con facilità. Ma è il colore a renderla accattivante e trasgressiva, rivolta a chiunque la desideri. Non una necessità ma un nuovo bisogno: il rosso Valentine. Avviene così il passaggio dallo strumento all'icona pop.
2016
Colore e Colorimetria Contributi Multidisciplinari Vol. XII A
9788899513030
Olivetti, design, macchina da scrivere, identità
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1018778
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