Capacità di muoversi o mutare velocemente, variabilità, instabilità, incostanza, ma anche vivacità e versatilità, hanno assunto un’importanza particolare nelle pratiche artistiche attuali, e hanno dato vita a un insieme estremamente mutevole e fluttuante di eventi temporanei e reti di relazioni. Se è sempre più vero, come afferma Jacqueline Ceresoli, che “siamo nomadi camaleontici che diventano la città in cui vivono” , il bisogno di radicamento, o quantomeno il tentativo di appropriarsi anche temporaneamente di un luogo, rendendolo più accogliente e reinterpretandolo secondo un’idea personale del dimorare, sono aspetti che la contemporaneità non ha del tutto cancellato. La vita relazionale che un individuo conduce e il suo essere parte di un gruppo ne segnano profondamente l’identità e assumono particolare rilevanza in luoghi, spesso interstiziali, in cui vengono attuate forme di progettazione artistica o architettonica partecipata. L’arte, in particolare, ha la capacità di catalizzare l’attenzione, coinvolgere in modo empatico, svelare energie nascoste. Irrompe in territori pubblici suscitando impressioni, reazioni, costringendo a riflettere sull’uso e l’appropriatezza degli spazi, e invitando a riscoprire il piacere e i vantaggi di una dimensione comunitaria del vivere la città, fatta di dialoghi, incontri, esperienze fisiche e percettive autentiche. L’articolo svilupperà questi temi a partire da una serie di chiavi di lettura – “Sguardi: lo spirito in moto”, “Alto voltaggio, bassa frequenza: impatti variabili”, “Trame reattive” – illustrate con esempi che rivelano in modo evidente come arte, architettura del paesaggio e degli interni, design, si possano alleare per favorire il recupero di una socialità che si sta perdendo, attraverso azioni di progettazione partecipata. L’autorialità diviene condivisa, si perde la possibilità di discernere in modo chiaro il contributo individuale, ma è la natura stessa di questi progetti che sposta l’attenzione su mire diverse dalla visibilità personale; punta a stimolare l’emergere di un’identità collettiva fiera della propria capacità creativa e dell’esser parte di un progetto di trasformazione che si erge a voce di una tipicità culturale. Ad artisti e progettisti viene affidato il ruolo, non semplice, di provocatori e mediatori.

(In)soliti luoghi: Progetti condivisi di riattivazione locale

COLOMBO, CRISTINA FEDERICA
2017-01-01

Abstract

Capacità di muoversi o mutare velocemente, variabilità, instabilità, incostanza, ma anche vivacità e versatilità, hanno assunto un’importanza particolare nelle pratiche artistiche attuali, e hanno dato vita a un insieme estremamente mutevole e fluttuante di eventi temporanei e reti di relazioni. Se è sempre più vero, come afferma Jacqueline Ceresoli, che “siamo nomadi camaleontici che diventano la città in cui vivono” , il bisogno di radicamento, o quantomeno il tentativo di appropriarsi anche temporaneamente di un luogo, rendendolo più accogliente e reinterpretandolo secondo un’idea personale del dimorare, sono aspetti che la contemporaneità non ha del tutto cancellato. La vita relazionale che un individuo conduce e il suo essere parte di un gruppo ne segnano profondamente l’identità e assumono particolare rilevanza in luoghi, spesso interstiziali, in cui vengono attuate forme di progettazione artistica o architettonica partecipata. L’arte, in particolare, ha la capacità di catalizzare l’attenzione, coinvolgere in modo empatico, svelare energie nascoste. Irrompe in territori pubblici suscitando impressioni, reazioni, costringendo a riflettere sull’uso e l’appropriatezza degli spazi, e invitando a riscoprire il piacere e i vantaggi di una dimensione comunitaria del vivere la città, fatta di dialoghi, incontri, esperienze fisiche e percettive autentiche. L’articolo svilupperà questi temi a partire da una serie di chiavi di lettura – “Sguardi: lo spirito in moto”, “Alto voltaggio, bassa frequenza: impatti variabili”, “Trame reattive” – illustrate con esempi che rivelano in modo evidente come arte, architettura del paesaggio e degli interni, design, si possano alleare per favorire il recupero di una socialità che si sta perdendo, attraverso azioni di progettazione partecipata. L’autorialità diviene condivisa, si perde la possibilità di discernere in modo chiaro il contributo individuale, ma è la natura stessa di questi progetti che sposta l’attenzione su mire diverse dalla visibilità personale; punta a stimolare l’emergere di un’identità collettiva fiera della propria capacità creativa e dell’esser parte di un progetto di trasformazione che si erge a voce di una tipicità culturale. Ad artisti e progettisti viene affidato il ruolo, non semplice, di provocatori e mediatori.
2017
participation
riattivazione sociale
resilienza
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1012964
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