Stefano Boeri dirige una rivista, coordina ricerche, modera dibattiti, collabora con artisti, progetta edifici, interviene sui giornali, collabora con fotografi, organizza eventi, interviene alla televisione. Che lavoro fa Stefano Boeri? Boeri ha sinteticamente esposto il suo programma di lavoro nell’editoriale del primo numero di “Domus” da lui diretto (Domus 866, gennaio 2004). L’editoriale è dedicato alla XIV Triennale, curata da Giancarlo De Carlo nel 1968, e alla sua occupazione e distruzione da parte degli studenti, che la contestavano in quanto istituzione borghese. Nella grande foto in bianco e nero che accompagna il testo, De Carlo (anarchico ed eroe borghese in cravatta stretta di lana) affronta gli studenti in un dialogo concitato e troppo presto interrotto. Nel testo, Boeri rivendica gli obiettivi di quella sfortunata mostra e reclama la possibilità di intendere l’architettura come strumento capace di riconoscere, interpretare e suggerire modi di appropriazione dello spazio urbano. Il fallimento della XIV Triennale è dovuto alla sua pretesa di sollevare idee e aspirazioni che non confluiscano unicamente nelle pratiche del progettare. Al suo tentativo di leggere lo spazio come un sensore di fenomeni altrimenti invisibili, come una straordinaria metafora delle nostre società. Ad andare in pezzi con la XIV Triennale è l’idea, ancor oggi viva, di un’architettura che non sia solo un magazzino di prototipi, ma anche un modo -uno dei più efficaci- per capire il mondo e per raccontarlo.

Che lavoro fa Stefano Boeri?

TAMBURELLI, PIER PAOLO
2010-01-01

Abstract

Stefano Boeri dirige una rivista, coordina ricerche, modera dibattiti, collabora con artisti, progetta edifici, interviene sui giornali, collabora con fotografi, organizza eventi, interviene alla televisione. Che lavoro fa Stefano Boeri? Boeri ha sinteticamente esposto il suo programma di lavoro nell’editoriale del primo numero di “Domus” da lui diretto (Domus 866, gennaio 2004). L’editoriale è dedicato alla XIV Triennale, curata da Giancarlo De Carlo nel 1968, e alla sua occupazione e distruzione da parte degli studenti, che la contestavano in quanto istituzione borghese. Nella grande foto in bianco e nero che accompagna il testo, De Carlo (anarchico ed eroe borghese in cravatta stretta di lana) affronta gli studenti in un dialogo concitato e troppo presto interrotto. Nel testo, Boeri rivendica gli obiettivi di quella sfortunata mostra e reclama la possibilità di intendere l’architettura come strumento capace di riconoscere, interpretare e suggerire modi di appropriazione dello spazio urbano. Il fallimento della XIV Triennale è dovuto alla sua pretesa di sollevare idee e aspirazioni che non confluiscano unicamente nelle pratiche del progettare. Al suo tentativo di leggere lo spazio come un sensore di fenomeni altrimenti invisibili, come una straordinaria metafora delle nostre società. Ad andare in pezzi con la XIV Triennale è l’idea, ancor oggi viva, di un’architettura che non sia solo un magazzino di prototipi, ma anche un modo -uno dei più efficaci- per capire il mondo e per raccontarlo.
2010
Stefano Boeri, descrizione, atlanti eclettici, territorio
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