Sullo sfondo di una ‘ripresa critica’ del noto testo che André Corboz scrisse per Casabella più di vent’anni fa, il saggio rilancia una riflessione profonda sulla ‘crisi’ che sta vivendo la città contemporanea, proprio a partire dalla messa in discussione dei principi e dei modelli proposti in epoca moderna. La questione della nuova ‘spazialità’ enunciata da Corboz in rapporto alla grande trasformazione culturale aperta dalle avanguardie ai primi del secolo XIX, ci permette oggi infatti di rimettere in primo piano non tanto la sopravvivenza del concetto di ‘città’ in tutte le sue accezioni terminologiche, quanto la questione della sua ‘contemporaneità’, orientando l’attenzione su quelle coppie dialettiche che nel tempo ne hanno sostenuto il senso e il significato: diffuso/denso,esterno/interno, periferia/centro. A partire dalla messa in crisi di queste categorie, la città sembra oggi tendere infatti ad un possibile rilancio dell’urbano’ ( già previsto da Lefebvre nel suo ‘Il Diritto alla città’ e da Lluis Wirth in ‘Urbanism as a way life’ del ’38), in grado di promuovere un’alternativa credibile a tutta quella letteratura che per anni ha sorretto l’idea di una inevitabile fine della ‘città’ e dei suoi caratteri insediativi. Questo imprevisto ‘ritorno all’urbano’ sembrerebbe infatti sorretto da quella politica dell’abbandono che oggi possiamo rileggere come autentica risorsa in grado di risarcire, attraverso azioni di recupero, riciclo e rigenerazione insediativa, enormi aree disattivate posizionate non solo ai limiti delle grandi città, ma anche nelle aree centrali. In questa prospettiva infatti i così detti luoghi dell’abbandono, della depressione e dell’obsolescenza, tornerebbero ad essere incubatori possibili di processi di ri-uso e rinnovamento urbano, dove anche la natura potrebbe tornare ad identificarsi quale autentico strumento di modificazione spaziale e condivisione sociale.
'Avete detto città?'
BERTELLI, GUYA GRAZIA MARIA
2015-01-01
Abstract
Sullo sfondo di una ‘ripresa critica’ del noto testo che André Corboz scrisse per Casabella più di vent’anni fa, il saggio rilancia una riflessione profonda sulla ‘crisi’ che sta vivendo la città contemporanea, proprio a partire dalla messa in discussione dei principi e dei modelli proposti in epoca moderna. La questione della nuova ‘spazialità’ enunciata da Corboz in rapporto alla grande trasformazione culturale aperta dalle avanguardie ai primi del secolo XIX, ci permette oggi infatti di rimettere in primo piano non tanto la sopravvivenza del concetto di ‘città’ in tutte le sue accezioni terminologiche, quanto la questione della sua ‘contemporaneità’, orientando l’attenzione su quelle coppie dialettiche che nel tempo ne hanno sostenuto il senso e il significato: diffuso/denso,esterno/interno, periferia/centro. A partire dalla messa in crisi di queste categorie, la città sembra oggi tendere infatti ad un possibile rilancio dell’urbano’ ( già previsto da Lefebvre nel suo ‘Il Diritto alla città’ e da Lluis Wirth in ‘Urbanism as a way life’ del ’38), in grado di promuovere un’alternativa credibile a tutta quella letteratura che per anni ha sorretto l’idea di una inevitabile fine della ‘città’ e dei suoi caratteri insediativi. Questo imprevisto ‘ritorno all’urbano’ sembrerebbe infatti sorretto da quella politica dell’abbandono che oggi possiamo rileggere come autentica risorsa in grado di risarcire, attraverso azioni di recupero, riciclo e rigenerazione insediativa, enormi aree disattivate posizionate non solo ai limiti delle grandi città, ma anche nelle aree centrali. In questa prospettiva infatti i così detti luoghi dell’abbandono, della depressione e dell’obsolescenza, tornerebbero ad essere incubatori possibili di processi di ri-uso e rinnovamento urbano, dove anche la natura potrebbe tornare ad identificarsi quale autentico strumento di modificazione spaziale e condivisione sociale.File | Dimensione | Formato | |
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